Bonatti e Ghigo aprono la est del Grand Capucin

Bonatti con questa impresa entra nell'olimpo dell'alpinismo internazionale. Impresa che segna un nuovo corso storico: aperta in artificiale e questo rese possibile altre scalate ritenute sino ad allora impossibili. Ci provò diverse volte in quegli anni, ma in questi giorni (20-23 luglio 1951) riesce a superare la placca che lo aveva fermato l'anno prima

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Wikipedia, L. Besson

Con questa impresa Bonatti nel ’51 entra nell’Olimpo dell’alpinismo mondiale. Era una parete ritenuta sino ad allora invalicabile. Impossibile da scalare. Bonatti ci riesce. Dopo vari tentativi. Lo fa con l’uso dell’artificale, ed anche per questo ha un grande valore storico perché, per la prima volta, si è vista l’applicazione tecnica dell’arrampicata artificiale, tipica del calcare delle Orientali, nel granito delle Occidentali e si è aperta la strada ad una serie di altre scalate fino a quel momento ritenute irrealizzabili.

La Via Bonatti-Ghigo è una via lunga alpinistica sul Grand Capucin nel massiccio del Monte Bianco aperta da Walter Bonatti e Luciano Ghigo nel 1951 e liberata da Eric Escoffier, Thierry Renault, David Chambre e Jean-Baptiste Tribout nel 1983. Bonatti e Ghigo furono su quella parete proprio in uesti giorni, dal 20 al 23 luglio. Si tratta della prima via d’arrampicata che affronta direttamente la verticale parete est del Grand Capucin.

La via non attacca la parete nel suo punto più basso di contatto con il ghiacciaio, ma la approccia passando per il Couloir des Aiguillettes ed effettuando successivamente un lungo traverso per raggiungere il terrazzo che caratterizza il settore sinistro della parete.

La via è attrezzata con spit e chiodi da roccia ma è necessario integrarli con le protezioni veloci.

 


Il Grand Capucin (3.838 m s.l.m.) è un obelisco di granito rosso situato nelle Alpi Graie (Alpi del Monte Bianco). La sua forma appuntita ricorda la sagoma di un frate cappuccino, da cui il nome francese. Fa parte della Cresta du Diable nel Gruppo del Mont Blanc du Tacul.


 

Bonatti ci provò e riprovò. E alla fine ebbe la meglio. Il suo primo tentativo risale al 24 luglio 1950, in compagnia di Camillo Barzaghi. I due però devono fare presto dietrofront a causa di una serie di temporali e di precipitazioni nevose.

Bonatti ritorna sulla parete 20 giorni dopo, il 13 agosto, stavolta insieme al torinese Luciano Ghigo. I due riescono a salire un buon tratto della parete, ma vengono nettamente rallentati da una placca di 40 metri difficilmente proteggibile.

All’uscita della placca sono colti da una nuova violenta perturbazione che li costringe ad una rocambolesca ritirata in corda doppia lungo il versante nord del Grand Capucin raggiunto per mezzo di una caratteristica cengia nevosa.

L’anno successivo Bonatti ci ritenta. Il 20 luglio 1951 insieme a Ghigo è nuovamente all’attacco della parete. Raggiungono piuttosto agevolmente la grande cengia dove si era interrotto il tentativo dell’anno precedente e da lì, con ulteriori due giorni di arrampicata, raggiungono la vetta del monolite e si calano lungo la via normale dove vengono raggiunti dall’ennesima tormenta.

Date le alte difficoltà per l’epoca, la via fu aperta con l’uso dell’artificiale e valutata dagli apritori fino al grado A3. Furono impiegati 170 chiodi da roccia.

 

Salite

  • Prima ascensione Walter Bonatti, Luciano Ghigo – 20-23 luglio 1951 – Apertura della via
  • Prima ripetizione Luigi Ghedina, Lino Lacedelli – 18/19 agosto 1951
  • Prima libera Eric Escoffier, Thierry Renault, David Chambre, Jean-Baptiste Tribout – estate 1983
  • Prima invernale Gigi Alippi, Romano Merendi, Luciano Tenderini – 27/28/29 febbraio 1959
  • Prima solitaria Gino Buscaini – 23/24/25 giugno 1959
  • Prima solitaria invernale Jean-Christophe Lafaille – 23 gennaio 1991

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