Intervista a Denis Urubko: Immagino il K2 in inverno, solo in 2 o 3 e lontani dal business
Denis Urubko ci ha parlato di alpinismo odierno, dei suoi colleghi e del suo futuro
Denis Urubko è da poco rientrato dal suo tentativo di invernale al Broad Peak. Sappiamo come è andata. Sugli Ottomila nessuno è arrivato in vetta quest’inverno. Pure lui. Era lì con Don Bowie e Lotta Hintsa, i quali si sono ammalti e Urubko è rimasto da solo. Ci ha provato e ha rischiato. Colpito da una valanga è scivolato per un centinaio di metri e si è fermato a poco dall’abisso di un crepaccio. Poi i venti forti, il meteo incerto e count-down con l’inverno hanno fatto il resto. Urubko è tornato a casa. In tasca aveva il permesso di scalata sul K2, ma non ce n’è stato il tempo. Il Broad Peak se l’è preso tutto.
URUBKO VINCE IL SONDAGGIO: QUALE SPEDIZIONE INVERNALE TI HA APPASSIONATO?
Al rientro Urubko ha detto che ha chiuso con l’alpinismo estremo, inteso come invernali o nuove vie, ma allo stesso tempo ha ribadito che in lui nulla è definitivo…
Rientrato in Italia (Urubko vive nella Bergamasca) lo abbiamo intervistato anche alla luce delle sue ultime dichiarazioni che hanno fatto tanto parlare nell’ambiente alpinistico…
Hai detto basta con l’alpinismo estremo (invernali e nuove vie), lasciando una porticina aperta per il K2 in base al progetto. Quali sono le prerogative per vedere Urubko sul K2 il prossimo inverno? Con un tuo team? Oppure se ricevessi un invito quali sono le condizioni?
Il tentativo sul K2 in invernale è una bella sfida e un grande sogno per gli alpinisti di tutto il mondo, ovviamente anche per me. Ma ci vuole responsabilità. Buona preparazione, attenzione ed esperienza. Sì, mi piace immaginare la possibiltà di scalare il K2 in invernale una volta. Con poca gente, solo 2-3 atleti. Vediamo se arrivano richieste. Ma… ora posso solo immaginare. Logicamente spero di rifiutare per sempre l’alpinismo estremo. Ed anche l’alpinismo moderno non fa per me.
Negli ultimi tempi in tanti seguono solo il business. Vengono organizzate spedizioni per visibilità e non per arrivare in vetta. Se si organizzasse una spedizione senza la suggestione del business, forse qualcuno potrebbe essere capace di toccare la cima.
Il sogno dipende dalla realtà. Vedremo le capacità dei team polacco e Kirgizstan-Russia il prossimo anno. Auguro loro il buon successo. In questo momento per me non vi è la necessità di prepararmi per un’ascensione in alta quota.
Gioie e rimpianti da alpinista?
La cosa più importante per me è la verità di relazioni chiare e buone con gli amici scalatori, Sergey Samoilov, Simone Moro, Boris Dedeshko, Mario Curnis, Gennadiy Durov, Boguslaw Magrel… e qualche altro.
Ma la vita non è felicità per sempre. Ci sono stati sbagli, non solo da parte mia. Ho perduto buoni amici in montagna, rotto relazioni corrette. E poi devo dire che sono triste nell’aiutare i giovani a cominciare con l’alpinismo perché vedo il fuoco nei loro occhi, vedo tanto entusiasmo… ma ricordo sempre la possibilità di morire.
Al di là di K2 e invernali o nuove vie (e arrampicata, come hai detto in una recente intervista), hai qualche spedizione, qualcosa in mente per il prossimo futuro?
Si, vero! Intendo fare una bella spedizione sulle rocce dell’Italia meridionale. Un mese di arrampicata con la mia ragazza Maria Cardell. Faremo in agosto e settembre. Ma piano piano.
Prima sarò a Valgua alla Festa del 16 maggio, poi a Colere durante la Festa di Robi Piantoni e poi un viaggio in Polonia vicino Zabkowice Slaskie. Forse sarò in Pakistan per un progetto su roccia con un giovane atleta. E poi, al ritorno, sarò allenato e con Maria partiremo per l’Italia… partiremo da Milano in auto e toccheremo Liguria, Toscana, Sperlonga e Frascineto dove abita un mio grande amico, Nicola Zaccato, che mi ha invitato a stare da lui per due settimane. Poi ci dirigeremo verso le spiagge dell’Adriatico, e sul Parco del Gargano, poi vicino Ancona e al festival FraSassi… con visita alla roccia a Vicenza.
Poi voglio alzare il mio livello di arrampicata sportiva, spero di tornare al livello 7b e la mia grande sfida è raggiungere un 8a in futuro.
foto: denis urubko facebook