K2, nel 70° anniversario una spedizione italo-pakistana al femminile
A giugno la spedizione per celebrare la salita del 1954 al K2: 4 italiane, 4 pakistane e una dottoressa (Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim, la dott.ssa Lorenza Pratali)
Si è tenuta ieri al Boga Space la conferenza stampa di presentazione di K2-70, la spedizione femminile italiana e pakistana sul K2, il progetto di Club alpino italiano, patrocinato dal Ministero del Turismo e dal Ministero degli Esteri, per celebrare il 70° anniversario della spedizione del 1954, guidata da Ardito Desio, che prima al mondo raggiunse la vetta del gigante del Karakorum.
Settant’anni dopo l’ascensione italiana al K2 – che nel 1954 divenne per tutti “la montagna degli italiani” – il Cai si prepara andando oltre la dimensione della pura impresa sportiva: 9 donne – quattro atlete italiane, quattro pakistane e una dottoressa – a giugno partiranno per la seconda vetta più alta della terra pronte a lasciare una traccia nello sport italiano, ma anche un’impronta a livello sociale e umano.
Chi sono
Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim, la dott.ssa Lorenza Pratali: sono state le protagoniste della giornata di presentazione del progetto organizzato da Cai con EvK2CNR, associazione che si occupa di ricerca scientifica e tecnologica in alta e altissima quota.
La conferenza stampa
La conferenza stampa si è svolta alla presenza del Presidente Generale del Cai, Antonio Montani, Agostino Da Polenza – alpinista e Presidente di EvK2CNR – un rappresentante del consolato pakistano, Ahmad Waleed, il Ministro del Turismo Daniela Santanché e il direttore di Rai Documentari Fabrizio Zappi. In sala è stato letto il messaggio di saluto del Sottosegretario del Ministero degli Esteri Maria Tripodi. A coordinare Luca Castaldini giornalista della Gazzetta dello Sport.
Il Club Alpino Italiano dopo cinquant’anni torna ad organizzare una spedizione alpinistica e lo fa guardando non solo alla prestazione, ma anche all’impatto sociale e scientifico – afferma il Presidente Montani – L’occasione del 70° dalla prima ascensione ci consente di investire ancora sulla pratica alpinistica che è la vera anima del CAI.
Obiettivo
Lungo lo Sperone degli Abruzzi, seguendo la via aperta dalla spedizione guidata da Ardito Desio, la salita delle atlete non rappresenta soltanto un’impresa alpinistica, ma soprattutto un’opportunità di formazione, ricerca e promozione di valori culturali e sociali. Ogni componente del team porta con sé una storia di determinazione, conquiste e dedizione all’alpinismo prendendo parte a un’impresa che sottolinea una volta di più che le donne possono fare qualsiasi cosa.
Una consapevolezza che accomuna tutte le atlete protagoniste di questa spedizione, come testimoniano le loro parole. Sono donne, sportive, ma soprattutto sono persone che porteranno un po’ della loro anima al Karakorum. Di una cosa sono tutte sicure: che non si tratterà solo di un’impresa sportiva ma di un’esperienza condivisa che potrà creare dei legami forti, un connubio di sfide, gioie e difficoltà che lasceranno un segno nella personalità di ciascuna di loro. L’obiettivo è raccontare il punto di vista femminile nel contesto di una spedizione himalayana che vede scalare insieme alpiniste che provengono da mondi e culture differenti. A coordinare le alpiniste, sarà Agostino Da Polenza.
Il progetto partirà con delle giornate di training sul Monte Bianco (15-18 marzo) dove le alpiniste si prepareranno per affrontare il K2.
A seguire le giornate all’Eurac Research di Bolzano (20-24 marzo), centro di ricerca d’eccellenza nel campo della medicina di montagna dove le atlete si sottoporranno a delle prove medico-scientifiche per valutare l’impatto e che il loro organismo subirà durante l’ascensione.
Partenza
La partenza per il Pakistan sarà il 15 giugno, con arrivo al campo base il 29 giugno dove cominceranno le attività alpinistiche e l’acclimatamento, per poi tentare la vetta nella seconda metà di luglio.
Documentario Rai
Il progetto K2-70 sarà anche oggetto di un documentario in collaborazione con Rai, “Sulle orme del K2”, che vuole celebrare il 70° anniversario dell’ascensione del 1954 attraverso il racconto della spedizione femminile di quest’anno.
Oltre l’alpinismo: scienza e solidarietà
K2-70 si distingue per una progettualità ad ampio respiro, che comprende progetti ambiziosi e di valore, sia per l’Italia che per il Pakistan.
