Daniele Nardi e Tom Ballard i pionieri

C’è chi ha detto e ripetuto che il Mummery è troppo pericoloso. Sicuramente è pericoloso. Ma non lo era, per dirne una, anche l’Everest per Mallory e Irvine e ora sull’Everest ci salgono flotte di turisti portati quasi per mano con le corde fisse? Non lo è il K2 in inverno? Non lo è stato il Broad Peak per Denis Urubko nei giorni scorsi? Moro e Lunger stavano lasciandoci la pelle quest’inverno sul Gasherbrum. Non lo sono state pericolose tutte le sfide estreme? E l’elenco sarebbe interminabile. Non lo erano, per un motivo o per un altro, anche le imprese realizzate da coloro che ieri e oggi si ergono a paladini della verità ed elargitori di buoni consigli fregiandosi del pregio di non aver paura a dire cose scomode?

Daniele Nardi e Tom Ballard hanno solamente messo un’altra pietra, un altro tassello, sulla conquista del pericoloso Sperone Mummery. Sono stati dei pionieri. Un giorno sarà scalato. Si salirà sulla vetta del Nanga Parbat passando di qua e chi si cimenterà in tale impresa potrebbe ritrovare la bottiglietta lasciata da Daniele.

Nardi era un alpinista. Sposato da poco. Con un figlio nato da poco. Sapeva dove andava. Ci era stato altre volte, anche in solitaria. E ha sempre portato a casa la pelle. Conosceva i rischi. E se li è assunti. Egoismo? Questione troppo intima e troppo antica e ciclica che si ripete ogniqualvolta accadono tragedie del genere, sulla quale, noi, preferiamo non addentrarci.

Nel 2015 Nardi riprese in un comunicato stampa una frase da noi riportata in un articolo quando insieme a Alex Txikon e Ali Sapdara giunse a poche centinaia di metri dalla vetta dello stesso Nanga Parbat. Il pakistano fu colto da edema polmonare, sbagliarono canalone sul cono sommitale e decisero di scendere. Scrivemmo: La vita prima di tutto…

fonte: sito web Daniele Nardi

Un’altra cosa bisogna dirla. La burocrazia, la maledetta burocrazia. La lungaggine, i rinvii per motivi militari non sono possibili e accettabili in situazioni di soccorso come queste. Non è possibile che il Pakistan, Paese che d’altronde trae notevoli benefici dai flussi turistici legati al mondo della montagna, debba legarsi in tal modo all’esercito per i soccorsi. Al di là delle turbolenze politico-militari che vi erano in quel periodo.

Un’ultima considerazione in merito al legame che la montagna crea. Lo ha sempre fatto fisicamente tra compagni di escursione, di cordata. Lo fa virtualmente oggi. La vicinanza, la solidarietà, gli aiuti che arrivarono via web e social a Nardi e Ballard furono significativi. Dal mondo alpinistico, ma anche da gente che di montagna ne sa poco o nulla. Da gente al di sotto del Po. E lo fa oggi con l’affetto che il popolo web e social dimostra in questi giorni nei confronti di Nardi e Ballard.
Nella sua terra, poi, Nardi era molto amato. Lo dimostra l’abbraccio collettivo, il secondo organizzato dalla famiglia, su quella che si chiama oggi Cima Nardi (Monte Semprevisa).

Il Direttore

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