Clima, com’è cambiato il Monte Bianco negli ultimi 40 anni?

Pubblicato il Rapporto dell’Osservatorio del Monte Bianco sui cambiamenti climatici. L’obiettivo è di confrontare i dati relativi agli ultimi 40 anni (periodo 1980-2010 e periodo 2010-2018) per analizzare le tendenze del cambiamento climatico nei tre Paesi.
Nel rapporto sono stati presi in considerazione tre indicatori relativi al cambiamento climatico: l’indicatore “Giorni d’estate” che esprime il numero di giorni (all’anno) in cui la temperatura massima è stata superiore a 25°C, l’indicatore “Giorni di gelo” (numero di giorni all’anno con temperatura massima inferiore a 0°C) e la “Durata della stagione vegetativa”, indicatore sensibile ai cambiamenti in atto nella biosfera.
La disponibilità di dati sui tre versanti del massiccio del Monte Bianco permette di monitorare e studiare l’evoluzione di questi territori a 360º, garantendoci la possibilità di paragonare le differenze e di condividere lo sviluppo delle azioni di adattamento e delle buone pratiche necessarie per minimizzare la vulnerabilità cogliendo anche le opportunità derivanti dall’aumento delle temperature.

IL RAPPORTO

I cambiamenti climatici stanno rapidamente portando visibili trasformazioni sull’ambiente che ci circonda. La mitigazione e l’adattamento alle trasformazioni del clima e agli impatti che questo processo sta avendo sugli ecosistemi e sulle attività umane, rappresentano una delle maggiori sfide che la società e la politica di oggi devono affrontare. I cambiamenti in atto in termini di intensità, velocità e omogeneità a livello mondiale sono senza precedenti (IPCC 2022).
Il cambiamento climatico, causato dalle emissioni di gas a effetto serra prodotte dalle attività umane (produzione e consumo di energia, produzione di cemento, trasporti, attività industriali, agricoltura, etc…), ha impatti più intensi sulle aree di montagna rispetto ad altre aree del pianeta. Nell’Espace Mont-Blanc (EMB), dalla fine degli anni ’80, le temperature medie annue sono aumentate di 0.2/0.5°C ogni decennio, superando i tassi di riscaldamento globale di 0.2 ± 0.1 ºC per decennio (IPCC, 2018). Questo aumento delle temperature ha avuto luogo principalmente in primavera ed estate. (Rapport Climat, 2018). Nell’EMB, la vicinanza tra rilievi eccezionali e valli in cui si concentrano le attività umane, impone una forte connessione (geografica, economica, sociale) tra l’alta quota e il fondovalle, creando un legame diretto tra natura e collettività. Inoltre, i contrasti geografici (esposizione, altitudini, ecc.) e climatici che esistono tra le valli del Monte Bianco (da un clima quasi mediterraneo nelle valli svizzere e italiane a un clima quasi polare in alta quota) fanno dell’EMB un eccellente laboratorio per lo studio dell’evoluzione degli ecosistemi e la ricerca di nuove strategie di adattamento.

La disponibilità di dati sui 3 versanti del massiccio del Monte Bianco permette di seguire e di studiare a 360º l’evoluzione dei nostri territori, ma anche di poter confrontare le differenze e condividere lo sviluppo di azioni di adattamento e di buone pratiche necessarie a minimizzare la vulnerabilità del territorio e cogliere le opportunità derivanti dall’aumento delle temperature.

Tra gli effetti dell’aumento delle temperature medie annuali, più visibili nelle valli alpine, c’è il ritiro dei ghiacciai che, oltre a comportare un enorme cambiamento dal punto di vista paesaggistico, porta con sé diverse problematiche. I ghiacciai son, infatti, un’importante riserva idrica in grado di garantire acqua al fondovalle abitato anche durante stagioni estive sempre più secche e calde.

Bilancio annuale di massa
Questo indicatore segue le variazioni dei ghiacciai di Argentière (Chamonix – Francia), di Giétro (Vallese – Svizzera) e del Rutor (Valle d’Aosta). Il bilancio di massa esprime la variazione di volume del ghiacciaio, misurata come differenza tra l’accumulo e le perdite per ablazione (fusione di neve e ghiaccio), durante un anno idrologico (da ottobre a settembre dell’anno successivo). Si parla di bilancio di massa negativo quando il ghiacciaio si trova in una fase di riduzione del suo volume, positivo quando il ghiacciaio è in fase di espansione. L’evoluzione dei tre ghiacciai seguiti dall’Osservatorio del Monte Bianco non lascia dubbi: tutti e tre si trovano in una fase di rapido ritiro con perdite di volume importanti, da 12 a 20 metri di acqua equivalente in soli 16 anni.

Tra gli indicatori ambientali presenti nell’Osservatorio del Monte Bianco, gli indicatori legati ai dati di temperatura sono quelli che meglio descrivono le variazioni climatiche in corso. Questi indicatori si basano sulle serie storiche registrate dai vari servizi regionali e nazionali di meteorologia (Meteo France, Meteo Suisse e Centro Funzionale della Regione Autonoma Valle d’Aosta).

