“Sulle Dolomiti solo con prenotazione come a Venezia”
La direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco dice basta all'overtourism
Sulle Dolomiti con prenotazione obbligatoria. Salire sulle Dolomiti come andare a Venezia. Con la prenotazione, ciò almeno per i siti e i sentieri più frequentati, come le Tre Cime o a Piz Boè, oppure al lago Sorapis, passo Giau. A parlarne è Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, che in una intervista a Il Corriere delle Alpi, dice:
La scorsa estate abbiamo osservato un acutizzarsi dei fenomeni di ‘overtourism’, ovvero di eccesso e congestionamento, in vari hotspot dell’area dolomitica. Questi fenomeni sono concentrati in alcune zone, e non rappresentano tutto il sistema delle Dolomiti, ma preoccupano perché comportano un impatto difficilmente sostenibile sul Patrimonio Mondiale Unesco. L’eccesso di flussi turistici pregiudica la qualità dell’esperienza di visita e, dagli studi che abbiamo commissionato, non comporta neppure un incremento proporzionale di redditività per le comunità locali perché generato da visitatori mordi e fuggi. Il fenomeno si accompagna spesso a una scarsa conoscenza del contesto ambientale determinando notevoli problemi anche per la sicurezza.
I problemi si sono visti anche nei rifugi che nei periodi di punta si sono visti costretti a maggiori turnazioni.
Per i passi dolomitici si si stanno studiando varie mosse, anche a livello statale per vedere come regolamentare il tutto da un punto di vista giuridico. La materia è prerogativa di Regione e Province, la Fondazione, dal canto suo, può favorire le buone pratiche.
La direttrice fa riferimento alla Valle di Braies, raggiungibile solo mediante mezzi pubblici, a piedi, in bici o su presentazione di una prenotazione di parcheggio o di un permesso di transito valido. Qui è attivo un sistema di prenotazione che coinvolge anche i servizi di ristorazione. L’idea è di esportare tale modello, ma non è semplice. Il compito della Fondazione è di riequlibrare i flussi, ciò anche perché molte zone dolomitiche non vivono di sovraffollamento, intende poi orientare i flussi turistici verso forme di sviluppo alternative.