Laura Tiefenthaler e Thomas Bukowski su El Corazon al Fitz Roy
Laura Tiefenthaler (Austria) e Thomas Bukowski (USA) si son dati da fare durante la loro avventura patagonica. Tra fine anno e l’inizio del 2024 i due hanno scalato la via El Corazon, 1250 metri, 45˚ 6c A3 M (7b con varianti) sul Fitz Roy. La via fu salita per la prima volta nel febbraio 1992 dallo svizzero Kaspar Ochsner e dal ceco Michal Pitelka per il pilastro Est. Da allora conta poche ripetizioni.
Tiefenthaler e Bukowski a metà dicembre, ovvero poco dopo che sono arrivati in Patagonia, per “scaldarsi” hanno salito Exocet sull’Aguja Standardt, con l’aiuto di Rolando Garibotti.
Su El Corazon
Poi occhi e mente sulla parete est del Fitz Roy. Il 29 dicembre hanno attraversato il ghiacciaio e raggiunto il Paso Superior, qui hanno montato il loro campo. Il giorno successivo, di primo mattino, sono partiti e dopo circa due ore di avvicinamento erano alla base della parete. Hanno faticato un bel po, come raccontano, per attaccare la via.
Tiefenthaler Potevamo vedere la fessura a cui puntavamo, ma non riuscivamo a raggiungerla. Ho affrontato il primo blocco di testa, sperando di procedere poi veloci. All’inizio ero un po’ insicura, senza molta esperienza in fessure. Dopotutto si trattava di una salita in stile Yosemite. Le cose hanno iniziato ad andare bene e sono stata felice e anche un po’ orgogliosa di arrivare in vetta al tiro 12 per le 20.00. Qui ci siamo scambiati la guida. Le condizioni erano buone. Le fessure nella parte bassa erano in parte bagnate ma mai ghiacciate. Il Tetto dell’Acquario (Aquarian Roof) non si è smentito; ho fatto una doccia fredda mentre lo salivo, congelando ad ogni sosta. Per fortuna ero quasi asciutta quando abbiamo raggiunto il “bivacco” dopo il tiro 16, alle 00:30 della notte.
La notte, raccontano, è stata dura. La cengia erano minuscola e hanno dormito per pochissimo tempo. Alle 7 del 30 gennaio sono ripartiti e alle 15:30 erano alla sezione a forma di cuore (che dà il nome alla via). Qui tutto ok, raccontano. Poi hanno superato la parte più ripida della parete e poi oltre il Pilastro Goretta. Mancavano a quel punto circa 300 metri di lavoro per raggiungere la vetta. Sembrava vicina. Una breve sosta mentre Garibotti informava i due che il meteo stava per cambiare, che in vetta i venti spiravano a 45 km/h in vetta.
Quindi, sono subito ripartiti, sperando di avere il tempo sufficiente prima che il meteo cambiasse. Stanchezza, la roccia sempre più ghiacciata, ma hanno continuato. Alle 2:30 del mattino di lunedì, ovvero il 1° gennaio, erano sui nevai finali della vetta. Il vento sì, tirava forte. In vetta alle 3:45. Immediatamente hanno iniziato la discesa. E, come da previsioni, il tempo è cmabiato velocemente. La dicscesa è andata tranquilla ma una volta arrivati giù hanno scoperto che il vento aveva spazzato via la loro tenda. Quindi hanno deciso di proseguire sul ghiacciaio, sono arrivati a El Chalten alle 2 di martedì notte, sobagnati fradici sotto la pioggia forte…
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