Denis Urubko, alpinista di imprese epiche e salvataggi eroici
Denis Urubko tra i più forti alpinisti di sempre e protagonista di numerosi salvataggi. Vita e carriera
Denis Urubko. Un alpinista. L’alpinista. L’angelo custode degli alpinisti. Non ha certo bisogno di presentazioni, Denis Urubko è un mostro sacro, una leggenda vivente. Gli aggettivi non basterebbero per descrivere il russo naturalizzato polacco. Autore di imprese epiche, l’ultima sul GII in solitaria, e di salvataggi eroici.
Impresa, quella sul GII, che gli ha fatto vincere anche il nostro sondaggio sulla spedizione invernale più appassionante del 2019.
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Lo abbiamo ammirato per i tanti interventi di salvataggio, mettendo in secondo piano i suoi progetti. Come dimenticare il salvare la pelle a Elisabeth Revol in quei giorni drammatici sul Nanga Parbat dove perse la vita Tomek Mackiewicz.
In una recente intervista Urubko ci disse che questa estate sarebbe partito alla volta delle falesia dell’Italia meridionale. Sarebbe prima partito da quelle della Lombardia per scendere poi in Toscana e giù sino al Pollino. Partenza agli inizi di agosto, rientro a settembre.
Ci disse anche qualcosa sul K2…
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È uno che non ha peli sulla lingua. Tiene alle sue idee, come quella sua personale su inizio e fine dell’inverno sugli Ottomila. Come ricorderete, partì da solo sul K2 e raggiunse la maggior quota mai raggiunta nella stagione invernale.
Se poi deve far valigie, come sul K2 coi polacchi, non ci pensa due volte.
Se le deve mandare a dire non ci pensa nemmeno una volta…
Vita e carriera alpinistica
Denis Urubko, in russo Денис Викторович Урубко, nel 2009 è divenuto il quindicesimo uomo ad aver salito tutti i quattordici ottomila ed il nono ad averli scalati senza ossigeno. Ha inoltre realizzato la prima salita invernale di due ottomila, il Makalu e il Gasherbrum II, in entrambi i casi in compagnia di Simone Moro. Ha anche aperto tre nuove vie su tre diversi ottomila. È l’alpinista con maggiori ascensioni senza ossigeno supplementari di vette di Ottomila metri, 27.
Biografia di Denis Urubko
Nato a Nevinnomyssk il 29 luglio 1973. Dopo essersi appassionato da giovane al teatro e alla recitazione nel 1993 a vent’anni si trasferisce in Kazakistan per poter essere arruolato nel gruppo sportivo militare; con grande fatica e sforzi economici riesce a farsi arruolare e a dedicarsi a tempo pieno all’alpinismo, mostrando subito delle doti atletiche e tecniche fuori dal normale.
Dalla Russia all’Himalaya
Nel 1999 viene contattato da Simone Moro e Mario Curnis per compiere la salita dei cinque settemila della Russia, impresa che Urubko riesce a completare in 42 giorni. È sempre Simone Moro che lo introduce alla scalata sulle Alpi prima e poi in Himalaya con la salita dell’Everest nel 2000 che effettuano assieme. Da quel momento Urubko inizia un periodo di intense spedizioni in Himalaya che lo portano a salire tre ottomila nel 2001, due nel 2002 e altri due nel 2003. In queste ascensioni non si limita alle vie normali ma sale anche per nuove vie, in prima invernale (Makalu), o in stile alpino. Nel 2009 completa la salita dei quattordici ottomila senza ossigeno con l’apertura di una nuova via sulla parete sud-est del Cho Oyu con Boris Dedeshko, ascensione che gli ha valso il premio Piolet d’Or, trofeo che successivamente ha deciso di donare alla sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano.
Il completamento dell’impresa dei quattordici ottomila non diminuisce il suo interesse per l’Himalaya come talvolta avviene agli alpinisti che realizzano questo record. Nel 2010 apre in solitaria una variante dal Colle Sud sul Lhotse e nel 2011 insieme all’amico Simone Moro realizza la prima salita invernale del Gasherbrum II.
