Nardi sul Mummery e poi al CB 2. Forse riparte con Revol. Per Mackiewicz caviglia ko

Nella mattinata di ieri Daniele provvisto di una tenda, sacco a pelo, due corde da scalata, viti da ghiaccio, chiodi da roccia, moschettoni vari, cibo per tre giorni e fornello e gas, è partito alla volta dello sperone Mummery.
“Prima di partire ho contattato il Campo Base per capire quale fosse la situazione di Elisabeth e Tomek – afferma Daniele dal Campo 2 a quota 5050 metri -. Dal CB mi hanno informato che i due compagni sono in salvo e decido di attaccare lo sperone con la mente libera e con uno spirito più leggero”.
La prima parte del ghiacciaio è stata percorsa ed attrezzata con l’ausilio di Roberto Delle Monache ed ha permesso a Daniele di salire abbastanza velocemente. Partito alle 8 di mattina dal Campo 2, Daniele è salito e fino alla fine delle corde fissate nei giorni scorsi di circa 150 m. Le corde sono state fissate in tratti molto crepacciati del ghiacciaio.
“Sono molto contento di come siano andate le cose nella giornata di ieri – afferma Daniele -. Il “motore” gira bene e va veloce seppure con un carico sulle spalle di circa 20 kg”.
Purtroppo Daniele deve constatare che la parte più difficile del ghiacciaio deve ancora venire.
“La parte alta  – continua Daniele nel suo racconto – mi costringe a superare crepacci molto profondi, circa 40 o 50 metri, senza nessuna protezione ed usando dei ponti di neve che collegano le due estremità del crepaccio. Spesso questi ponti sono sospesi nel vuoto. Paura ed entusiasmo si mescolano per darmi coraggio nel superarli ed arrivare alla base dello sperone”.
Ieri sera Daniele è tornato al campo base e si è chiarito con Tomek ed Elisabeth. La francese, dice Nardi, ha lasciato una porta aperta per un possibile secondo tentativo. Daniele, vista la disponibilità di Elisabeth (“non di Tomek – aggiunge Nardi – perché tornato con una distorsione al ginocchio”), ha deciso di attendere qualche giorno al Campo Base affinché la compagna francese si rimetta in forze e sia pronta per tentare nuovamente di arrivare in vetta al Nanga Parbat. Intanto sul sito polacco off.sport.pl Mackiewicz racconta questi giorni e la tentata scalata alla vetta. L’alpinista polacco sarebbe caduto per 50 metri in un crepaccio ferendosi a una costola, alla caviglia e forse pure a un polmone. Ma la cosa ormai assodata è che deve dire nuovamente arrivederci al Nanga Parbat. Sulla vicenda con Nardi, il polacco, stando sempre al sito polacco, avrebbe dato la sua versione dei fatti, affermando che i loro piani erano conosciuti da Nardi e che hanno solo condiviso il campo base per ripartirne i costi.

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