Gran Sasso: il Cai dice no a paravalanghe a Prati di Tivo
Pubblichiamo integralmente la nota, pubblicata su Lo Scarpone, del prsidente CCTAM-Cai Filippo Di Donato
Il Club Alpino Italiano da sempre si è battuto per la tutela dell’ambiente montano e del suo delicato equilibrio e non sono state poche le azioni di salvaguardia intraprese. Solo per ricordarne una, che assurge ad emblema della tenacia dimostrata, la battaglia intrapresa per la difesa di Campo Pericoli. Val bene ricordare l’assurda proposta degli anni ’80, di una galleria che da Prati di Tivo avrebbe dovuto raggiungere la Val Maone e da lì avviare gli impianti di risalita verso Campo Pericoli per poi raggiungere il Sassone fino a 2500 m (appena sotto la vetta di Corno Grande). Sarebbe stato un danno incalcolabile e contro quel progetto il Cai promosse addirittura una vincente petizione europea e con la partecipazione di personalità della cultura, della politica e di tutto il mondo ambientalista si innescò anche un acceso dibattito parlamentare; fu così che il progetto dell’allora Ing. Fedriani fu rimandato al mittente!
Dopo diversi anni, nel 1991, Cai e Parco Nazionale d’Abruzzo, con un riuscito intervento di reintroduzione, riportarono proprio a Campo Pericoli i primi Camosci del Gran Sasso che adesso popolano l’intero massiccio.
Meno fortunata è stata la Montagna del Gran Sasso che dal Monte Camicia va verso il Monte Coppe dove è stata realizzatala la Pedemontana, strada in quota che da Castelli raggiunge Rigopiano. Un assurdo taglio di pendio instabile, che intercetta il reticolo idrografico in costante movimento, addirittura attraverso il fronte del Nevaio del Gravone (che richiede perciò una manutenzione continua oltre che costosa) e modificante la morfologia di Rigopiano (anche nella zona che è stata interessata dalla valanga). Perché non ci si è opposti a questa opera (oggi la si percorre, ma è stata mai collaudata?) a favore del collegamento alternativo da Colle Corneto a Colle Mesole e che consente di raggiungere comunque Rigopiano, fruibile 12 mesi l’anno, che interessa agriturismi e agricoltori? Perché l’attuale Masterplan della Regione Abruzzo continua a prevedere ulteriori somme, con sperpero di denaro pubblico per la pedemontana alta?
Dove sono il Parco e le altre istituzioni pubbliche con una diversa e lungimirante visione d’insieme?
Altri guasti sono stati perpetrati dalle Comunità Montane con la realizzazione delle piste di penetrazione per miglioramento pascoli che segnano irreversibilmente i territori in quota dal Gran Sasso ai Monti della Laga; gli interventi di “transumanza verticale”, così come allora sostenuto dal Cai, sono stati inefficaci per la zootecnia, ma i segni in ambiente sono evidenti e documentati attentamente (c.f.r. Bollettino CAI L’Aquila).
Tornando alla neve come possiamo dimenticare gli impatti sulla Laga della fantomatica “palestra della neve” a Jacci di Verre nel comune di Rocca Santa Maria? Zona dove la neve resiste solamente per un periodo limitato. L’azione della magistratura da un lato e quella delle associazioni ambientaliste dall’altra ha fatto sì che lo scempio venisse scongiurato, anche se i danni diretti sono ben presenti e accentuati dall’erosione.
CORNO PICCOLO minacciato nel 2018
Con i finanziamenti dal Masterplan è stato proposto di installare un impianto di distacco artificiale della neve attraverso il versante nord del Corno Piccolo, posizionando 12 O’Bellx con piattaforme, torrette e moduli movibili. Ci troviamo oltre i 2000 m lungo il tracciato orizzontale di avvicinamento dalla Pietra della Luna al Sentiero attrezzato Ventricini. Il costo della realizzazione dell’opera si aggirerebbe sui 2 milioni di euro e poi sono da considerare le spese annuali di manutenzione e gestione (con elicottero due volte l’anno per togliere e riposizionare le parti mobili). I milioni provenienti dalla Regione Abruzzo andranno alla Gran Sasso Teramano S.p.a.: società per altro attualmente messa in liquidazione composta dalla stessa Regione Abruzzo, dalla Camera di Commercio e dalla Provincia di Teramo, dai Comuni di Pietracamela e Fano Adriano, dalle Amministrazioni Separate dei Beni di Uso Civico di Pietracamela e Intermesoli.
Giungendo a Prati di Tivo e osservando impianti, località e montagna si scopre che la Gran Sasso Teramano ha già fatto tanti, troppi danni in zona. Nonostante i consistenti investimenti già assegnati e spesi dal 2003 al 2009 (che non hanno avuto il ritorno economico aspettato), ci sono limiti e problemi notevoli per la stazione sciistica di Prati di Tivo e la sovradimensionata cabinovia della Madonnina; limiti e problemi non risolti e non risolvibili da questo ulteriore settoriale e dispendioso intervento. La Gran Sasso Teramano è in gravi difficoltà di gestione interna e di efficienza con il Presidente dimissionario, bilanci appena approvati (erano in sospeso 2014-2015-2016) e un consistente problema di liquidità che pesa su stipendi dei dipendenti, lavori ricevuti da pagare e l’apertura estiva.
