Matteo Pasquetto, ceneri disperse sulle Grandes Jorasses
Il giovane alpinista è morto lo scorso 7 agosto dopo aver aperto una via sulle Grandes Jorasses con Della Bordella e Moroni
Le ceneri di Matteo Pasquetto, morto il 7 agosto scorso, disperse sulle Grandes Jorasses. Lì dove aveva appena una nuova via con Matteo Della Bordella e Luca Moroni. Lì dove è precipitato in discesa.
Le ceneri sono state sparse nella conca delle Grandes Jorasses, a 3mila metri di quota, sopra il Rifugio Boccalatte-Piolti. C’erano i familiari, la compagna, gli amici.
Matteo è precipitato per un centinaio di metri dalla cresta Reposoir.
Chi era Matteo Pasquetto
Era un forte alpinista, era aspirante guida alpina. Aveva già un curriculum da far invidia. In Patagonia ad inizio anno, insieme a Matteo Bernasconi e Matteo Della Bordella ha aperto Il dado è tratto, una nuova linea sulla Aguja Standhardt. E ancora la prima ripetizione della difficile via del 40esimo dei Ragni di Lecco sulla parete nord dell’Aguja Poincenot. Sempre in Patagonia, insieme a Della Bordella, la prima salita di Jurassic Park, sulla parete nord di El Mocho.
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Era un buon conoscitore del massiccio del Monte Bianco. Ricordiamo la ripetizione di Divine Providence al Grand Pilier D’Angle e Groucho Marx proprio alle Grandes Jorasses dove ha perso la vita.
La compagna Marta
La compagna Marta Cavallari scrive su Facebook Ci sono delle esperienze nella vita che si preferirebbe non provare, ma spesso non possiamo scegliere, ci troviamo a viverle, improvvisamente ci cadono addosso, e non abbiamo idea di come affrontarle e di come poter rimanere a galla. In queste situazioni l’istinto e la voglia di vivere, che scopri fortissima dentro di te, si sprigionano e scopri di avere una forza che mai avresti immaginato. Oltre alla forza che abbiamo dentro di noi c’è la forza che si sprigiona dall’amore che unisce le persone che vivono la stessa esperienza, anche se con ruoli diversi. Questa unione fortifica i rapporti e li rende più profondi, diventando un sostegno che ci aiuta a stare in piedi. Perché: mancanza, dolore, fatica e stanchezza ci sono e si fanno sentire e affrontarli anche insieme è un profondo sollievo.
La via aperta Il Giovane Guerriero
Oggi quella via è dedicata a lui. Si chiama Il Giovane Guerriero. L’hanno aperta il 6 e il 7 agosto 2020. In stile alpino (7b+/c, 7a obbl (350 mt).
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