Come il progetto internazionale Ice Memory, organizzato dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle Ricerche e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, assieme aEvK2CNR, con il contributo del CAI e il patrocinio Ministero dell’Università e della Ricerca. Ice Memory è supportato inoltre da Environmental Protection Agency del Gilgit-Baltistan e da Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia. L’obiettivo è studiare per la prima volta la neve e il ghiaccio in una regione così cruciale per gli equilibri del subcontinente indiano.
Nel solco della cooperazione internazionale Italia-Pakistan, è invece il progetto del Cristina Castagna Center, struttura realizzata da Montagna e Solidarietà APS e con il contributo del Club Alpino Italiano, che ha l’obiettivo di generare un impatto socio-economico per le popolazioni locali e promuovere attraverso corsi di formazione l’avvicinamento delle popolazioni locali alle attività professionali legate all’alpinismo.
Tra le iniziative anche due proposte culturali. Il Museo Nazionale della Montagna di Torino allestirà una nuova sezione espositiva permanente per raccontare la spedizione del 1954 all’interno dell’area già dedicata all’alpinismo extraeuropeo con inaugurazione prevista il 29 marzo. Una mostra itinerante “Senza posa. Italia K2 di Mario Fantin. Racconto di un’impresa”, curata da Mauro Bartoli, che ripercorre il sogno che Fantin, con le sue riprese, volle far vivere agli spettatori di allora e che la mostra vuole riproporre anche al pubblico di oggi.
Le alpiniste
AMINA BANO
Voglio onorare la storia dell’alpinismo e celebrare le montagne del Pakistan
Scalare il K2 nel suo 70° anniversario rappresenta per Amina Bano una sfida straordinaria. Affrontare questa montagna imponente è una dimostrazione di coraggio e determinazione. La sua motivazione principale risiede nel tributo alla ricca storia dell’alpinismo e nella celebrazione delle vette del Pakistan.
Amina si ritiene fortunata ad aver ottenuto questa rara opportunità. Nella regione del Gilgit-Baltistan, molte ragazze desiderano vivere la stessa avventura. Ora il suo sogno si materializza e potrà affrontare l’ascesa alla seconda vetta del pianeta al fianco di alpiniste di grande esperienza.
IL TEAM FEMMINILE: UN MOTIVO DI ORGOGLIO E DI CRESCITA
Amina Bano fa parte del Dream Team K2-70, la squadra composta da quattro alpiniste italiane, quattro pakistane e un medico alpinista, che affronterà la spedizione dedicata alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954. Una spedizione al femminile destinata a lasciare un’impronta importante nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.
Amina Bano ne è convinta: questa avventura non solo le regalerà un’imprescindibile crescita personale, ma le offrirà anche un’esperienza indimenticabile. Il supporto e la motivazione saranno fondamentali: la condivisione di esperienze di arrampicata contribuirà a rendere più agevole l’affrontare questa straordinaria avventura.
IL PROGETTO K270: DETERMINAZIONE, ORGOGLIO E RESILIENZA
Questa spedizione rappresenta un enorme potenziale per portare l’alpinismo in Pakistan a nuovi livelli. Metterà in risalto gli straordinari paesaggi del paese e le competenze delle atlete coinvolte. Amina è convinta che il progetto K2-70 potrà attirare un’attenzione significativa e darà l’opportunità di investire in modo mirato negli sport all’aperto, motivando allo stesso tempo un maggior numero di donne pakistane a intraprendere viaggi avventurosi, proprio come è capitato a lei. Contribuirà al progresso della comunità alpinistica pakistana e permetterà al turismo di svilupparsi ulteriormente: è un’opportunità da non perdere per lei e per diventare un punto di riferimento per gli aspiranti alpinisti.
ANNA TORRETTA
K270: un progetto perfetto.
Nata a Torino nel ’71, Guida Alpina (prima in Austria e attualmente unica Donna nella Società di Guide di Courmayeur) e Alpinista, scrittrice, architetto e mamma di due figlie, del progetto è entusiasta. Da anni è un’icona dell’alpinismo italiano e internazionale, pluri-campionessa italiana di “Arrampicata su Ghiaccio” ed è stata vice campionessa del Mondo di questa specialità. Ha fondato “Avventura Donna”, la prima scuola di alpinismo femminile a Innsbruck nel 2001 ed è co-fondatrice di “La Traccia”, primo centro di formazione per l’alpinismo a Torino nel 2003. Ha realizzato diversi progetti dedicati ai giovani e all’alpinismo femminile, tra cui il “Junior Ice Climbing Team”, “L’alta quota è rosa” con un Team di ragazze russe, oltre ad aver organizzato e partecipato a numerose spedizioni femminili dall’Afghanistan alla Turchia, Cile, Nepal.