Esercito
Urubko è divenuto luogotenente nel gruppo sportivo dell’esercito kazako, in cui svolge le mansioni di istruttore di alpinismo. Inoltre scrive articoli, libri e tiene delle conferenze sulle sue spedizioni.
Cittadinanza
Aveva la cittadinanza sovietica e quindi la cittadinanza kazaka; dal 2013, ha la cittadinanza russa e dal 2015 quella polacca.
Da alcuni anni si è trasferito a Nembro, nella Bergamasca, dove vive con la famiglia.
Riconoscimenti
- Asian Piolet d’Or 2006 insieme a Serguey Samoilov per la nuova via sulla parete Nord-Est del Manaslu (8163 m)
- Asian Piolet d’Or 2011 insieme a Gennady Durov per la nuova via sulla parete Ovest del Pik Pobeda (7439 m)
- Asian Piolet d’Or 2009 insieme a Boris Dedeshko per la nuova via sulla parete sud-est del Cho Oyu.
- Piolet d’Or 2010 insieme a Boris Dedeshko per la nuova via sulla parete sud-est del Cho Oyu.
- Snow Leopard nel 1999: premio che viene conferito per l’ascensione dei cinque settemila metri dell’ex Unione Sovietica, impresa realizzata da Urubko in 42 giorni.
I salvataggi di Denis Urubko
Ma Urubko non è solo un grande alpinista. urubko è un uomo sempre pronto a calzare scarponi e ramponi e salire su pareti, attraversare ghiacciai e seracchi, per tentare di salvare alpinisti in difficoltà. Nel giro di pochi giorni, lo scorso anno, infatti, si è reso protagonista di due salvataggi.
Sul GII
Il primo è quello dell’italiano Francesco Cassardo, bloccato sul GII insieme a Cala Cimenti. I due erano a 6.300 metri in attesa di un elicottero che non partiva. Così dal campo base parte Urubko, insieme a Don Bowie, Jaroslaw Zdanowich e Janusz Adamski. Sono saliti e insieme a Cimenti hanno trasportato Cassardo al Campo 1 a 5900 metri, lì hanno trascorso la notte con l’ossigeno portato dallo stesso Urubko. Un intervento provvidenziale. Il mattino dopo, finalmente, si alza l’elicottero e riesce a prelevare Cassardo portandolo al Combined Military Hospital di Skardu. Urubko e gli altri scendono a piedi. Salvataggio riuscito.
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Trascorrono alcuni giorni e di nuovo Urubko è pronto a calzare scarponi e ramponi: c’è una coppia bloccata sul ghiacciaio del GII. Si tratta di Saulius Damulevicius (Lituania), con segni evidenti di edema polmonare, e la sua compagna Natalia Zenina (Lettonia).
Stavolta Urubko parte col catalano Sergi Mingote, con bombole di ossigeno, farmaci, sacco a pelo e torce.
Ci impiegano poco ad individuare la coppia. Forniscono loro i primi soccorsi e pian piano iniziano la discesa. E giungono al campo base. Tutti sani e salvi. Un elicottero evacua poi Damulevicius, mentre la donna rimane al campo base.
Sul Nanga Parbat
E come dimenticare l’operazione di salvataggio dello scorso anno sul Nanga Parbat. Operazione che è valsa ad Urubko, insieme agli altri uomini del team, la Legion d’Onor francese, oltre ad altre onorificenze (in Polonia “L’ordine della Polonia restituta” e “l’Annual Climbing Award” da parte dell’American Alpine Club).
Nel 2001
Ma possiamo andare ancora indietro nel tempo. E Urubko è sempre lì a dare una mano. Era il 2001 e Urubko era con Simone Moro a tentare la traversata Lhotse-Everest. L’italiano partì per salvare la pelle all’inglese Tom Moore, Urubko nel frattempo recuperò un’alpinista polacca che non riusciva più a muovere un passo verso il campo base. Moro spese tutte le sue ernegie e rinunciò alla traversata. Denis invece arrivò sulla vetta del Lhotse, ma non continuò la traversata e disse a Moro:
L’avevamo pensata insieme, e se tu non ce l’hai fatta perchè hai salvato una persona, rinuncio anche io e ritenteremo.