Numero di giorni di estate
L’indicatore “Giorni d’estate” esprime il numero di giorni all’anno in cui la temperatura massima è superiore a 25 °C. Confrontando i dati storici di riferimento (periodo 1981-2010) con l’ultimo decennio, si nota che nell’EMB il numero di giornate calde è fortemente aumentato. Questo aumento è particolarmente marcato per la fascia altitudinale media, tra 1000 e 2000 m. L’aumento dei periodi caldi può offrire alcune opportunità, come l’aumento della produttività delle piante, permettere una falciatura supplementare, aiutando così la produzione agricola. Ci saranno però, anche numerosi impatti negativi, tra cui l’aumento delle giornate di canicola estrema, il rischio di gelate tardive e la diffusione di agenti patogeni.

Numero di giorni di ghiacci
L’indicatore “Giorni di ghiaccio” (numero di giorni all’anno in cui la temperatura massima rimane inferiore a 0 ºC) mette in evidenza le giornate molto fredde dell’anno. Questo indicatore, importante per lo studio degli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura, sulla fauna selvatica e sulla fenologia della flora, ci mostra una tendenza inversa (ma conforme) a quella dell’indicatore precedente. Infatti, le giornate fredde diminuiscono e questa diminuzione è particolarmente accentuata nel fondovalle (-46%; si veda l’infografica in fondo alla pagina). La tendenza alla diminuzione del numero di giorni freddi è evidente anche sulle fasce altitudinali più elevate dove si registra una diminuzione media di -13 giorni di ghiaccio in 8 anni.

Durata della stagione vegetativa

Le variazioni del periodo vegetativo sono un indicatore sensibile e osservabile dei cambiamenti in corso nella biosfera. L’allungamento della stagione in cui sono presenti le condizioni favorevoli alla crescita delle piante (temperatura media superiore a 5 ºC) si evidenzia con eventi primaverili precoci (germogliamento, fogliame, fioritura, ecc.) ed eventi autunnali tardivi (colorazione e caduta delle foglie). Questi cambiamenti possono essere attribuiti principalmente all’aumento delle temperature medie in primavera e in autunno. Nei territori dell’EMB, dall’inizio degli anni ’80, la stagione di crescita annua media si è allungata su tutte le fasce altitudinali e in modo più marcato sulla fascia altitudinale più fredda: circa due settimane sopra i 2000 m.

Le ripercussioni

Tutte queste variazioni avranno molteplici ripercussioni su numerosi settori economici e sociali.

Ad esempio, l’aumento del numero di giornate estive provocherà una maggiore frequenza dei picchi di inquinamento. Il caso dell’inquinamento da ozono (O3) è esemplificativo: derivante da reazioni chimiche favorite dalla luce solare, che coinvolgono inquinanti presenti nell’aria, come gli ossidi di azoto, emessi principalmente dal traffico stradale, e da composti organici volatili (idrocarburi, solventi…) prodotti dalle industrie. Questo inquinante pone dei problemi soprattutto in periodi di forte irraggiamento solare (destinati ad aumentare) con assenza di vento che, generalmente, ne provoca la dispersione anche su lunghe distanze. Perciò, picchi di concentrazione di ozono possono avvenire anche a distanze elevate dall’origine dell’inquinamento e possono perdurare per diversi giorni. L’ozono, presente in natura nella stratosfera (tra i 15 ed i 60 km dal suolo) è fondamentale per la vita sulla terra (filtraggio dei raggi UV) ma risulta tossico (irritante) per l’uomo, in particolare per la salute delle fasce di popolazione più debole, già colpite dal semplice aumento delle temperature medie.

L’elevato calore avrà inoltre impatti negativi anche sulle città e sul comfort termico degli edifici, (in particolar modo per quelli a un cattivo isolamento), provocando un uso eccessivo dell’aria condizionata con conseguente aumento locale della temperatura esterna, rafforzando così l’effetto delle isole di calore in ambiente urbano.

La ricerca di temperature più fresche durante l’estate, invece, potrà portare ad una nuova spinta turistica verso i territori di montagna. Le comunità montane dovranno perciò essere pronte a valorizzare questa nuova tendenza e a far fronte all’aumento della pressione antropica su ambienti naturali già indeboliti (aumento dei patogeni, cambiamento della qualità del suolo, stress idrico, etc.), e alla crescente pressione sulla risorsa idrica (modifica del ciclo dell’acqua indotta da un cambiamento del ritmo delle precipitazioni, variazione stagionale della portata idrica dei torrenti in seguito alla fusione dei ghiacciai).

Gli effetti del cambiamento climatico sono quindi già ben visibili e misurabili sul territorio dell’Espace Mont-Blanc, ma la severità con cui cambierà l’ambiente che ci circonda dipenderà dalle azioni di mitigazione che attueremo fin da oggi, a livello regionale, nazionale e sovranazionale. È perciò estremamente importante agire anche a livello personale per ridurre considerevolmente il nostro impatto sull’ambiente, facendo scelte informate sui nostri modi di vita.

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