Anna Torretta è carica come una “moka di ottimo caffè” perché – insieme ad altre donne straordinarie come Lei – farà parte del Dream Team K2-70. Sostenitrice di una montagna senza distinzione di genere, da sempre lavora per aumentare la partecipazione femminile nell’ambito alpinistico, il suo impegno ha coinvolto atleti e atlete di tutto il mondo, dalla Corea del Sud al Canada, dalla Patagonia all’Islanda fino al Nepal. Il progetto K270 sarà un’ulteriore occasione per coltivare e diffondere questi valori e incentivare la crescita del movimento alpinistico femminile a livello globale.
Anna, detta Annetta per la sua esile struttura fisica forte come il titanio, fa parte della Cordata che partirà composta da quattro alpiniste italiane, quattro pakistane e un medico alpinista, che affronterà la spedizione dedicata alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita italiana della seconda vetta più alta del mondo nel 1954. Una spedizione destinata a lasciare un’impronta indelebile nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.
K2-70: OLTRE LE FRONTIERE GEOGRAFICHE E CULTURALI, UNA PROFONDA RICERCA INTERIORE DA CONDIVIDERE CON IL MONDO
Il K2 è un simbolo di alpinismo, di impresa, di sapere e conoscenza tecnica. Per Anna il 70° anniversario della prima salita offre un pretesto unico per continuare a scrivere una storia Made in Italy. La motivazione profonda che l’ha spinta a partecipare al progetto è sicuramente la voglia di confrontarsi anche lei con un ottomila e valorizzare il suo carnet di preziose esperienze di Montagna. E poi l’idea di un progetto femminile è totalmente in linea con il suo agire quotidiano da sempre e in particolare negli ultimi 10 anni. E l’incontro tra importanti alpiniste italiane insieme con le colleghe pakistane impreziosisce ulteriormente la sensibilità del progetto. Ecco che così questa scalata diventa una azione concreta di unità, resilienza e crescita individuale.
IL VALORE DI UN TEAM DI DONNE
Anna Torretta ha fatto della valorizzazione dell’inclusività femminile nell’alpinismo di vertice e di base, una missione di vita. Per un lungo periodo si è adeguata con entusiasmo alla maggiore disponibilità di compagni di cordata maschili a causa della scarsa partecipazione di Donne nell’ Alpinismo. Ma finalmente, con il suo agire, con la sua passione per la comunicazione e condivisione di esperienze, che le è possibile fare ciò che ha sempre desiderato: vivere – non tanto per conquistarle – vette e emozioni con altre alpiniste italiane e provenienti da altri paesi e comunità. Dunque anche sostenere l’impiego femminile in Pakistan è motivo di grande soddisfazione. Le donne coinvolte sono un esempio importante per le loro comunità, famiglie e per l’intera cultura del paese. Sin da quando nel 2001 ha fondato la prima scuola di alpinismo femminile in Austria, Anna ha sempre cercato di essere fonte di ispirazione per gli altri, soprattutto per le donne, incoraggiandole ad affermare la loro identità attraverso le attività che svolgono. La sua missione è stata sempre quella di essere un punto di riferimento positivo, dimostrando che è possibile superare ostacoli e realizzare grandi cose. Come il progetto K2-70: essere un esempio di determinazione e autenticità. Un modo potente per spingere gli altri a esplorare le proprie capacità e a creare una vita che rispecchi veramente chi sono.
CRISTINA PIOLINI
L’obiettivo più affascinante di questa impresa è quello di offrire un’immagine diversa della donna, soprattutto in un contesto come la montagna, dove la presenza femminile ha spesso avuto una voce ridotta.
