L’inarrestabile Alison Hargreaves
Everest senza ossigeno, pareti nord delle Alpi in solitaria, Ama Dablam; morì sul K2. Era incinta del suo primo figlio, Tom, mentre scalò la parete nord dell'Eiger
Alison Jane Hargreaves (Derbyshire, Inghilterra, 17 febbraio 1962 – 13 agosto 1995) è stata una grande alpinista britannica. Tra i suoi traguardi c’è l’aver scalato da sola nel 1995 l’Everest, senza l’ausilio di ossigeno supplementare o supporto da parte di un gruppo sherpa. Ha affrontato in solitaria tutte le classiche pareti nord delle Alpi in una sola stagione, un primato per qualsiasi alpinista. Questa impresa incluse l’aver scalato la difficile parete nord dell’Eiger nelle alpi bernesi, nel 1988. Hargreaves ha anche scalato l’Ama Dablam di 6812 metri in Nepal.
Nel 1995, Hargreaves era decisa a scalare senza aiuto le tre montagne più alte del mondo: Everest, il K2, e il Kangchenjunga. Il 13 maggio del 1995, raggiunse la vetta dell’Everest senza l’aiuto di sherpa o bombolette d’ossigeno. Rimase uccisa il 13 agosto durante la discesa dalla vetta del K2.
La scalata del K2
Dopo un breve ritorno nel Regno Unito per visitare la sua famiglia, partì nel giugno del 1995 per unirsi ad un gruppo americano che aveva ottenuto i permessi per scalare il K2 (8611 metri), la seconda montagna più alta al mondo, situata in Pakistan. Il 13 agosto 1995, Hargreaves e ciò che restava del gruppo americano si unirono ad un gruppo della Nuova Zelanda e del Canada nel campo 4, a circa 7600 metri sopra il livello del mare, ad almeno 12 ore di distanza dalla vetta. Più tardi, quel giorno, essendosi unito ad un gruppo di alpinisti spagnolo situato più in alto rispetto al campo 4, il neozelandese Peter Hillary, figlio del pionere del monte Everest Sir Edmund Hillary, decise di tornare indietro dopo aver notato che il clima, mite nei precedenti quattro giorni, sembrava a quel punto in procinto di cambiare. Alle 18:45, in condizioni miti, Hargreaves e lo spagnolo Javier Oliviar raggiunsero la vetta, seguiti dall’americano Rob Slater, gli spagnoli Javier Escartin e Lorenzo Ortíz, e il neozelandese Bruce Grant. Morirono tutti e sei in una violenta tempesta al ritorno dalla vetta. Il canadese Jeff Lakes, che aveva fatto poco prima dietro front, prima di raggiungere la vetta, riuscì a raggiungere uno dei campi più in basso, ma morì a causa degli effetti dell’esposizione.
Il giorno successivo, due alpinisti spagnoli, Pepe Garces e Lorenzo Ortas (non Lorenzo Ortíz, ucciso nella tempesta), che erano sopravvissuti alla tempesta nel campo 4, discesero la montagna soffrendo di congelamento e sfinimento. Prima di raggiungere il campo 3 trovarono un parka insanguinato, uno scarpone da montagna e una imbracatura. Riconobbero l’equipaggiamento come appartenente a Hargreaves. Dal campo 3 potevano inoltre vedere un corpo in lontananza. Non si avvicinarono al corpo, che non fu quindi identificato con certezza, ma c’erano pochi dubbi che appartenesse a Hargreaves, e conclusero che fu spazzata via dalla montagna durante la tempesta. Dopo l’incidente, il capitano Fawad Khan, l’ufficiale pakistano che era l’intermediario del gruppo con i servizi di soccorso, dichiarò di averla esortata a non procedere oltre il campo base perché sarebbe stato un suicidio, a causa del peggioramento delle condizioni atmosferiche.
Vita privata
Hargreaves era cresciuta in Belper, e frequentò il liceo di Belper. Era sposata con James Ballard. Era incinta del suo primo figlio, Tom, mentre scalò la parete nord dell’Eiger. Il figlio Tom è morto nel febbraio 2019 sul Nanga Parbat (sperone Mummery) insieme a Daniele Nardi.
fonte/foto: inalto.org