Auguri Daniele!
Daniele Nardi oggi avrebbe compiuto 43 anni. Nato a Sezze il 24 giugno 1976, è morto, insieme a Tom Ballard il 25 febbraio 2019 sul Nanga Parbat. Sullo Sperone Mummery. Quello Sperone che che era diventato un sogno da cogliere, la via perfetta per salire quella montagna.
La sua scomparsa prematura ha tolto il fiato a tutto il mondo alpinistico; dalle sue parti gli hanno dedicato una via, un sentiero sul Monte Semprevisa. Il 710 Cai.
In tantissimi sul Semprevisa durante la manifestazione in ricordo di Nardi; foto: Claudio Cecilia
Nardi nella sua carriera alpinistica ha raggiunto la vetta di cinque Ottomila.
Pur essendo nato in un territorio senza grandi tradizioni alpinistiche, sin da piccolo vive a contatto con le montagne, come il Monte Semprevisa. Soprannominato Romoletto, comincia ad andare in montagna con la famiglia trascorrendo vacanze estive sulle Alpi.
A 16 anni, con uno spezzone di corda da imbarcazione, inizia ad arrampicare sulle montagne vicino a casa. Nel 1995 affronta il suo primo 4000 in solitaria, scalando le Grandes Jorasses. Dai 21 anni affronta le pareti dei quattromila alpini.
Nel 2001 parte per il suo primo ottomila partecipando a una spedizione sul Gasherbrum II e, l’anno successivo, tenta la vetta del Cho Oyu, alla quale rinuncia vicino alla sommità per un principio di congelamento. Nel 2004 scala l’Everest. Nel 2005 raggiunge la cima middle dello Shisha Pangma (8.027 metri). Nel 2006 scala l’Aconcaguacon un gruppo di alpinisti del Lazio, nell’ambito della spedizione “Missione città di Latina”. Nello stesso anno tenta la vetta del Makalu e scala il Nanga Parbat (8.125 metri), passando dal versante Diamir, e il Broad Peak (8.045 metri) in soli 30 giorni.
Il 20 giugno del 2007 scala il K2 nella spedizione “K2 Freedom 2007”, seguita dalla Rai, che realizza un film documentario intitolato K2: Il sogno, l’incubo, curato da Marco Mazzocchi e trasmesso su Rai 2, in due parti, nell’ottobre 2007. Il documentario descrive la spedizione di Daniele Nardi, capo spedizione, Mario Vielmo, Stefano Zavka, Michele Fait e Pietro Desanctis. Nardi arriverà in vetta alle 15:59 del 20 luglio con i russi, Oh Eh Sun e il trio statunitense e l’iraniano Kazeem.
Nel 2009 tenta una via nuova sulla parete nord dell’Ama Dablam. La via di salita avrebbe permesso di raggiungere la vetta dello TsuRo Ri di 6.200 metri che poi avrebbe portato attraverso una cresta lunga e sottile alla vetta dell’Ama Dablam, cima di fronte all’Everest. La via resta incompleta a 200 metri dalla cresta. Con Lorenzo Angelozzi apre una nuova via intitolata Telegraph Road (come l’omonima canzone dei Dire Straits), di oltre 1.000 metri, sul Farol West (6.370 metri), in Pakistan. Con lo stesso Angelozzi, conquista una cima inviolata di 6.334 metri, chiamata proprio da Nardi “Peak of Freedom” o “Punta Margherita”.
Nel marzo 2010 Nardi, Giovanni Pagnoncelli e Ferdinando Rollando aprono una nuova via Direttissima (difficoltà complessiva TD+) sulla parete nordest dello Jägerhorn, nel massiccio del Monte Rosa.
Sempre nel 2011 tenta la salita al Bhagirathi III (6.457 m s.l.m.) nel Garhwal, Himalaya indiano, realizzata aprendo una nuova via tra il Bhagirathi III e il Bhagirathi IV. La nuova via aperta, nominata Il seme della follia… (fa l’albero della saggezza), è caratterizzata da 1.250 metri di sviluppo per 1.018 metri di dislivello su terreno di ghiaccio e misto con difficoltà proposte di WI5+, M6/7, A2/A3. La vetta non è raggiunta a causa dell’eccessiva neve sulla cresta finale. Impossibilitati a scendere dallo stesso versante i due si calarono dalla parte opposta. Nardi e Delle Monache, per l’apertura di questa nuova via, dedicata a Walter Bonatti, vinceranno il premio Paolo Consiglio.