IL PARCO AUTORIZZA
Purtroppo il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è diventato l’anello debole della catena autorizzativa avendo vagliata e approvata la realizzazione dell’impianto. È quindi molto doloroso, per chi ha voluto fortemente I Parchi, ricordare anche a questi quanto sia importante la protezione dell’Ambiente con le leggi che vanno applicate. La Legge Quadro n. 394 del 1991 sulle aree protette è una di queste e ha lo scopo di garantire e promuovere la conservazione e il ripristino del patrimonio naturale del “bel paese”. Quando poi si è in quota, nella Rete Natura 2000, cura e attenzione si moltiplicano così come opportunamente previsto anche dalla Legge Galasso e ripreso come regola di base dal Bidecalogo del Cai. (La Legge Galasso dell’8 agosto 1985, n. 431, tutela il territorio e le sue bellezze attraverso il piano paesaggistico e pone un limite altimetrico agli interventi: nelle aree appenniniche al di sopra dei 1200 metri e nelle aree alpine al di sopra dei 1600 metri).
La Legge Quadro sulle aree protette ci indica i principi e guarda a forme coordinate e partecipate come quelle espresse dalla redazione dei Piani del Parco e dalla Carta Europea del turismo sostenibile (che fine hanno fatto le buone pratiche raccolte nelle giornate internazionali tenute recentemente dal Parco a Isola del Gran Sasso?).
FARE ALTRO – E’ UNA QUESTIOE DI VISIONE E DI UOMINI
La Montagna ha bisogno di visioni, dalla tradizione all’innovazione, con un rilancio d’insieme che comprenda i paesi e nello specifico Intermesoli e Pietracamela, ma anche le altre realtà della Strada Maestra, in abbandono dopo la visita del 2002 dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Quanto di diverso è di distribuito si potrebbe realizzare con 2 milioni di euro in promozione, servizi e attività. Che fine hanno fatto il Museo dell’Alpinismo a Pietracamela e la Foresteria degli Aquilotti a Prati di Tivo? Le pareti del Corno Piccolo che si vogliono segnare trasudano della storia alpinistica degli “Aquilotti del Gran Sasso” formatisi nel 1925 attorno al medico Ernesto Sivitilli, un uomo di Montagna e per la Montagna.
Ed ecco che la riflessione si sposta sugli Enti, sugli uomini di potere, sui decisori. L’Abruzzo e i suoi uomini che contano hanno smarrito il Sentiero di APE Appennino Parco d’Europa e della Convenzione degli Appennini. Patrimonio Culturale e Patrimonio Naturale sono passati in terzo o quarto piano anche in questo speciale 2018 a loro dedicato.
La Natura insegna ma in questo caso non si considerano gli effetti del “cambiamento climatico” in atto e non ci riconosce negli accettati obiettivi planetari dell’Agenda 2030.
TURISMO LENTO – Tanto da raccontare e da presentare
Ci aspetta poi il 2019, “Anno del Turismo lento”, quello dell’incontro e dei paesi, della conoscenza e tutela, dei servizi e della gastronomia, delle produzioni tipiche e dell’accoglienza. Saranno migliaia e migliaia le persone che verranno per camminare e come ci si prepara?
Per invertire il senso di solitudine e di trascuratezza che si respira oggi i paesi devono diventare accoglienti. Va potenziata la rete Escursionistica attorno a Intermesoli e Pietracamela e per Prati di Tivo (anche rimuovendo l’ordinanza che vieta di percorrere la Val Maone) utilizzando i messaggi armonizzanti del Sentiero Italia del Cai che attraversa queste valli e ci riporta indietro al tempo dei famosi “carfagni” di lana grezza e del baratto da Pietracamela ad Assergi con Francesco De Marchi arguto narratore e primo a salire in vetta al Corno Grande.
C’è poi tutta l’area verso Cima Alta, meravigliosa, che potrebbe diventare come la Camosciara, avvicinata a piedi, a cavallo o con navetta. Tante le soste possibili e i luoghi di aggregazione- Il paesaggio si apre esplosivo con la Montagna che si offre potente, il bosco è secolare (con i due grandi faggi guardiani), i pianori sono abbacinanti con lo spettacolo dell’alba e delle fioriture, i camosci si inseguono agili e curiosi sulle balze. C’è tutto per attrarre e convincere, anche con le bianche palestre di roccia perse nel fresco del bosco, i percorsi salute e i campi avventura.
BASTA AGGRESSIONI
Ecco perché ci opponiamo al progetto paravalanghe invasivo e meccanico e cerchiamo altro fidandoci degli uomini del territorio che per competenza ed esperienza sanno leggere la Montagna.
Il Gran Sasso è già troppo aggredito, segnato e minacciato. Lo è purtroppo anche nel profondo con il rischio di inquinamento dell’acquifero che disseta 700.000 persone ed è attraversato dai tunnel autostradali di 10 km e contiene anche i cameroni del Laboratorio INFN.
Rifiutiamo superficialità, incompetenza e interessi settoriali. Il Cai da sempre è disponibile a gestire insieme, scientificamente e culturalmente i territori montani così da salvaguardarli e tramandarli integri alle prossime generazioni.
Niente debolezze nella tutela degli ambienti aspri e selvaggi del Corno Piccolo, nel pieno rispetto della Carta della Natura e di quanto storicamente finora è stato fatto per salvaguardare l’ambiente montano che è patrimonio di tutti.
Si chiede:
– al Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga il coraggio di rivedere quanto autorizzato e di aprire un propositivo tavolo di concertazione;
– alla Regione Abruzzo di bloccare l’iter del progetto;
– ai Ministeri di intervenire secondo competenza;
– al Coordinamento Federparchi Abruzzo di prendere atto e agire nelle sedi opportune;
– alle forze politiche sociali di seguire con attenzione quanto in discussione.
Il Cai osserva i cambiamenti in atto e interviene scegliendo l’impegno statutario per la conservazione dell’ambiente, usando come bussola le linee guida dettate dal Bidecalogo.
Filippo Di Donato
Presidente CCTAM CAI
(da: Lo Scarpone)