Dieci anni fa l’uccisione di Bruno
L’uccisione dell’orso Bruno in Baviera (sconfinato dalle Alpi italiane) divenne un caso mondiale con diatribe accese tra autorità locali ed ambientalisti
Ricorre in questi giorni il decimo anniversario della rocambolesca fuga e morte in Baviera dell’orso trentino JJ1, meglio noto come ‘Bruno’, che all’epoca finì addirittura sul Washington post e sul New York Times.
Dopo alcuni raid di alveari e greggi di pecore in Austria, il 20 maggio 2006 il plantigrado sconfina in Germania, diventando così dopo 170 anni il primo orso in Baviera. Presto il giovane maschio si guadagna la fama di bullo per il numero di danni e animali uccisi da lui, e finisce sulle prime pagine dei giornali. Il plantigrado, un giovane esemplare di due anni alto due metri, nato nel parco Brenta-Adamello dall’accoppiamento di Jurka e Joze (per cui le iniziali Jj1, gli sopravvive il fratello Jj2), si aggirava da più di un mese fra l’Austria e la Germania meridionale. Si accende un vivace dibattito tra i sostenitori e gli avversari di Bruno, come viene battezzato e nasce la campagna “Salvate Bruno”.
Tutti gli esperti si erano trovati d’accordo sul fatto che un orso senza più timore di arrivare vicino ai centri abitati, è un pericolo per gli esseri umani. “L’orso rappresenta un grande rischio per l’uomo e gli animali. La sicurezza va prima di tutto”, disse l’assessore tirolese Anton Steixner. Una decisione criticata dagli ambientalisti che hanno sottolineato la normalità di questo tipo di comportamento: “Se in Trentino si dovessero abbattere tutti gli orsi che entrano nei pollai la popolazione sparirebbe rapidamente”, disse Piero Genovesi dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. Resta vano il tentativo di cani particolarmente addestrati, arrivati appositamente dalla Finlandia, a convincerlo di lasciare nuovamente la Baviera. Cacciatori e curiosi si mettono sulle sue tracce. La fuga di Bruno finisce la notte del 26 giugno con l’abbattimento nei pressi di Miesbach. L’animale faceva parte di un ambizioso progetto italiano per la reintroduzione dell’orso bruno nelle Alpi centrali. E proprio il Wwf aveva continuato a tifare per il “fuggiasco”, così come i membri dell’organizzazione giovanile tedesca della Lega per la protezione della natura (Bund Naturschutz) che per confondere i cacciatori progettarono di mandare in giro per le montagne tra Austria e Germania numerosi ragazzi e ragazze “travestiti da orsi in maniera molto convincente”. Arrivarono troppo tardi.
Bruno venne impagliato e esposto in un museo a Monaco.
fonte: ansa; la repubblica