Alpi Apuane, ricorso ambientalisti al presidente della Repubblica

Sottoscritto da Mountain Wilderness ed altre associazioni prende soprattutto in considerazione il Pit (Piano di indirizzo territoriale) della Regione Toscana 

apuane

 

Sferzata nella lotta all’attività estrattiva del marmo sulle Alpi Apuane. Gli ambientalisti hanno depositato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Hanno sottoscritto l’impugnazione le associazioni ambientaliste Mountain Wilderness Italia, Società Italiana di Geologia Ambientale (S.I.G.E.A.), Amici della Terra, Verdi Ambiente e Società (V.A.S.), Lega Italiana Protezione degli Uccelli (L.I.P.U.), Club Alpino Italiano-Toscana, il Centro “Guido Cervati” di Seravezza e il Centro culturale “La Pietra Vivente” di Massa.

Il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica prende di mira il Piano di indirizzo territoriale (PIT) con valenza di piano paesaggistico della Regione Toscana. In particolare – si legge nella nota di MW – il ricorso deduce l’illegittimità del PIT, nella parte in cui consente l’ampliamento di attività estrattive preesistenti, l’apertura di nuove attività di cava nonché la riattivazione di cave dismesse, in un’area, quale quella del Parco naturale delle Alpi Apuane, in cui sussistono rigorosi vincoli paesaggistici, volti al mantenimento delle caratteristiche territoriali di pregio nonché alla salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati, con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat”.

 

La faccenda Alpi Apuane è datata e si protrae da tempo su diversi fronti. “Purtroppo, nel corso degli ultimi vent’anni – aggiungono da Mountain Wilderness – si è cavato dalle Apuane più che nei 2000 anni precedenti, ogni anno 4 milioni di tonnellate di montagna, un milione e mezzo di metri cubi: nel P.I.T. ci si sarebbe attesi una scelta di pianificazione ben diversa.

L’industria del marmo – si legge ancora – è decisamente molto redditizia, ma quasi esclusivamente per i pochi soggetti titolari delle attività estrattive. Anche i dati sull’occupazione confermano che il marmo non ha portato posti di lavoro: nella media 2009-2012 il tasso di disoccupazione complessivo nazionale è stato dell’8,8% e quello giovanile del 21,1%, mentre a Massa Carrara le percentuali hanno fatto registrare, rispettivamente, un 11,6% e un 30,5%.
Di sensibile impatto è l’inquinamento dei corsi d’acqua delle Apuane determinato dalla marmettola”.

 

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