Ghiacciai sempre più insidiosi: scopriamo incognite e precauzioni
Scarso innevamento, labirinti di crepacci e ponti di neve instabili. A causa del cambiamento climatico, la progressione su ghiacciaio nasconde insidie sempre maggiori, sia durante la stagione invernale che primaverile, fino a pochi anni fa periodo ideale per lo scialpinismo in alta quota. Diventa fondamentale, in questo contesto, informarsi e rivolgersi ai professionisti come le Guide Alpine per conoscere e gestire nel modo corretto il rischio che l’ambiente presenta
Le statistiche sulla scarsità di precipitazioni e le immagini delle Alpi con poca neve rendono evidenti a tutti gli effetti del cambiamento climatico sulle montagne, dove le stagioni sono profondamente diverse da quelle a cui eravamo abituati fino a pochi anni fa e l’ambiente sembra presentare condizioni e rischi del tutto nuovi: itinerari impraticabili, crolli più frequenti, modifica dei tracciati abituali.
I professionisti come le Guide Alpine, che vivono ogni giorno l’eccezionalità di queste condizioni e seguono una formazione professionale specializzata, hanno imparato a interpretare le nuove condizioni ambientali. Mario Ravello, Guida Alpina della Valle d’Aosta e geologo, in questa intervista ci aiuta a comprendere meglio come osservare, valutare e preparare un’uscita su ghiacciaio.
Come sono le attuali condizioni dei ghiacciai?
La situazione è molto critica, non solo ora che ci avviciniamo alla primavera, ma già dai mesi invernali. I crepacci non sono stati riempiti dalla neve che dovrebbe cadere l’inverno. Sciando sulla Vallée Blanche, ad esempio, ho incontrato zone dove è difficile muoversi e bisogna affrontare dei passaggi obbligati senza perdere il controllo degli sci; dove prima si sciava tranquilli, perché la neve rendeva il pendio uniforme, ora ti ritrovi in un labirinto di crepacci.
La carenza di neve rende problematica la scelta della traccia?
Diciamo che bisogna valutare nuove condizioni e fare molta attenzione. Solitamente d’inverno i crepacci sono ricoperti da ponti abbastanza solidi, invece ora c’è un dedalo di buchi dove è necessario saper interpretare correttamente il terreno per prevedere la presenza dei crepacci. In altri settori invece, dove il ghiacciaio è scomparso, si può procedere più tranquillamente.
Come è possibile valutare la tenuta dei ponti di neve?
La formazione dei ponti è governata dall’azione del vento e della neve: si formano partendo dai bordi del crepaccio fino a chiuderlo completamente. Se nevica, a inizio stagione soprattutto, dopo un certo periodo si forma questa struttura abbastanza solida sopra la quale si riesce a passare. Generalmente, un ponte solido è omogeneo rispetto all’area circostante e non crea depressioni lungo il pendio. Se però nevica poco d’inverno i ponti sono sottili, più fragili, e spesso non reggono al passaggio dello sciatore.
Le temperature possono dare un’altra indicazione efficace sulla tenuta dei ponti: se fa molto caldo la neve tende a fondere e quindi la sua resistenza diminuisce e si alza il rischio che il ponte crolli. Questo accadeva principalmente d’estate, ma ultimamente i ponti crollano frequentemente nella stagione primaverile a causa dell’innalzamento delle temperature.
Abbondanti nevicate rendono quindi il ghiacciaio più sicuro?
Se la neve è abbondante e continua ha un effetto positivo sul ghiacciaio, perché sigilla i crepacci dopo che si è assestata ed è stata lavorata dal vento. Le nevicate precoci invernali sono utili perché la neve ha tempo di assestarsi e consolidarsi. Quelle tardo-primaverili, purtroppo, non hanno effetto molto importante sulla tenuta e la vita del ghiacciaio, perché la neve si fonde al primo caldo.
I ghiacciai crescono se ci sono nevicate abbondanti d’inverno e non fa troppo caldo d’estate: ultimamente avviene il contrario. Negli ultimi 10 anni abbiamo avuto inverni scarsi di neve e un aumento dell’intensità dei venti: fattori estremamente negativi per l’alimentazione del ghiacciaio, ne accelerano l’estinzione. Per la Vallee Blanche, gli ultimi dati prevedono l’estinzione entro il 2100.
È possibile un’inversione di tendenza?
Ci si deve attenere alle statistiche e le statistiche la vedono improbabile. Come Guida posso dire che, vivendo il territorio, le previsioni si rivelano quasi sempre abbastanza realistiche: vent’anni fa si faceva fatica a credere al ritiro di alcuni ghiacciai molto grandi, invece le previsioni si sono avverate. Credo sia difficile che questo processo possa essere rapidamente invertito, ci vorrebbero inverni ed estati freddi e ricchi di precipitazioni, tenendo presente che ci vogliono almeno 10-15 anni di condizioni così per formare il ghiaccio.
Come affrontare la progressione su ghiacciaio in queste condizioni?
Bisogna conoscere la dinamica dei ghiacciai, in particolare qual è il loro comportamento in risposta alle variazioni di inclinazione del substrato su cui scorrono: quando il cambio di pendenza aumenta bruscamente, sul ghiacciaio si formano i crepacci, vere e proprie linee di rottura all’interno della massa glaciale; quindi, anche quando il ghiacciaio è ricoperto dalla neve è possibile immaginare dove i crepacci possono nascondersi.
Di conseguenza la cordata, avvicinandosi a un cambiamento di pendenza significativo, assumerà un comportamento adeguato adottando quelle strategie che portano alla riduzione del rischio (in particolare realizzando una traccia il più possibile perpendicolare all’orientamento dei crepacci).
Che sistemi si possono adottare per affrontare questo ambiente con maggior consapevolezza?
Un suggerimento pratico, ad esempio, è valutare l’orientamento dei crepacci guardando una foto aerea su Google Earth. Se la foto è estiva, vedi che direzione prendono e d’inverno ti muoverai di conseguenza. Ci sono però molte altre considerazioni da fare e quindi è sempre consigliabile rivolgersi ai professionisti come le Guide Alpine. Molte informazioni e valutazioni sulla dinamica glaciale, che la maggior parte delle persone non conoscono, possono essere facilmente trasmesse in un corso fatto da una Guida Alpina, dopo il quale risulta più facile fare considerazioni corrette sulle condizioni del ghiacciaio. La prima cosa è andarci con consapevolezza, sapendo di essere su un terreno con pericoli non evidenti, una sorta di “trappola” che è meglio non affrontare se non si è preparati. Rinunciare è meglio che andare alla cieca, sperando che basti legarsi a una corda, che invece non è mai sinonimo di sicurezza.
Riceviamo e Pubblichiamo:
Guide Alpine Italiane