Paccard e Balmat sulla vetta del Monte Bianco
L'8 agosto 1786 un medico condotto e un cercatore di cristalli riuscirono a raggiungere la cima. La spedizione fu voluta dallo scienziato De Saussure
- De Saussure promise nel 1760 un riconoscimento di tre ghinee a chi lo avesse scalato. Passarono 26 anni prima che il suo sogno si avverasse. Per i primi 10 non fu preso nemmeno in considerazione: la scalata era reputata impossibile.
Era l’8 agosto 1786 quando, dopo due anni di tentativi effettuati insieme alla guida valdostana Jean-Laurent Jordaney, Jacques Balmat (24 anni, cercatore di cristalli) e Michel Gabriel Paccard (29 anni, medico condotto), entrambi di Chamonix, salirono sul Monte Bianco. Non sulla vetta ma come se ci fosse salito anche lui, lo scienziato Horace-Bénédict De Saussure. L’ideatore dell’impresa. Colui che mise in palio anche un premio per chi fosse salito per primo in vetta ai 4.808 metri del Bianco.
Con i suoi 4.808,73 m d’altezza (ultima misura ufficiale nel settembre 2015) è la montagna più alta delle Alpi, d’Italia, di Francia e in generale dell’Europa centrale. Condivide assieme al monte Elbrus nel Caucaso un posto tra le cosiddette Sette Sommità del Pianeta.
L’ideatore
De Saussure promise nel 1760 un riconoscimento di tre ghinee a chi lo avesse scalato. Passarono 26 anni prima che il suo sogno si avverasse. Per i primi 10 non fu preso nemmeno in considerazione: la scalata era reputata allora impossibile. De Saussure non se ne faceva una ragione e non capiva perché i valligiani, cacciatori, cercatori di cristalli non la prendessero in considerazione.
Fu una salita epica
Secondo i resoconti, ad un certo momento della salita Balmat voleva tornare indietro perché fortemente preoccupato per la salute della figlia di pochi giorni. Paccard, che non ne era al corrente, lo convinse a proseguire. Pensate alle scalate di allora. Senza piccozza, senza ramponi, corde ecc ecc; con abbigliamento totalmente diverso da quello di oggi.
La scalata
Raggiunsero la vetta alle 18:23, passando fra i Rochers Rouges, e fu Paccard il primo a calpestare la neve sulla cima dopo quattordici ore e mezza dalla partenza. Vi restarono per 34 minuti, il tempo utile per effettuare dei rilevamenti sulla pressione atmosferica e per conoscere in modo approssimativo l’altezza della vetta.
Alle 18:57 ripartirono e rientrarono a Chamonix alle 8 del mattino, dove Balmat apprese la notizia della morte della figlioletta il giorno prima.
Dopo aver pagato il premio promesso, anche De Saussure volle raggiungere la cima. Fu Balmat ad organizzare la spedizione ed a preparare due rifugi per i pernottamenti. Il 13 agosto 1787, accompagnato dal servitore personale e da 17 guide che trasportavano cibo, bevande, scale a pioli, un letto, una stufa e un laboratorio scientifico, lo scienziato ginevrino coronò il suo sogno. Quintali di roba al seguito, con vino delle migliori annate, non mancò lo champagne e tante cose inutili. De Saussure potette anche effettuare i suoi esperimenti, ma non furono molto soddisfacenti.
Anche il re di Sardegna, Vittorio Amedeo III di Savoia, fiero per l’impresa del suo suddito, riconobbe a Balmat un premio in denaro e il diritto di posporre al nome l’appellativo «detto Mont Blanc».
I retroscena
Paccard, a causa di gelosie e invidie venne ben presto da tutti dimenticato. Fu lo scrittore ginevrino Marc Théodore Bourrit a diffamarlo e screditarlo e ad insistere nel voler attribuire al suo compagno tutto il merito dell’impresa, anche se lo stesso Balmat, in una dichiarazione giurata, pubblicata sulla Gazzetta di Losanna disse il contrario. La relazione che Paccard preparò per la stampa in sua difesa non fu mai pubblicata e tutto fu inutile contro la campagna di diffamazione.
Per molto tempo, per il mondo scientifico, de Saussurre sarà il primo conquistatore del Monte Bianco con Balmat che faceva da guida. Solamente dopo il ritrovamento del diario del barone A. Von Gersdorff agli inizi del Novecento e poi di altri documenti il primato sarà definitivamente riconosciuto a Paccard.
Strano personaggio questo Bourrit. Scrittore e giornalista è stato descritto anche da Gian Piero Motti (Storia dell’Alpinismo) come un personaggio falso e meschino.
foto: wikipedia