Nel 2015, dopo aver partecipato al tentativo di invernale sul Nanga Parbat del team di Alex Txikon, parte per una spedizione capitanata dallo spagnolo con obiettivo il Thalay Sagar, montagna indiana di 6904 metri. Non riescono a completare la salita fino alla cima ma aprono una nuova via, chiamata Askatasun Taupadak (Beats of Freedom), di circa 600 metri sui graniti dello sperone nordovest, variante alla via compiuta dagli svizzeri nel 2004 Stephan Siegrist, Denis Burdet, Thomas Senf e Ralph Weber.
Nell’inverno 2013 tenta insieme a Elisabeth Revol la scalata invernale al Nanga Parbat. A causa di un principio di congelamento delle dita deve però rinunciare interrompendo la scalata allo Sperone Mummery (6.450 metri).
Nel 2014 ritenta la conquista invernale al Nanga Parbat, questa volta in solitaria con l’obiettivo di terminare la salita allo sperone Mummery, la via più diretta del versante Diamir verso la vetta del Nanga Parbat. Partito dall’Italia il 20 gennaio 2014, rimane un mese al campo base in attesa di una finestra di bel tempo che però non giunge.
Parte per il terzo tentativo di scalata dello sperone Mummery nell’inverno del 2014-2015. Parte per la spedizione il 27 dicembre 2014 insieme a Roberto Delle Monache e Federico Santini, videomaker della spedizione. Giunge a circa 7800 metri di altitudine ma per un errore nell’individuare il canalone che porta alla vetta sulla piramide sommitale, rientrano a C4 e il giorno successivo rientrano a CB per stanchezza e le condizioni non buone di Ali Sadpara.
Con Alex Txikon partecipa alla nuova spedizione organizzata da Txikon stesso sul Nanga Parbat, nell’inverno 2015-2016. Dopo aver raggiunto i 6700 metri, disaccordi con Alex Txikon e Simone Moro (che nel frattempo si aggrega su invito al team di Txikon) fanno decidere a Nardi il ritiro dalla spedizione, con notevole strascico di polemiche.
Nel febbraio 2017 Nardi, insieme a Cristiano Iurisci e Luca Mussapi, apre una nuova via chiamata Gran Diedro (misto fino a M5+ e ghiaccio fino al grado 3) sulla parete nord-ovest della Cima delle Murelle, nel massiccio della Majella. Il mese successivo, lo stesso trio apre una nuova via sul Monte Camicia (2357 m s.l.m.) salendo dallo sperone Pisciarellone. Dopo essersi allenato sul Paretone Express al Gran Sasso d’Italia, Nardi parte a luglio per la spedizione “Trans Limes” sul Saltoro Kangri insieme a Marcello Sanguineti, Gianluca Cavalli, Michele Focchi e Tom Ballard, per tentare di aprire una via sulla parete orientale del Link Sar (7041 m s.l.m.). Nel Febbraio 2018 con Luca Gasparini e Luca Mussapi apre un’altra difficile via allo Scoglio della Sassetelli (Terminillo) gradata ED- M6+.
Mi piacerebbe essere ricordato come un ragazzo che ha provato a fare una cosa incredibile, impossibile, che non si è arreso e, se non dovessi tornare, il messaggio che arriva a mio figlio sia questo: non fermarti non arrenderti, datti da fare, perché il mondo ha bisogno di persone migliori che facciano sì che la pace sia una realtà e non soltanto un’idea… Vale la pena farlo.