Piemontese, classe 1972: ricercatrice nella vita e alpinista del mondo. Nasce praticamente con gli sci ai piedi. A 8 anni le prime gare d’inverno e quelle di corsa in estate tra le montagne di casa. A 14 anni inizia ad arrampicare, fino a scalare le vie più importanti del Massiccio del Monte Rosa. È sua la prima discesa femminile del canalone Tyndall, sulla Est del Rosa. Nel 1996 scala l’Ismail Samani Peak (7.495 m, chiamato Peak Communism fino al 1998) in Pamir, poi si sposta nel Karakorum e scala il Muztagata (7.546 m), che scende in solitaria con gli sci. Dopo varie spedizioni in Sud America, Cristina affronta nel 2005 il suo primo ottomila senza sherpa e senza ossigeno, lo Shisha Pangma (8.027 m), e lo discende con gli sci. Tra il 2005 e il 2009 collabora con il laboratorio scientifico della Piramide EVK2 del Consiglio Nazionale delle Ricerche ai piedi dell’Everest, come responsabile staff e logistica. In quel periodo, tenta la scalata al Lhotse (8.516 m), ma rinuncia a 200 metri dalla vetta a causa di un’improvvisa nevicata e per prestare soccorso ad un alpinista austriaco in difficoltà. La sua è una dimensione “Bonattiana”: dall’Antartide ai deserti, dalle traversate in solitaria in bici alle discese con gli sci sugli ottomila, continua a portare la verticalità anche in orizzontale, alla ricerca non solo del gesto sulla roccia o sul ghiaccio, ma l’avventura dell’ignoto.
Cristina Piolini fa parte del Dream Team K2-70, la squadra composta da quattro alpiniste italiane, quattro pakistane e un medico alpinista, che affronterà la spedizione dedicata alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954. Una spedizione al femminile destinata a lasciare un’impronta importante nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.
K270: UN’OPPORTUNITÀ UNICA PER DIMOSTRARE AL MONDO LA FORZA E LA DETERMINAZIONE DELLE DONNE IN MONTAGNA
Ciò che ha davvero catturato l’attenzione di Cristina e ha contribuito a superare le preoccupazioni iniziali legate alla complessità del K2, è stata la natura innovativa e ispiratrice del progetto, soprattutto nell’ambito del coinvolgimento di un team interamente composto da donne. In un’epoca in cui la parità di genere e l’empowerment femminile sono temi di grande rilevanza, il progetto donna legato al K2 assume un significato particolare. La prospettiva di essere parte di un team così unico, insieme alla possibilità di contribuire alla promozione di un messaggio di parità di genere e unità internazionale, è ciò che ha spinto la sua decisione di accettare il progetto K2-70. Ritengo che l’obiettivo più affascinante di questa spedizione sia quello di offrire un’immagine diversa della donna, soprattutto in un contesto come la montagna, dove la presenza femminile ha spesso avuto una voce ridotta. Il K2 per lei rappresenta un connubio perfetto tra bellezza e impresa, e la sua ascensione come un team di sole ragazze aggiunge un elemento significativo a questa esperienza, contribuendo a infrangere stereotipi di genere e a ispirare altri a seguire i propri sogni.
ESSERE “CONQUISTATORE DELL’INUTILE”: LA FILOSOFIA DELLA MONTAGNA DI CRISTINA
Per Cristina il progetto ha un valore intrinseco che va oltre il raggiungere la vetta: ha sempre considerato i suoi viaggi non solo come spedizioni, ma veri e propri percorsi capaci di arricchire il proprio bagaglio personale, ecco perché ama definirsi “conquistatore dell’inutile”, termine coniato saggiamente da Lionel Terray: nel senso della ricerca di un significato più profondo in ogni passo compiuto, in ogni cima raggiunta, contribuendo così a rendere ogni viaggio un’esperienza significativa.
Il desiderio di valorizzare le tradizioni, le popolazioni locali e gli ambienti attraversati sono sempre stati al centro del suo lavoro. Cristina non è mai salita in cima affermando di essere forte e di conquistare la montagna: per lei, il centro del viaggio è il rientro. Affrontare il ritorno è una parte essenziale dell’esperienza alpina, dove la consapevolezza, l’umiltà e la gestione delle emozioni sono altrettanto importanti quanto la salita stessa. La montagna richiede rispetto e modestia, valori che considera fondamentali per affrontare questa straordinaria avventura in modo sicuro e significativo.
FEDERICA MINGOLLA
Il mondo è la mia vera casa, non mi sono mai sentita appartenere a un luogo soltanto.
