Messner a Expo: I contadini possono salvare la montagna. Non Roma e Bruxelles

Reinhold Messner ha partecipato a Milano al convegno “Montagna: emozioni e governance” ed ha parlato della sua visione del futuro della montagna insieme a Stefania Belmondo e al viceministro Andrea Olivero

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foto La Presse

 

Preservare la montagna, dalla sua bellezza al suo territorio abitato, con strumenti e modelli di governance. Questo l’obiettivo del convegno ‘Montagna: emozioni e governance’, organizzato ad Expo che ha visto tra i suoi relatori volti-simbolo della montagna, come Reinhold Messner e Stefania Belmondo, insieme al viceministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero. “È necessario rimettere a fuoco questo territorio centrale che è stato a lungo trascurato – ha spiegato Olivero – pensando alla montagna prima di tutto come territorio da rendere produttivo con politiche e governance ad hoc, con welfare e imprenditorialità specifiche diverse da quelle della pianura”. Il futuro della montagna “è possibile – ha detto l’alpinista del Sud Tirolo – se i contadini e i montanari possono avere una forma di autogovernance”. La politica di Roma e Bruxelles secondo uno dei più famosi alpinisti del mondo “non può salvare la montagna – riferisce l’Ansa – ma solo i contadini possono farlo e devono avere la libertà e gli strumenti, altrimenti diventerà tutto un deserto. Bisogna cambiare radicalmente le leggi sulla montagna e permettere al giovani di vivere e lavorare senza troppa burocrazia”.

 

Le montagne occupano il 22% della superficie terrestre e in montagna vive il 14% della popolazione mondiale. Viste le condizioni di vita critiche dovute anche al clima, secondo dati illustrati al convegno, il 45% della popolazione mondiale che vive in montagna è a rischio sicurezza alimentare.

“La montagna e i montanari hanno bisogno di più servizi – ha aggiunto Stefania Belmondo del Corpo forestale dello Stato – per aiutare quelle persone che decidono di vivere lì. La montagna ha grandi risorse, come quella del turismo, e bisogna fare sistema per valorizzarle”.

 

E ciò è quanto detto dal Re degli Ottomila a La Presse a margine dell’Expo: “I governi parlano di montagna e, in realtà, poi non fanno niente. Perché è periferia che non dà grandi risultati economici. Tutti i Paesi investono sulle grandi città, sui grandi centri. Forse, meno in Europa che in Asia, dove i grandi centri hanno 20-25-30 milioni di abitanti. La periferia costa. Le Alpi o anche gli Appennini costano. Tenere la gente là fuori costa. Se noi vogliamo salvare la montagna, non si tratta soltanto di non fare la funivia sul Monte Bianco. Si tratta, specialmente, di far lavorare la terra. Tenere i contadini lassù, perché loro tutelano la montagna lavorata da diecimila anni, dov’è nata una cultura a sé stante: la cultura della montagna. Che, forse, è salvabile se i montanari si auto-salvano. Io sono del parere che noi abbiamo il diritto e anche l’obbligo di auto-salvarci, perché il resto del mondo non ci salverà”.

 

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