Lite Italia-Francia su confini Monte Bianco, chiesto intervento del Governo

La Regione Val d’Aosta ha chiamato in causa il Governo per chiarire una volta per tutta una vicenda che si trascina avanti da tempo. La nuova lite dopo la decisione del sindaco di Chamonix che, con un provvedimento, ha vietato l’accesso al Ghiacciaio del Gigante partendo dal Rifugio Torino, situato poco sotto la stazione di arrivo della funivia italiana Skyway

monte bianco

foto: La Stampa

 

La disputa sui confini sul monte Bianco è una storia vecchia. Vecchissima, ora riportata alla luce dal sindaco di Chamonix che ha bloccato l’accesso al ghiacciaio del Gigante dal rifugio Torino, considerandolo in territorio francese. L’Italia, ovviamente non ci sta ed ha chiesto, precisamente la Regione Val d’Aosta, l’intervento del Governo con una lettera al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro degli Affari esteri, Paolo Gentiloni.

A riaccendere lo scontro  tra i due Paesi (come riportato in altro articolo) è stata una discussa decisione del sindaco di Chamonix che, con un provvedimento, ha vietato l’accesso «per ragioni di sicurezza» al Ghiacciaio del Gigante partendo dal Rifugio Torino, situato poco sotto la stazione di arrivo della funivia italiana Skyway. Per la Francia, il Rifugio Torino è in territorio francese. Per l’Italia, invece, è suolo patrio: il confine sarebbe 300 metri più in alto. Questione di mappe, di cartografie differenti, di catasti incompatibili in mano ai due Paesi, ma non solo.

 

E’ come se la Francia fosse tornata all’attacco dopo l’apertura della nuova funivia Skyway sul Monte Bianco da Courmayeur. Numeri da capogiro per la nuova struttura in questi primi mesi di apertura, probabilmente la battaglia è divenuta anche di carattere economico.

Quindi, forse sarà la volta buona. Il Governo Renzi, si spera (anche alla luce della presenza del Premier ad inizio estate proprio a Punta Hellbronner all’inaugurazione della nuova funivia sul versante italiano), prenda sul serio in esame la questione e non lasciarla, come in passato, ad interpretazioni varie e sempre nel limbo.

Il sindaco di Courmayeur, Fabrizia Derriard, indignato perché chiudendo l’accesso al Massiccio, i francesi  «hanno creato anche situazioni di pericolo per gli alpinisti che ora devono scavalcare una transenna per mettere piede sulla neve», ammette che «il nostro catasto non coincide con quello di Chamonix» ma la valutazione italiana, afferma, «si basa su cartografie della Nato”.

La definizione del primo confine risale al 1796, cioè all’armistizio di Cherasco dopo la prima campagna napoleonica in Italia. In quel trattato tra Repubblica francese ai tempi del Direttorio e Regno Sardo retto da Vittorio Amedeo III vennero definiti i confini tra Piemonte e Francia. Per la prima volta, come ricordano i cartografi milanesi Laura e Giorgio Aliprandi, riporta La Stampa, si stabilisce un confine «basato sul concetto strategico della “crete militaire”». Una linea di demarcazione militare che segue le parti «più avanzate dalla parte del Piemonte», come è scritto nel documento che sancisce la fine delle ostilità. Decisione che verrà ribadita lo stesso anno nel Trattato di Parigi che sarà molto oneroso e umiliante per il Regno Sardo.

Non è stato sempre questo il confine. Questo seguiva la linea di «cresta militare», ovvero scendeva sul versante oggi italiano con una sorta di orecchia, cento metri più in basso rispetto alla vetta del Bianco. Il confine è poi stato portato sullo spartiacque, quindi in vetta al Monte Bianco attraverso un altro trattato, quello del 1862 che sancisce l’annessione della Savoia alla Francia. Fino ad allora il Monte Bianco, Piemonte, Valle d’Aosta e Savoia facevano parte dello stesso regno.

Poi il Trattato del 1862 è stato cancellato dai francesi, cancellato anche materialmente, a quanto pare, in quanto sparito dai loro archivi. Esistono, a quanto sembra, altri documenti che non verrebbero presi in considerazione dai cugini d’oltralpe in quanto si precisa che i confini riguardano proprio lo spartiacque.

 

L’Italia in passato ha rivendicato il confine del 1862, ma lo ha fatto in maniera timida a fine Novecento con le interrogazioni a Roma del deputato valdostano Luciano Caveri e all’europarlamento. Ma dopo un iniziale interesse, le diplomazie si sono arenate.

Successivamente, soprattutto a fine della 2^ Guerra Mondiale, i confini sul Bianco sarebbero divenuti merce di scambio tra i due Paesi. Poi, sempre il caos…

A questo punto la vicenda deve passare a livello politico e diplomatico. L’Igm sta verificando la cartografia e sta controllando tutta la zona di confine italo-francese, dal valico del Piccolo San Bernardo fino a quello di Ferret, «porta» del massiccio del Bianco sulla Svizzera.

Delfino Viglione, maresciallo della Guardia di Finanza di Entreves dice: “Non possiamo fare finta di niente, quel blocco all’ingresso del ghiacciaio deve essere tolto. Poi sarà la diplomazia a discutere del caso”.

La stessa Guardia di Finanza ha inviato una relazione sul caso alle autorità competenti; mentre nei prossimi giorni l’Istituto geografico militare effettuerà nuove rilevazioni. Nessun problema dovrebbe esserci sul posizionamento della nuova funivia.

 

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