Una perturbazione interrompe l’ascesa per diverse settimane, dato anche l’alto rischio di valanghe, a cui si aggiunge anche una scossa di terremoto. Il 22 febbraio arriva una schiarita: Daniele e Tom partono dal campo base, arrivando fino al campo 2. Il giorno successivo raggiungono direttamente il campo 4, proseguendo poi fino a quota 6.300 m s.l.m., per poi ridiscendere al C4 a causa della nebbia, nevischio e raffiche di vento. Il 25 febbraio si perdono definitivamente i contatti radio con i due alpinisti, mentre il 26 viene attivato il sistema di soccorso pakistano, che però viene rallentato dall’improvviso scoppio di un conflitto militare ai confini con l’India, che determina la chiusura dello spazio aereo pakistano. Dopo un primo sorvolo avvenuto il 28 febbraio con esito negativo, viene deciso di prelevare quattro alpinisti esperti che si trovavano sul K2, tra cui il basco Alex Txikon, e di aviotrasportarli sul Nanga Parbat, ma a causa del maltempo riescono ad arrivare al campo base solo il 4 marzo. Il 6 marzo vengono avvistati con un teleobiettivo i corpi senza vita di Daniele e Tom legati a delle corde fisse, ma la notizia viene confermata solo il 9 marzo. A causa dell’impossibilità e pericolosità del luogo, non è al momento possibile procedere al recupero delle salme dei due alpinisti.
Nardi è stato istruttore di arrampicata e alpinismo della Lega Montagna dell’UISP. È stato inoltre a capo del progetto Mountain Freedom, associazione con l’obiettivo di divulgare la cultura della montagna.
Dal 2009 si occupava di progetti di solidarietà in Nepal e Pakistan, portando la bandiera per i diritti umani sulle vette che scala.
Nel 2011 partecipa col comitato EvK2 del CNR, alla spedizione Share Everest 2011. Nell’estate del 2014 partecipa a un nuovo progetto sul K2 col compito di filmare e fotografare una squadra pakistana in alta quota fino alla spalla del K2 a circa 7.900 metri.
Il 10 luglio 2016, con una cerimonia celebrata sulla vetta della Semprevisa, Daniele Nardi si sposa con Daniela Morazzano, da cui il 17 settembre 2018 nasce il figlio Mattia.
- Nel 2012 viene premiato dal CAI e dal CAAI (Club Alpino Accademico Italiano) con il Premio Paolo Consiglio per la via aperta nel settembre 2011 tra il Bhagirathi III ed il Bhagirathi IV, nel Garhwal, Himalaya indiano.[34][35]
- Nel 2013 ha ricevuto il Premio CONI Lazio.
Questa foto l’ha postata un insegnante sulla nostra pagina Facebook.
Paolo Miele Da parte dei miei alunni di Sezze Scalo.
Nardi frequentava molto l’Appennino. Sia le montagne dietro casa, ma anche la Majella, il Gran Sasso. Da quelle parti era molto conosciuto, ammirato ed amato.
Questo il ricordo di chi lo ha conosciuto proprio sul Gran Sasso.
Il 24 giugno è un giorno importante per l’alpinismo. È un giorno importante perché è nato uno dei più forti alpinisti Italiani, il laziale Daniele Nardi che in carriera ha conquistato la vetta di cinque Ottomila.
Daniele ci ha lasciato mentre tentava la prima salita invernale dello sperone Mummery al Nanga Parbat ( 8126 mt) insieme al suo compagno di cordata Tom Ballard. “Per noi dell’Appennino il Gran Sasso è una seconda casa”, così raccontava e per questo era facile incontrarlo mentre si allenava per le spedizioni.
Proprio per ricordarlo come merita, sono salito sul Corno Grande ed alla croce della vetta Occidentale ho lasciato una sua foto perché questa montagna, che tanto ha amato, possa custodire la memoria e perché il libro di vetta possa raccogliere tutte le dimostrazioni di affetto e le preghiere che gli amici vorranno dedicargli come ho fatto io. Mi auguro che la sua memoria venga indelebilmente legata alla nostra montagna, al Gran Sasso, intitolandogli una vetta, un sentiero, un canale o una cresta.
“Riuscire a credere che la scalata sia possibile “, questo diceva, è la cosa più importante, e lui ci ha creduto fino all’ultimo.Paolo De Luca , Maestro di Sci e Maestro di Escursionismo, Pietracamela (Te)
fonte: wikipedia