Apuane devastate, Cai: “Chiediamo istituzione di un Parco nazionale”
Il Cai ha toccato con mano la situazione. Il presidente Montani: "Chiediamo il rispetto delle leggi e un’attenzione che tenga conto delle tematiche ambientali, non solo di quelle economiche"
Il Cai alza la voce sulla difesa delle Alpi Apuane. Un territorio meraviglioso, con tesori naturali e di biodiversità difficile da conciliare con le attività di estrazione del marmo e del carbonato di calcio.
Sabato scorso i vertici del Club Alpino Italiano sono tornati sulle Apuane. Erano presenti, tra gli altri, il Presidente generale Antonio Montani, la Vicepresidente generale Laura Colombo, i delegatI Angelo Schena, Paolo Valoti, Piergiorgio Oliveti, Ennio De Simoi e Giancarlo Nardi.
Le cave, dicono dal Cai, sono stato il filo rosso che ha guidato i vertici del Cai in un’escursione (domenica 18), con la quale hanno potuto “toccare con mano” la devastazione sulle Alpi Apuane.
Il presidente Montani Come Club alpino Italiano chiediamo l’istituzione del Parco nazionale delle Alpi Apuane. La nostra presenza vuole essere un gesto di vicinanza nei confronti di un territorio che si batte per il rispetto dell’ ambiente, che può essere coniugato con le attività produttive. Allo stesso tempo chiediamo il rispetto delle leggi e un’attenzione che tenga conto delle tematiche ambientali, non solo di quelle economiche.
Vaccarella, responsabile ambiente Cai Il problema Apuane e relativa presenza delle cave di marmo, fotografa molteplici aspetti, di tutela dell’ambiente e di natura produttiva, da sempre in conflitto tra loro. Far conciliare le due cose, richiede una responsabilità e senso della Natura non indifferente, che spesso i Responsabili delle Istituzioni non hanno. Il Club alpino Italiano ha da tempo preso posizione su una difesa dell’Ambiente che possa conciliare l’attività produttiva delle cave, ma quest’ultima deve essere ricondotta alle attività principali del marmo e non in maniera esasperata e dannosa. In particolare, da porre all’attenzione è la problematica dell’inquinamento ambientale prodotto dall’escavazione e dalla lavorazione del marmo delle cave, per ciò che concerne le falde acquifere e il suolo. Vanno applicate in modo rigoroso le norme vigenti per quanto riguarda la tutela dell’ambiente.
Il risultato della due giorni e il relativo obiettivo, è quello di produrre un documento approfondito da parte degli organi Cai locale, che analizzi nel dettaglio la situazione degli impatti e dell’inquinamento, le relative infrazioni comunitarie, illustri l’impegno per uno sviluppo del territorio equilibrato, che riduca l’impatto paesaggistico e valorizzi le attività alternative che possono essere svolte in queste montagne. Il focus è sulla preservazione del territorio montano e sul controllo delle attività di cava e di estrazione, in modo che la Sede Centrale possa attivarsi nelle dovute sedi per il miglioramento della situazione ambientale.
Nicola Cavazzuti Cai Massa La flora e la fauna crescono e prosperano solo grazie alla presenza di acqua. Le falde acquifere però sono contaminate dai detriti. La cosiddetta Marmettola (resti delle estrazioni di marmo ndr) sta chiudendo, come il colesterolo con la circolazione del sangue, i torrenti e le vene, con il risultato di togliere ai cittadini il diritto all’acqua.