Nata a Torino, classe 1994. La sua passione per l’arrampicata sboccia da adolescente e inizia con la pratica indoor. Arriva fino alla partecipazione ai Mondiali femminili, dopo essersi classificata seconda agli Italiani Assoluti Lead nel 2013. Grazie al consiglio dei suoi mentori, tra tutti il compianto Adriano Trombetta, si allontana dalle palestre per avvicinarsi alla vera e propria montagna. È amore a prima vista: arrampicare non è più uno sport, è un modo di vivere. In pochi anni diventa un punto di riferimento dell’arrampicata internazionale, realizzando diverse e impegnative prime salite femminili sulle Alpi tra cui “Attraverso il Pesce” e “La Cattedrale” in Marmolada, “Itaca nel Sole” in Valle dell’Orco. Dal Verdon alla Groenlandia, dallo Yosemite fino al Pakistan passando per il Monte Bianco, Federica ha inoltre aperto alcune vie tecniche in giro per il mondo. L’obiettivo? Continuare a danzare sulla roccia guardando l’orizzonte, unendo il rischio alla passione e alla consapevolezza.
Fa parte dell’eroico Dream Team K2-70, la squadra composta da quattro alpiniste italiane, quattro pakistane e un medico alpinista, che affronterà la spedizione dedicata alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954. Una spedizione al femminile destinata a lasciare un’impronta importante nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.
VERSO GLI OTTOMILA CON PASSIONE E RESILIENZA: L’OBIETTIVO? ANDARE OLTRE LA VETTA
Non si può certo nascondere che la decisione di Federica di intraprendere questa avventura è stata mossa dalla grande passione per l’arrampicata in montagna e l’opportunità di esplorare nuovi orizzonti alpinistici, ma di sicuro non sono solo questi aspetti a rendere unica un’esperienza del genere. Esplorare dinamiche e sinergie differenti all’interno di un team interamente femminile, l’incertezza e il mistero, l’ignoto: sono questi elementi “adrenalinici” che hanno stimolato Federica a decidere di mettere ancora una volta lo zaino in spalla e provare a lasciare una traccia significativa nella storia.
La sfida al K2 non si limita alla conquista della vetta, ma coinvolge anche la collaborazione, la resilienza e la capacità di superare ostacoli come parte integrante dell’esperienza, che contribuirà in modo significativo al suo percorso personale e bagaglio di esperienze in montagna.
UN PICCOLO PUNTO NELLO SPAZIO INFINITO: LA FELICITA’ RISIEDE IN CIME MONTUOSE REMOTE
La sua personalità l’ha sempre spinta verso la montagna, luogo dell’anima dove ritrova sé stessa nonostante sia nata e cresciuta in città. A 14 anni inizia a frequentare un corso di arrampicata sportiva, da lì non ha più smesso. E si vede così in futuro: a spasso tra le sue amate montagne con persone desiderose come lei di vivere emozioni intense e non smettere mai di sorprendersi, cercando un poco alla volta di raggiungere nuovi obiettivi. Fondamentale, però, è non dimenticarsi dell’amore e del piacere che si traggono da ciò che si realizza. Affrontare una montagna imponente come il K2 è una sfida che richiede un equilibrio sottile tra il sentirsi parte integrante di quel maestoso ambiente e la consapevolezza della propria presenza come un ospite di passaggio, rispettando la natura circostante e le interazioni con le persone che si incontrano lungo il percorso.
È un viaggio in cui ci si immerge lentamente, rispettando la montagna e comprendendo che la sua grandezza richiede umiltà e preparazione. L’avventura sarà la scoperta collettiva e Federica è pronta a vivere un’esperienza che si annuncia unica e irripetibile.
LORENZA PRATALI
La mia avventura al K2 inizia nel 2008 con il corso di perfezionamento di medicina di Montagna.
Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Pisa nel 1989, specializzata prima in Medicina Interna e poi in Cardiologia, Lorenza Pratali ha ottenuto il Dottorato di Ricerca in Malattie Cardiovascolari presso l’Università di Milano e conseguito il Corso di Perfezionamento in Medicina di Montagna presso l’Università di Padova. Proprio qui, nel 2008, è iniziata la sua avventura nel mondo della ricerca in alta quota. La professione si è fusa con la sua passione per la montagna e ora è pronta a prendere parte al progetto K2-70 come medico alpinista della spedizione.
Lorenza Pratali fa parte del Dream Team K2-70, la squadra composta da quattro alpiniste italiane, quattro pakistane e un medico alpinista, che affronterà la spedizione dedicata alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954. Una spedizione al femminile destinata a lasciare un’impronta importante nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.
