Bohard e Zimmermann saldi in testa al Tor des Géants
I primi concorrenti hanno già fatto il giro di boa e stanno ritornando, sempre a passo di corsa, verso Courmayeur transitando prima sotto gli occhi severi del Monte Rosa e del Cervino. Si contenderanno il traguardo mercoledì mattina
Foto: Stefano Jeantet
I primi concorrenti hanno già fatto il giro di boa e stanno ritornando, sempre a passo di corsa, verso Courmayeur transitando prima sotto gli occhi severi del Monte Rosa e del Cervino. Si contenderanno il traguardo mercoledì mattina.
In testa alla corsa si continua a parlare francese. Patrick Bohard ha accelerato sui sentieri che portano al punto di ristoro del villaggio Sassa, dove ha riposato un circa 25 minuti prima di ripartire per il rifugio Coda. Dietro di lui sempre il connazionale Christophe Le Saux, staccato di mezz’ora circa. Al terzo e quarto posto Gianluca Galeati e l’irlandese Dan Doherty. Quinto Pablo Criado. Il primo dei valdostani a quel punto era sempre Bruno Brunod. Tra le donne sempre prima una mostruosa Denise Zimmermann, seguita da Lisa Borzani. Ritirati Mattia Pigoni e Eric Arveux.
Intanto la “pancia” della gara è verso Donnas, il punto più a est del lungo percorso, mentre la coda dei 750 partenti sta ancora affrontando i colli più alti, tra i quali Entrelor e Loson, che superano i 3mila metri e hanno la testa bianca di neve. Sui colli alti la notte scorsa c’è stata una sospensione della corsa di tre ore, per permettere alle guide alpine di raggiungere un punto critico, ovvero un torrente ingrossatosi per le piogge della notte. Una volta in cima però l’acqua era rientrata nell’alveo e non c’è stato nessun intervento sostanziale da fare. Nel frattempo i concorrenti, tranne quelli di testa che erano già passati prima che il torrente decidesse di allargarsi, erano stati fermati nel punto ristoro di Eaux Rousses (e nelle basi vita precedenti), creando un inevitabile affollamento. Così un albergatore molto gentile ha aperto “al pubblico” la hall del suo hotel e anche alcune stanze per permettere ai concorrenti una sistemazione più comoda in attesa della ripartenza. Un intervento molto apprezzato da tutti i concorrenti e anche dagli organizzatori, e comunque segno della grande partecipazione delle genti delle valli valdostane.
Questo fermo gara di tre ore ha naturalmente fatto slittare la chiusura di tutti i cancelli orari successivi di un tempo analogo.
La ripartenza, avvenuta alle ore 7, ha permesso a tutti di affrontare la salita del Col Loson, 3299 metri di altezza, dove fin dall’inizio – e ci resteranno fino al termine della gara, ovvero sabato – stazionavano cinque esperti della sicurezza in montagna, tre Forestali e due Guide alpine, che hanno scalinato un buon tratto del sentiero in discesa verso il Rifugio Sella e battuto la pista dallo strato nevoso. Anche questo duro lavoro ha riscosso l’apprezzamento di molti concorrenti. Qualche scivolone, dovuto alla fatica e alla mancanza di concentrazione, ma niente di più. Nella giornata solo un volo fuori programma (in elicottero) per un concorrente portoghese con sintomi di ipotermia avvisati su Col Entrelor. Al pronto soccorso è arrivato in codice bianco, quindi nulla di preoccupante, ma per precauzione è stato trattenuto in “osservazione”. Alla base vita di Cogne, quindi quella dopo la discesa dalla montagna che aveva destato maggiore apprensione, solo un gran lavoro per i massaggiatori, per rimettere in moto polpacci e quadricipiti provati dalla discesa. Medici e infermieri sono rimasti per fortuna inoperosi.
A Cogne si è dovuto registrare anche il ritiro di Sonia Locatelli, che aveva suscitato grande entusiasmo il pomeriggio precedente alla base vita di Valgrisenche, perché in testa, perché brava, perché valdostana. La giovane runner di Donnas ha avuto problemi di stomaco, forse per il freddo incamerato in quota, è ha dovuto rinunciare a proseguire il viaggio. Ha lasciato dunque la caccia al primo gradino del podio alla svizzera Zimmermann e alla veneta Borzani che procedono spedite a breve distanza l’una dall’altra. Naturalmente la strada è ancora lunga e tutto può succedere. Infine i ritiri, oltre a quello della Locatelli.
Una cinquantina, al momento, ma il dato non è incasellabile perché non tutti ripassano dalle basi vita a segnalare il cambio di rotta. C’è chi cerca un passaggio o si fa caricare in macchina dall’assistente e torna in albergo, comunicando poi il suo ritiro in un secondo tempo. A determinare i ritiri ufficiali soprattutto la stanchezza e il freddo delle creste più alte, ma sono componenti prevedibili di una difficile corsa in montagna. La corsa continua, con un occhio al cielo, per un meteo sempre ballerino.