Addio “Cala”, il leopardo delle nevi
Nel settembre 2015 intervistammo Carlalberto Cimenti fresco di Snow Leopard, vogliamo ricordarlo con le sue parole
Cala Cimenti ieri è morto travolto da una valanga sulle montagne di casa. Un amante della montagna, un amante della vita, con passioni e voglia di vivere da vendere, tanti progetti in tasca da realizzare.
Vogliamo ricordarlo così, riproponendovi un’intervista che gli facemmo nel settembre 2015 pochi giorni dopo aver scalato il Communism Peak completando così lo Snow Leopard…
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da Mount Live 2 settembre 2015
L’alpinista piemontese Carlalberto ‘Cala’ Cimenti nei giorni scorsi ha raggiunto con successo la vetta del Communism Peak diventando così il primo italiano della storia a ricevere l’onorificenza Snow Leopard e il primo al mondo a scendere da questa vetta con gli sci ai piedi. Tale onorificenza, rilasciata dalla Federazione Alpinistica Russa, viene concessa esclusivamente agli alpinisti che scalano tutte le cime oltre i 7.000 mt presenti sul territorio dell’ex Unione Sovietica delle catene montuose del Pamir e del Tien Shan. Lo abbiamo intervistato…
Complimenti, sei entrato nella storia dell’alpinismo italiano…
Grazie, sì sapevo che nessun italiano aveva ancora scalato tutte e cinque queste montagne, ma conseguire l’onoreficenza Snowleopard è stata solo parte dei motivi che mi hanno spinto ad avventurarmi in queste zone che ancora non conoscevo per poter scalare e sciare su orizzonti diversi e molto suggestivi, coinvolgenti.
Il progetto era partito in altro modo, volevi chiudere subito nel 2013, ma poi ha dovuto fare diversi step…
Sì, ero partito nel 2013 con l’intenzione di scalare tutte e cinque le montagne nell’arco di una sola stagione estiva, quindi sostanzialmente in due mesi: luglio e agosto, però, per fare questo, il programma era molto serrato e avevo il tempo per un solo tentativo per ogni montagna, e così è avvenuto, ma purtroppo su due di queste, il Pobeda e il Communism Pik le condizioni meteo non sono state dalla mia parte e ho dovuto rinunciare ad entrambi i tentativi proprio quando ero all’ultimo campo e pronto per l’assalto finale alla vetta.
Quale di queste 5 montagne è stata la più dura?
Senza dubbio il Pobeda, lo scorso anno mi ci sono voluti tre tentativi per riuscire ad arrivare in cima e la via è molto pericolosa in alcuni tratti e abbastanza tecnica in altri, senza contare la variabilità del tempo meteorologico che costituisce una caratteristica di pericolosità aggiuntiva.
La più bella?
Sono fresco del successo sul Communism Pik e quindi dico questa, è una montagna immensa, non ostica e pericolosa come il Pobeda ma comunque faticosa, e poi ho potuto godere nel giorno della cima di condizioni fantastiche e ho potuto anche sciarla divertendomi molto e con grande soddisfazione.
Queste vette non sono tanto battute dall’alpinismo occidentale e sono anche molto pericolose…
Effettivamente queste zone sono frequentate quasi esclusivamente da russi, kazachi, iraniani e polacchi. Quest’anno al campo base eravamo in tre soli uomini a provenire dall’Europa – esclusi i polacchi – : il sottoscritto dall’Italia, Matthias Koenig dalla Svizzera e Felix Berg dalla Germania. Neanche nessun inglese o statunitense. Anche l’inglese era sostanzialmente inutile e non capito dal 90% delle persone presenti al campo base, compresa l’organizzazione, la lingua ufficiale lì è il russo.
Hai a cuore l’Himalaya e scali senza ossigeno, prossimi progetti?
Progetti ne ho sempre molti, ora sono libero dallo snowleopard Ski Project che stava diventando una piccola ossessione e quindi posso sbizzarrirmi a pensare a nuove montagne e nuove imprese di un certo tipo, prevalentemente con gli sci ai piedi.
Non posso ancora essere più preciso un po’ per scaramanzia, ma diciamo che mi è tornata la voglia di respirare dell’aria ancora più rarefatta e quindi molto probabilmente in primavera tornerò in Nepal. Intanto adesso a settembre mi vorrei prendere un po’ di vacanza e magari fare qualche settimana di relax sui vulcani ecuadoregni e perché no, anche un po’ di oceano e le Galapagos…