RITORNO SUL KARAKORUM: AMBIENTE OSTILE ED ECCEZIONALE
Lorenza Pratali è tornata poche settimane fa dal Karakorum ed è entusiasta di tornarci. Ha già “assaggiato” quell’ambiente all’apparenza ostile, ma ricco di persone eccezionali abituate a lottare nel quotidiano, pronte a aiutarsi in tutto. Nel suo precedente viaggio, però, il maltempo l’ha fatta da padrone e non le ha permesso di ammirare le grandi montagne. Per questo non vede l’ora di tornare a vivere quel mondo fatto di persone e montagne, che da sempre ha sognato leggendo i libri o ascoltando i racconti delle leggende dell’alpinismo. Essere una grande appassionata di montagna è un ingrediente che aiuta ad affrontare le difficoltà in alta quota: fino ai 6.500 metri sarà fondamentale l’acclimatamento, ma da lì in avanti, oltre alle caratteristiche peculiari dovute alla genetica, saranno fondamentali l’amore per l’avventura e la resilienza.
NELLO ZAINO: MATERIALE MEDICO ED EMOZIONI
Nel suo zaino Lorenza, almeno all’andata, porterà tutto il necessario per il suo ruolo: materiale medico, professionalità, ma anche tanta curiosità e incertezze che fanno parte del futuro. Ma al ritorno è convinta che ci sarà ben altro: tante nuove emozioni con cui placare per un po’ la sua passione per la scoperta, ma le stesse da cui ripartire per nuove avventure.
NADEEMA SAHAR
Scalare il K2 è il sogno di ogni alpinista pakistano. Noi donne possiamo fare qualsiasi cosa.
Alpinista, rock climber e guida turistica, Nadeema Sahar ha salito diverse montagne di 5000 e 6000 metri nella Shimshal Valley, la valle più estesa del Gilgit-Baltistan. Per Nadeema il K2 rappresenta un sogno, un desiderio tangibile che ogni alpinista pakistano vorrebbe realizzare. Riuscire ad arrivare in vetta avrebbe un significato profondo perché sarebbe un modo perfetto per dimostrare al mondo di cosa sono capaci gli alpinisti pakistani.
Nadeema Sahar fa parte del Dream Team K2-70, la squadra composta da quattro alpiniste italiane, quattro pakistane e un medico alpinista, che affronterà la spedizione dedicata alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954. Una spedizione al femminile destinata a lasciare un’impronta importante nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.
Far parte del progetto K270 è motivo di orgoglio, soprattutto perché si tratta di una spedizione completamente femminile.
OBIETTIVO VETTA: SPINGERSI OLTRE PER INCORAGGIARE GLI ALTRI A PUNTARE IN ALTO
L’ascesa al K2 per il 70° anniversario della prima scalata del 1954 non vuol dire solamente raggiungere la cima per un traguardo personale, ma è un’occasione perfetta per incoraggiare gli altri a puntare in alto. Perciò Nadeema è motivata e pronta a spingersi oltre: vuole essere un punto di riferimento per i giovani e le giovani pakistane.
Essere parte di una squadra tutta al femminile, con atlete di grande esperienza dall’Italia e dal Pakistan, è un’ulteriore motivazione per affrontare questa avventura. Nadeema è convinta al 100%: “Il progetto K2-70 mi insegnerà molto e mi renderà più forte, sia fisicamente che mentalmente”.
SAMANA RAHIM
Il K2 è benedizione e sogno: un viaggio alla scoperta di sé stessi.
Alpinista e guida turistica, Samana Rahim fa anche parte della squadra nazionale di sci del Pakistan. Non solo, nel 2016 ha vinto il primo campionato di arrampicata su ghiaccio nazionale. Un risultato strepitoso, se si pensa che non aveva mai praticato l’arrampicata su ghiaccio, ma dopo appena quattro giorni di allenamento, ha vinto la competizione. La montagna è tutto per lei: tra le vette del suo Karakorum si sente in pace, dimentica tutto. “Ci siamo solo io e la montagna”
Samana Rahim fa parte del Dream Team K2-70, la squadra composta da quattro alpiniste italiane, quattro pakistane e un medico alpinista, che affronterà la spedizione dedicata alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954. Una spedizione al femminile destinata a lasciare un’impronta importante nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.
Il K2 ha un significato immenso per gli alpinisti pakistani. Samana lo definisce sia una benedizione che un sogno. Scalare il K2 è un traguardo prestigioso che mostra abilità, determinazione e resilienza. Rappresenta la prova finale della maestria alpinistica a causa delle sue condizioni estreme e delle sfide tecniche. Scalare il K2, specialmente nel suo 70º anniversario, ha un significato profondo per lei. Sarà un onore conquistare la vetta in un’occasione così storica.
