Antartide, italiani realizzano pista atterraggio per la ricerca internazionale
In Antartide è atterrato il primo volo su una nuova pista italiana. Si è trattato di un primo volo di prova sulla nuova pista italiana: un C-130J dell’Aeronautica Militare, che ha trasportato materiali e cibo per fare fronte all’emergenza causata dal ridotto spessore di ghiaccio marino, che quest’anno non ha consentito l’atterraggio di grandi velivoli di fronte alla base costiera italiana Mario Zucchelli.
La pista
La pista, progettata e realizzata dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) e Aeronautica Militare, in collaborazione con Vigili del Fuoco e grazie ad un finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca, è destinata a diventare un centro internazionale al servizio della ricerca scientifica, non solo italiana. Diventa così possibile raggiungere la base anche quando il ghiaccio marino non è abbastanza spesso da consentire l’arrivo degli aerei.
La realizzazione
Completata per i primi 1.700 metri sui 2.200 previsti dal progetto, la pista è stata costruita per la prima volta su una morena, cioè un accumulo di detriti trasportati dai ghiacciai, a 4 chilometri dalla stazione Zucchelli, sopra il ghiacciaio Boulder Clay spesso oltre 100 metri.
Si tratta di un progetto unico al mondo nel suo genere – spiega il Tenente Colonnello Antonello Germinario, Ufficiale ingegnere dell’Aeronautica Militare – estremamente complesso per la severità del contesto antartico e per il sito in cui sorge, che ha richiesto un lunga attività preliminare di studio e monitoraggio della stabilità strutturale, svolta insieme all’Enea e ai ricercatori del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra).
Nei prossimi mesi, scrive l’Ansa, saranno completati i lavori che renderanno la struttura pienamente operativa già a partire dalla prossima spedizione antartica.
Si tratta di una risorsa importante anche per gli altri programmi antartici che si trovano a operare nel Mare di Ross”, commenta Elena Campana, responsabile dell’Unità tecnica Antartide dell’Enea. “I Programmi antartici di Nuova Zelanda e Corea del Sud ci hanno già espresso il loro forte interesse a collaborare – aggiunge Campana – e questa infrastruttura potrà dare supporto anche al Programma antartico degli Stati Uniti.