“.. I giorni del tempo passato accorreranno a noi tutti insieme quando li chiameremo e si lasceranno esaminare e trattenere a tuo arbitrio…. È proprio di una mente sicura di sé e quieta l’andar di qua e di là per tutte le parti della sua vita, mentre gli animi delle persone indaffarate non possano ne rivoltarsi ne guardare indietro, quasi si trovassero sotto il giogo … “
La lettura di questo sereno pensiero di Seneca in un momento per me particolarmente positiva e felice, mi ha condotto a trarre alcune considerazioni che a tutta prima sembreranno interessare solo il mio modo di vivere, ma che invece investono quello di molti che come me praticano assiduamente l’alpinismo.
Gian Piero Motti
IL LIBRO
Nel 1972 Motti è un alpinista di successo. Scalata dopo scalata, scopre che l’alpinismo può diventare una droga. Così scrive il famoso articolo «I falliti», dedicato a chi non sa più vivere senza montagna. È il passaggio fondamentale che lo porta ad aprirsi oltre i confini dell’alpinismo piemontese e oltre i miti-doveri della tradizione eroica. Da quel momento inizia un’incessante ricerca per lo sviluppo di un’avventura dal volto umano. Scopre le pareti calcaree delle Prealpi francesi, apprende l’etica dell’arrampicata californiana e approfondisce le tecniche orientali di meditazione. Diventa il punto di riferimento per una generazione di alpinisti inquieti. Questo libro raccoglie tutti i suoi scritti più importanti.
Editore: Priuli & Verlucca
Edizione: 2016
Formato: cm 12×19
Pagine: 336
Prezzo: € 18
AUTORE
Gian Piero Motti Nato a Torino, l’anno in cui moriva Giusto Gervasutti, Motti si è formato alla dura scuola alpinistica piemontese del dopoguerra. Giovane di raffinata sensibilità culturale, negli anni Settanta è stato l’animatore del Nuovo Mattino, il movimento che ha contestato la degenerazione dell’alpinismo eroico e ha cercato di fondare un nuovo umanesimo della montagna. Pensatore inquieto, narratore proilifico e originale, Motti è riuscito a raccontare per quasi vent’anni l’alpinismo senza piegarsi agli stereotipi della retorica “ufficiale”. Devoto studioso dell’avventura in montagna, ci ha lasciato una Storia dell’alpinismo a tutt’oggi insuperata e decine di articoli, introduzioni, recensioni, traduzioni, commenti, monografie. Si è tolto la vita nel giugno del 1983, soli 37 anni.
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