Check-up dei Parchi nazionali: tante criticità
Qual è lo stato di salute delle aree protette italiane?
Lo ha raccontato nei giorni scorsi il WWF Italia, presentando il “Check-up dei parchi Nazionali e delle Aree Marine Protette”, alla presenza del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa.
L’Italia, ogni anno, destina ai suoi 23 parchi nazionali 81 milioni di euro: 1 euro e 35 centesimi ad abitante, l’equivalente di un cappuccino. A dimostrarlo è stata l’ndagine, a cui hanno partecipato tutti i 23 Parchi Nazionali attualmente operativi e 26 aree marine protette sulle 29 istituite, condotta con il metodo della Valutazione e Prioritizzazione Rapida della Gestione delle Aree Protette (RAPPAM), che offre ai gestori e ai decisori politici uno strumento per raggiungere l’obiettivo di una gestione più efficiente ed efficace dei Parchi Nazionali e delle Aree Marine Protette.
Dallo studio del WWF emerge che il lungo cammino cominciato con la legge quadro sulle aree protette (la 394/91) è ancora ben lontano dall’essere completato e fra le principali criticità ci sono gli strumenti di gestione, la carenza di personale qualificato e di risorse disponibili per progetti di conservazione.
I Parchi nazionali nono solo sono a corto di fondi, ma in carenzab anche di personale specializzato: nell’83% dei casi non hanno geologi e veterinari, nel 20% mancano di naturalisti. Più di metà dei parchi nazionali (15 su 23) non hanno nemmeno un presidente o direttore.
Solo nel 30% dei casi è stato approvato in via definitiva il Piano per il Parco, e meno del 10% degli enti di gestione si sono dotati di un Regolamento. Le spese per le attività di monitoraggio e per i progetti di conservazione risultano entrambe inferiori al 10% del budget per la quasi totalità dei Parchi. In 9 parchi sono inferiori al 5%.
Le 29 Aree marine protette, poi, coprono solo 700 km di costa, lo 0,8% del totale e ricevono solo 7 milioni di euro all’anno di fondi. Questa sitazione fa sì che la condizione delle specie e degli habitat in più del 50% delle Aree marine protette è uguale o peggiore rispetto all’esterno.
“Quello dei parchi nazionali e delle aree marine protette è un sistema che fino ad oggi ha consentito di proteggere una parte fondamentale del nostro capitale naturale ma che ad oggi non riesce a decollare- ha affermato la presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi-. È necessario lavorare per affermare una regia generale in grado di coordinare e organizzare al meglio questo sistema che protegge porzioni essenziali del nostro capitale naturale”
“Le aree marine protette, poi, non possono continuare ad essere la ‘serie B’ delle aree protette: devono diventare dei parchi marini a tutti gli effetti con pari dignità e considerazione rispetto a quelli terrestri. A questo scopo chiediamo che già dalla prossima finanziaria si avvii una sperimentazione su un vero e proprio parco marino”, conclude Donatella Bianchi.
Per il ministro dell’ambiente e della Tutela del territorio e del Mare Sergio Costa: “La tutela e la conservazione della natura, della fauna e degli habitat nel sistema delle aree protette nazionali sono e saranno centrali nella nostra azione di governo. Per questo intendiamo agire subito, a cominciare dalle nomine, scegliendo i migliori profili a disposizione, attraverso un’ampia selezione di curricula evitando indicazioni di quelle persone che, a volte ‘un po’ troppo politicizzate’, non interessate ad una vera svolta dei luoghi più importanti per la biodiversità in Italia”
“In questo – ha aggiunto il ministro – chiedo la massima collaborazione alle regioni per le intese. E’ solo il primo, ma importantissimo passo di trasparenza ed efficienza che vogliamo trasmettere per la governance dei parchi. Voglio buoni manager ambientali, di cui non mi interessa il ‘colore’, ma il livello, che deve essere alto. Vorrei persone in grado di saper spendere le risorse a disposizione su progettualità concrete”.
“Inoltre – ha proseguito il Costa – vogliamo accelerare il completamento della Rete Natura 2000, accogliendo anche l’appello del ‘Patto per l’ecologia’, nonché andare a colmare le carenze nella dotazione organica in quei parchi dove persistono lacune di personale specializzato”.
La fiscalità di vantaggio, poi è un altro percorso che il ministro ha a cuore: “Se i parchi ci consentono di mantenerci nel Protocollo di Kyoto e nell’accordo di Parigi perché catturano più CO2, è giusto riconoscere loro un elemento di soddisfazione”.
Quello che il WWF chiede a governo e parlamento una revisione della legge sulle aree protette (la 394 del ’91), per semplificare procedure farraginose e migliorare la governance in particolare delle riserve marine, ma anche un aumento di 40 milioni dei fondi, la nomina di manager competenti e non politicizzati per gli enti, l’istituzione dei parchi nazionali “sospesi” (Stelvio, Delta del Po, Gennargentu, Matese, Portofino).
fonte/foto: wwf