Ricorso al Tar contro la ciclabile all’Alpe Devero
Parco Veglia-Devero: barricate degli ambientalisti per dire no al progetto di realizzazione di un percorso dedicato a mountain bike e biciclette elettriche.
Cinque associazioni di protezione ambientale, Club Alpino Italiano, il Comitato Tutela Devero, Legambiente Nazionale, Mountain Wilderness Italia, Pro Natura Federazione Italiana, hanno presentato ricorso al TAR per “l’assenza di interlocuzione pubblica – si legge su Lo Scarpone – e per la violazione delle norme di tutela.
CAI Il Grande Est al Devero: nome che evoca grandi spazi, silenzi, immersione nell’ambiente, osservazione; un altopiano di praterie di alta montagna, preziosi laghetti glaciali e torbiere, all’interno del Parco Veglia -Devero, in un’area protetta dall’Unione Europea (ZSC/ZPS in Natura 2000) per i delicati Habitat e le rare specie anche in estinzione. L’Ente Parco, Gestore delle Aree Protette, è ora promotore di un progetto volto ad alterare il sentiero discreto che lo attraversa, allargandolo, livellandolo, eliminando asperità e naturalezza per facilitare il passaggio delle Mountain Bike e delle MTB elettriche, in modo che possa diventare un itinerario di maggior richiamo per gli appassionati di questo sport.
Il Cai aggiunge che ormai sono sempre più frequenti, con il declino dello sci invernale, gli interventi di alterazione della montagna per nuovi interessi e speranze di profitto a favore di un approccio con mezzi meccanici e a motore, anche se elettrici, a scapito dell’ambiente e dei moltissimi escursionisti, per i quali costituisce uno degli itinerari più amati di Devero.
In aree protette, con habitat e specie di interesse prioritario, la legge dice che l’ambiente non può essere modificato se non per gravi motivi, previa un’indagine rigorosa e scientifica (la Valutazione di Incidenza Ambientale, VIncA), aperta a confronto pubblico. Un confronto che in questo caso è mancato.
Il perché del ricorso al Tar
Non siamo contrari al cicloturismo, ma crediamo necessario avviare una riflessione sull’utilizzo delle biciclette in montagna, sui danni alla biodiversità, sulle modifiche al territorio, sul rapporto con chi va a piedi, sul richiamo forzato di nuove utenze in aree scelte per garantire un naturale rapporto tra l’uomo e la montagna.