Boom di incidenti in mountain-bike
I dati 2021 del Soccorso Alpino
Anche l’anno 2021 è stato un’annualità “record” per l’operato del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Nonostante fosse prevedibile un assestamento dei valori, dopo la prima fase dell’emergenza Covid-19 iniziata nel 2020, in realtà anche l’anno 2021 ha visto la montagna italiana fortemente frequentata. Dal pubblico, dai visitatori, “di prossimità” che a causa di alcune limitazioni degli spostamenti ha nuovamente scelto di trascorrere le vacanze nei paesi montani delle proprie regioni o comunque non oltre i confini dello Stato; presenze rafforzate da una buona quota di turisti e visitatori anche da oltre confine, concentrati però maggiormente, rispetto agli anni precedenti, dai Paesi confinanti. Austria, Svizzera, zona balcanica, Francia con una frequentazione in crescita rispetto al 2020 anche dalla Germania.
L’intensa presenza – concentrata soprattutto nel periodo estivo – ha generato un lavoro intenso per il Soccorso Alpino e Speleologico: sono stati infatti 10.730 gli interventi complessivi di soccorso, che hanno prestato aiuto a 10.615 persone. La differenza riguarda interventi a carattere non sanitario, come sopralluoghi, verifiche, sistemazione di attrezzatura al servizio del sistema di protezione civile, soccorso verso animali e altre forme di aiuto alla comunità.
Di questi 8.456 sono stati interventi di soccorso in ambiente prettamente montano o impervio. In 5 operazioni, particolarmente complesse, si è intervenuti in grotte o cavità ipogee (un’attività che comporta solitamente un effort – uno sforzo operativo – maggiore per singolo intervento rispetto alla componente alpina, viste le caratteriste degli ambienti ipogei e il possibile limitato impiego di tecnologie e mezzi). Oltre mille le operazioni di ricerca di persone disperse o scomparse, 404 gli eventi di protezione civile, 370 gli interventi sulle piste da sci. 84 le operazioni avviate a seguito di valanga. 29 gli eventi in forra. Da segnalare le 177 false chiamate, che in alcuni casi hanno provocato l’uscita non necessaria di personale e squadre del CNSAS.
Soccorritori impiegati
Rispetto all’organico complessivo del Soccorso Alpino e Speleologico, costantemente negli ultimi anni superiore ai 7mila tecnici complessivi, nel 2021 sono state impegnate in operazione di soccorso oltre 210 mila ore/uomo suddivise in 33.789 giornate uniche. Le singole richieste di impiego per i soccorritori sono state 46.098. Da sottolineare l’impegno importante anche delle unità cinofile, che sono state chiamate ad operare 257 volte nell’anno nelle ricerche in superficie di persone disperse, 90 volte in valanga, 40 volte per quanto riguarda le unità molecolari.
L’impiego degli elicotteri
L’attività del Soccorso Alpino e Speleologico è strettamente legata all’attività con il mezzo aereo; per la stragrande maggioranza dei casi l’elicottero. Qui è il sistema dei 118 afferenti alle Regioni a farla da padrone: gli elicotteri della sanità regionale sono stati impegnati con personale del CNSAS a bordo (come componenti costanti delle equipe di soccorso) nel 67% dei casi dov’è intervenuta una componente aerea, per un totale di quasi 3mila missioni (2.939). Seguono come impiego, seppur distanziati, gli elicotteri afferenti ai sistemi di Protezione Civile, nazionali o regionali, impegnati nel 24% delle missioni di soccorso, per complessivi 1.059 interventi. Molto più limitata l’operatività con altri vettori: Vigili del Fuoco (137 missioni comuni con il reparto volo dei VVF), Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia Costiera. Un ambito a sé stante, ma particolarmente importante, è quello delle missioni eseguite con velivoli delle Forze Armate (Aeronautica Militare, Esercito, Marina), in virtù dell’accordo con lo Stato Maggiore della Difesa: vicine alle 40 le missioni in questo particolare ambito, spesso eseguite durante le ore notturne, in condizioni meteo difficili o quanto è stato necessario impiegare tecnologie di derivazione militare per portare a termine le missioni di soccorso (come ad esempio termocamere o altri sistemi di identificazione di persone disperse in ambiente impervio).
Davvero importante l’operatività con l’Aiut Alpin Dolomites, la cui rendicontazione non è parte di questa relazione – vista l’autonomia d’impiego di quest’organizzazione – ma non può non essere citata per la sua importanza nel triangolo di territorio a cavallo fra le provincie di Bolzano, Trento e Belluno, con missioni talvolta anche ben oltre.
Da segnalare che dopo l’emergenza Covid, nella seconda fase della pandemia e quindi nel 2021, è ripresa con costanza anche l’attività addestrativa con l’impiego di elicotteri.
Le attività coinvolte
Sebbene l’escursionismo resti la prima fattispecie di attività durante la quale avvengono gli incidenti – o quanto meno le richieste di soccorso alpino – in montagna, non si può non sottolineare il dato più eclatante ed in controtendenza che caratterizza l’ultimo triennio di attività, ed in particolare il 2021. Si tratta della rapida crescita degli incidenti in mountain bike, che nell’anno oggetto di analisi hanno raggiunto quota 1.279. Una crescita a doppia cifra (+15% in due anni) che vede la propria spiegazione nel rapido diffondersi delle e-bike, le biciclette elettriche, che stanno davvero avvicinando alla montagna numerosissimi appassionati e turisti. Con purtroppo anche alcune vittime registrate. Per le caratteristiche di questi mezzi e per la facilità nel portare in quota anche persone senza allenamento e competenze specifiche, le biciclette elettriche hanno scalato la classifica delle attività a maggiore impatto sull’operato del soccorso alpino, rappresentando il 12% del totale delle richieste di soccorso, seconde solo all’attività di escursionismo che veicola quasi il 48% dell’impegno totale del Corpo. Stabili le percentuali riguardanti l’alpinismo (6,5% delle operazioni di soccorso), lo scialpinismo, le ferrate, l’attività in falesia. Da rilevare la vicinanza del CNSAS alle comunità che vivono in montagna, palesata dalle 695 richieste di intervento da parte di residenti in quota, 254 richieste da parte di lavoratori montani e gli oltre 250 interventi per assistenza tecnico sanitaria per incidenti stradali in ambiente impervio.
Gli esiti degli interventi
Nel 2021 le vittime della montagna recuperate dal Soccorso Alpino e Speleologico sono state 455, il 4,3% delle persone coinvolte in incidenti. La maggior parte dei soccorsi presentano ferite lievi 44,6%, il 35,2% nel 2021 sono risultati illesi, il 12,1% hanno riportato ferite gravi. Sono stati 284 i feriti con CFV e 111 le persone disperse, per un totale di 10.615 persone che hanno dovuto ricorrere all’operato del Soccorso Alpino e Speleologico.
Considerazioni anagrafiche e geografiche
Complice la fase pandemica nel 2021 sono state in gran parte italiane (78%) le persone soccorse dal Soccorso Alpino e Speleologico. Seguono i cittadini tedeschi (5,8%), francesi, austriaci e svizzeri. L’età media fra le persone soccorse è nella fascia fra i 50 e 60 anni (età che vede maggiori frequentatori degli itinerari escursionistici), con una predominanza fra gli infortuni delle persone di sesso maschile 68,4%. Fra le vittime degli incidenti sono solo il 10,8% i soci del Club Alpino Italiano.