PROGETTO K270: UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI SЀ STESSI
L’avventura rappresenta un viaggio di auto-scoperta, superando gli ostacoli e dimostrando che nulla è impossibile. L’opportunità di connettersi con la natura e formare forti legami con gli altri scalatori la motiva ad abbracciare le sfide. Salire sul K2 offre non solo sforzo fisico, ma anche crescita mentale ed emotiva. Mette alla prova resistenza, resilienza e lavoro di squadra, portando a uno sviluppo personale e a un profondo senso di realizzazione. L’esperienza favorisce l’introspezione, insegnando preziose lezioni su forze, debolezze e il superare le paure. Inoltre, coltiva capacità di leadership, comunicazione e lavoro di squadra applicabili a vari aspetti della vita.
Far parte di una squadra tutta al femminile con atlete di alto livello dall’Italia e dal Pakistan è incredibilmente motivante. Rappresenta diversità, forza e solidarietà, rompendo le barriere e mostrando il potere delle donne nello sport. Insieme, il team mirerà ad ispirare gli altri e a dimostrare che le donne possono eccellere nell’alpinismo indipendentemente da confini culturali o nazionali.
SAMINA BAIG
Entusiasta e onorata di far parte del progetto K270. Sarà un’avventura monumentale.
Il progetto K2-70 ha un significato profondo per Samina Baig, una delle atlete più forti del panorama internazionale. 33enne di Shimshal, il villaggio più elevato nella regione settentrionale dell’Hunza, è stata la prima donna pakistana a scalare l’Everest. A soli 24 anni ha completato l’ascesa delle Seven Summits, arrivando in vetta alle montagne più alte di ogni continente. Nel 2022, inoltre, è diventata la prima donna pakistana a scalare il K2.
Samina Baig fa parte del Dream Team K2-70, la squadra composta da quattro alpiniste italiane, quattro pakistane e un medico alpinista, che affronterà la spedizione dedicata alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954. Una spedizione al femminile destinata a lasciare un’impronta importante nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.
Far parte di questa squadra di donne e tornare al K2 per la quarta volta è un’opportunità che ha accolto con grandissimo entusiasmo. L’aspetto più importante è la spedizione completamente al femminile e il poter insegnare e ispirare i giovani pakistani, soprattutto le donne, attraverso questa avventura straordinaria. Samina è onorata e entusiasta di farne parte.
K2-70: DETERMINAZIONE, ORGOGLIO E RESILIENZA
Questa avventura non riguarda solo la propria crescita personale. Il suo ruolo va oltre l’abilità atletica, ma coinvolge la condivisione di conoscenze, la costruzione del lavoro di squadra e l’ispirazione degli altri, arricchendo l’esperienza di tutti. Per gli alpinisti pakistani come lei, il K2 incarna orgoglio, resilienza e una stupefacente bellezza naturale. Simboleggia la determinazione della loro nazione nel superare gli ostacoli e abbracciare le meraviglie della natura. Ai piedi del K2 si avverte sia l’umiltà per la sua magnificenza che per la libertà che rappresenta. È un forte ricordo del legame con la natura, dove si sentono sia visitatori sia parti integrali di questo paesaggio affascinante. Far parte di una squadra tutta al femminile, insieme ad atlete di grande esperienza dall’Italia e dal Pakistan, è incredibilmente motivante. Rafforza i legami, favorisce le amicizie e mette in luce la resilienza e la leadership delle donne pakistane nell’alpinismo.
Questa spedizione ha un’importanza immensa per lo sviluppo dell’alpinismo in Pakistan. Non celebra solo il patrimonio montano, ma ispira anche i futuri alpinisti, promuovendo una cultura di esplorazione, unità e avventura. Inoltre, questo viaggio funge da piattaforma per sostenere l’empowerment delle donne e l’uguaglianza di genere. Fa luce su questioni cruciali come il cambiamento climatico, sottolineando l’urgenza di proteggere il nostro ambiente, i ghiacciai e gli ecosistemi.
IL FUTURO NELLE PROPRIE MANI: UNO STIMOLO PER LO SVILUPPO DEL TURISMO PAKISTANO
Samina sa che questa spedizione ha un enorme potenziale per far progredire l’alpinismo in Pakistan. Metterà in luce i paesaggi mozzafiato del paese e le competenze delle atlete. Grazie al progetto K270 potranno attirare maggiore attenzione e investire negli sport all’aperto, oltre a motivare più donne pakistane a intraprendere viaggi così incredibili. Aprirà porte per aspiranti alpinisti, stimolerà il turismo e favorirà lo sviluppo e il riconoscimento complessivo della comunità alpinistica del Pakistan.
