Everest, 1^ salita cresta Ovest (e traversata) di Tom Hornbein e Willi Unsoeld

La spedizione americana del 1963 con duplice obiettivo. La salita per la Ovest è considerata una delle pagine epiche dell'alpinismo himalayano

Everest: prima salita della cresta Ovest e prima traversata. Hornbein e Unsoeld facevano parte della spedizione che aveva l’obiettivo di portare un americano in cima all’Everest. Al cb la spedizione si divise in due tronconi, Jim Whittaker raggiunse la vetta per il Colle Sud con Nawang Gombu, Hornbein, Unsoeld e altri tentarono l’inviolata West Ridge, appunto la Cresta Ovest. Hornbein e Unsoeld riuscirono nell’impresa, considerata da molti come una delle pagine epiche dell’alpinismo himalayano. Raggiunsero la vetta alle 18:15 del 22 maggio del 1963 (in ritardo rispetto al programma), scesero per il Colle Sud.
Ossia: prima traversata dell’Everest e di un Ottomila.
Le difficoltà ci furono anche in discesa, infatti i due incontrarono due compagni di spedizione, Barry Bishop e Lute Jerstad, anche loro in discesa dopo aver raggiunto la vetta dal Colle Sud. Rimasti senza ossigeno e stanchissimi, bivaccarono a 8.500 mt per poi continuare a scendere l’indomani. L’odissea è raccontata nel libro Everest, cresta ovest di Tom Hornbein.

Everest: la spedizione del ’63

La spedizione del ’63 era guidata dallo svizzero Norman Dyhrenfurth,  era composta da 19 americani e 32 sherpa. Furono impiegati ben 27 tonnellate di materiali, trasportati al campo base da 909 portatori. La spedizione aveva un duplice obiettivo: prima salita americana dell’Everest attraverso la via normale e  aprire una nuova via lungo la cresta Ovest per completare la prima traversata dell’Ottomila.
Solo gli inglesi nel 1953, gli svizzeri nel 1956 e i cinesi nel 1960 avevano raggiunto la vetta, e solo le vie normali verso sud e verso nord erano state aperte.
Il primo obiettivo fu realizzato il 1° maggio 1963, Jim Whittaker e Sherpa Nawang Gombu arrivarono in vetta all’Everest attraverso la via normale da Colle Sud.
Allo stesso tempo il team continuò a lavorare anche sul secondo obiettivo: aprire una nuova via lungo la spaventosa cresta Ovest, quella che separa il versante nepalese da quello tibetano. La prima sfida fu arrivare alla cresta dal ghiacciaio Khumbu,  partendo da C2 e raggiungendo quota 7.300 metri. Da lì la via segue il crinale fino a circa 7.600 m, dove la spedizione incontrò enormi difficoltà per cui lasciarono la cresta e si inoltrarono nella Nord, dove montarono il loro C4 a circa 7.650 m. Il forte vento spazzò  via il campo e dovettero reinstallarlo.
L’assalto alla vetta da parte di Tom Hornbein e Willi Unsoeld doveva coincidere con l’arrivo al vertice di  una seconda cordata (Barry Bishop e Lute Jerstad saliti dalla via normale di Colle Sud). Tuttavia, le cose non andarono così. Non avendo notizie dei due compagni, dopo 45 minuti in vetta Bishop e Jerstad ripresero la discesa.

 

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Hornbein e Unsoeld partirono prima delle 7:00 del mattino e avanzarono fino a 8.000 metri prima di dover decidere per uno stretto e verticalissimo couloir che sarebbe stato battezzato in seguito come l’Hornbein Couloir.
Hornbein e Unsoeld raggiunsero la cima solo alle 18:15. Si fermarono in vetta una ventina di minuti e poi iniziarono la discesa dalla via normale, ricongiungendosi a Bishop e Jerstad alle 21:30. Proseguirono quindi insieme fin dopo la mezzanotte, quando i quattro furono costretti a bivaccare ad alta quota, a 8.500 metri. Alle 4 del mattino, del giorno dopo, ripresero la discesa e trovarono i compagni di spedizione, arrivati con  le bombole di ossigeno, che li aiutarono a rientrare al campo.
Il freddo causò loro gravi congelamenti, in particolare ad Unsoeld e Bishop, ai quali furono poi amputate le dita dei piedi.
Ai membri della spedizione fu conferita  la medaglia Hubbard, ovvero la più alta onorificenza assegnata dalla National Geographic Society, per alti meriti nell’ambito dell’esplorazione, della scoperta e della ricerca.

 

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