SILVIA LOREGGIAN
L’esperienza al K2 è un’opportunità unica per riconnettersi con la natura reale, pura e autentica, una sensazione che spesso manca nella nostra società moderna.
Nata nel 1990 a Padova da una famiglia innamorata della montagna, scopre questo ambiente già dai primi mesi di vita, in modo semplice e genuino. Tra le tante passioni che sentiva pulsare durante l’adolescenza, due hanno prevalso sulle altre: la montagna e il viaggiare. Dopo la laurea in Geografia e Turismo, presto però si rende conto di soffrire gli spazi chiusi e la sedentarietà mentre l’arrampicata, lo sci e i grandi spazi alpini sono il posto e il modo in cui vuole trascorrere il suo tempo. Abbraccia quindi il sogno di diventare guida alpina. Condivide la sua vita con Stefano, svolgendo la professione di guida in Dolomiti, sul Monte Bianco e lungo l’intero arco alpino. Negli ultimi anni hanno aperto nuove vie in Nepal, in Alaska e percorso iconiche big wall in Patagonia, in Yosemite e nelle Alpi.
K270: UNA SFIDA INASPETTATA
Silvia Loreggian è tra le atlete dell’eroico Dream Team K2-70, la squadra composta da quattro alpiniste italiane, quattro pakistane e un medico alpinista, che affronterà la spedizione dedicata alla celebrazione del 70° anniversario della prima salita del 1954. Una spedizione al femminile destinata a lasciare un’impronta indelebile nella storia dell’alpinismo italiano, non solo per l’impresa sportiva ma soprattutto per l’esperienza umana, il valore e il lascito che rappresentano il cuore di questo progetto.
Ha accettato la sfida su un ottomila come una nuova esperienza personale, anche per capire come reagirà il suo corpo. È convinta che potrà regalarle molto in termini di crescita personale e connessione con la natura. Avendo già vissuto l’immersione nelle valli dell’Himalaya attraverso trekking e precedenti spedizioni, ha sperimentato la bellezza di ambienti incontaminati e la vita delle persone che si muovono a piedi, attraversando valli remote per settimane. Per questo si aspetta di riprovare quella stessa sensazione di immersione totale che ha vissuto nelle passate esperienze, rimanendo affascinata dalla semplicità delle persone che vivono in armonia con la natura, muovendosi con lentezza attraverso paesaggi difficili e non connessi.
IL RICHIAMO DELLA MONTAGNA: NON SENTIRSI OSPITI MA PARTE INTEGRANTE DI ESSA
Entrare in connessione con la natura la ispira profondamente, ed è stato il grande motore della scelta di partecipare a quest’esperienza del K2. Il suo legame con la montagna è sempre stato alimentato da questa relazione diretta e personale con la natura, un modo di vivere che è parte integrante della sua persona. Per Silvia bisogna sentirsi parte integrante della montagna piuttosto che un ospite: se ci si percepisce come ospiti, emergono spesso dinamiche complesse da risolvere e una sorta di estraneità indesiderata. Invece, identificandosi come parte integrante, si trova il modo di convivere con gli aspetti che sono chiaramente ostili, come l’ambiente severo, la carenza d’ossigeno, le condizioni climatiche avverse e le difficoltà fisiche.
CONDIVIDERE E CREARE LEGAMI: IL VALORE DELLA SQUADRA E DEL LASCITO
Per Silvia la creazione di legami con le compagne di avventura è un aspetto essenziale di questa esperienza. Sebbene non sempre si possano scegliere i propri compagni di spedizione, l’esperienza condivisa in montagna crea legami forti e un bagaglio di esperienze uniche. È un connubio di sfide, gioie e difficoltà che, inevitabilmente, lascia un’impronta indelebile nella personalità di ciascuno.
Il lascito che si auspica di lasciare con questa spedizione è incentrato sulla condivisione e trasmissione dell’alpinismo come esperienza di viaggio e passione in sé per l’alpinismo. L’impatto della spedizione potrà estendersi anche al di là dei confini, in particolare in Pakistan. La partecipazione di quattro ragazze locali come protagoniste, invia un messaggio importante e ispiratore alla popolazione locale.
Progetti collaterali
- Cristina Castagna Center
- Documentario Rai
- Eurach Reserch
- Ice Memory
- Mostra Fantin “Sena Posa”
- Nuova Sezione Museo Montagna