K2, i polacchi rinunciano all’invernale per la pandemia
K2: troppe incognite sino a dicembre. Restano in campo altri due team
K2: i polacchi rinunciano all’invernale 2020-2021. Una decisione dettata dalle incertezze associate alla pandemia di coronavirus, insieme alle restrizioni sul traffico aereo. Quindi, spedizione cancellata, come confermato dal suo leader, Piotr Tomala.
Gli alpinisti non sono stati in grado di prepararsi adeguatamente, ci sono molte difficoltà nel rispettare lae regole e il team avrebbe dovuto iniziare la preparazione immediatamente. In più c’è incertezza sulla situazione epidemiologica di dicembre.
Piotr Tomala La spedizione nel K2 è una grande sfida alpinistica, ma anche logistica. Da quando siamo tornati dalla spedizione a Batura Sar, abbiamo monitorato vari possibili scenari, ma al momento non possiamo prevedere quali saranno le condizioni epidemiologiche nel mondo nei prossimi mesi. Né possiamo permetterci di rischiare la salute dei potenziali partecipanti. Pertanto, l’unica decisione corretta e razionale sembra essere quella di rimandare il tentativo al K2 del programma polacco Himalayism invernale Artur Hajzer.
Il futuro e il K2
Ulteriori piani e attività del programma dipenderanno dallo sviluppo della situazione epidemiologica in Polonia e nel mondo. “Naturalmente, l’obiettivo principale è ancora il K2 invernale, ma siamo consapevoli delle sfide che stiamo affrontando e dell’enorme sforzo che facciamo ogni giorno per combattere la pandemia. Il nostro vertice può aspettare.
Due anni di stop
Questo sarà il secondo anno consecutivo in cui i polacchi hanno annullato la loro spedizione nel K2 invernale. Il loro ultimo tentativo risale all’inverno 2017-2018, quando Krzysztof Wielicki guidava una squadra guidata da Denis Urubko e Adam Bielecki. Dopo quell’esperienza, che si concluse con una clamorosa polemica tra Urubko e Wielicki, i polacchi si sono presi un inverno di stop per formare un gruppo con più possibilità nominando Piotr Tomala come responsabile.
Le altre spedizioni al K2
Per il momento, non ci sono novità per gli altri due team. Il gruppo russo-kirghiso (quello degli Snow Leopards invernali) e l’iniziativa nepalese di Seven Summit Treks.
I tentativi al K2
Ricordiamo che il K2 è l’unico Ottomila che non è mai stato scalato in inverno. Finora hanno tentato in totale sette spedizioni e nessuno ha superato i 7.650 metri, raggiunti da Denis Urubko, Piotr Morawski e Marcin Kaczkan nel 2003
1987-88: polacchi, canadesi e britannici
La prima spedizione fu diretta dal polacco Andrzej Zawada nell’inverno 1987-1988. Quella squadra era formata da 23 scalatori di nazionalità polacca (tredici), canadese (sei) e britannica (quattro). Sono arrivati nel mese di dicembre al campo base. Rimasero 80 giorni al cb, ci furono solo dieci giorni di bel tempo. Freddo, congelamenti e tende spazzate dal vento. Raggiunsero i 7.300 metri (C3).
2002-03: polacchi ed ex sovietici
La squadra era composta da 19 alpinisti, di nazionalità polacca (quindici), kazako (due), georgiano (uno) e uzbeko (uno), e si registarono diverse defezioni a metà spedizione. Raggiunsero campo 4 a 7.650 m. I venti non diedero tregua, si ritirarono dopo un attacco alla vetta a fine febbraio: Denis Urubko e Marcin Kaczkan scoprirono che C4 era distrutto e ridiscesero anche dopo che Kaczkan iniziò a mostrare sintomi di edema cerebrale.
2011-12: russi ed ex sovietici
Il terzo tentativo, nell’inverno 2011-2012, aveva la firma russa del suo leader Viktor Kozlov e di 16 membri. La squadra molto forte è progredita molto bene durante il primo mese e mezzo della spedizione. Il 31 gennaio, Iljas Tukhvatullin, Andrew Mariev e Vadim Popovich riuscirono ad attrezzare la via fino a 7.200 metri. Tuttavia, quello stesso giorno, il suo compagno Vitaly Gorelik fu colpito dal congelamento delle dita di entrambe le mani, in coincidenza con l’arrivo del maltempo. Le condizioni meteorologiche non consentirono la sua evacuazione, e lì morì. La spedizione fu annullata.
2014-15: autorizzazione annullata
Nel 2014, le aspettative erano alle stelle: Denis Urubko annunciò che sarebbe tornato al K2 in invernale con due colleghi esperti come Adam Bielecki e Alex Txikon. Tuttavia, pochi giorni dopo la sua partenza, le autorità cinesi negarono i permessi di ascensione e la spedizione fu annullata.
2017-18: polacco
Siamo all’inverno dopo la vetta del Nanga Parbat in invernale da parte di Alex Txikon, Ali Sadpara e Simone Moro. Tutti gli occhi erano puntati, quindi, sul K2. Ci provarono i polacchi, con alla guida Krzysztof Wielicki. La squadra era una grande squadra con Adam Bielecki e Denis Urubko ed altri otto alpinisti. Proprio Urubko e Bielecki furono impegnati nel salvataggio sul Nanga Parbat di Elisabeth Revol e Tomek Mackiewicz (quest’ultimo morto sulla montagna dopo aver raggiunto la vetta). Poi ci furono incidenti e Denis Urubko lanciò un attacco prima che terminasse l’inverno (il suo inverno). Raggiunse i 7.600 mt ma dovette arrendersi per l’arrivo anticipato di una tempesta. Successivamente, Urubko lasciò il campo base e pochi giorni dopo Krzysztof Wielicki annunciò la fine della spedizione.
2018-19: doppia spedizione russo-kazaka-kirghisa e ispanica-polacca-nepalese
La stagione invernale 2018-2019 è stata eccezionale sotto tutti gli aspetti. Era la prima volta che due spedizioni coincidevano con l’invernale sul K2. Al campo base arrivarono Vassili Pivtsov, Artem Braun, insieme ad altri cinque alpinisti russi (Roman Abildaev e Konstantin Shepelin, oltre a Braun), del Kazakistan (Dmitry Muraviov e Tursunali Aubakirov e Kirghizistan (Mikhail Danichkin). Due giorni dopo giunsero Alex Txikon e i suoi compagni Felix Criado (Spagna), Pawel Dunaj, Marek Klonowski (Polonia) e gli Sherpa Nuri, Chhepal, Geljen, Wallung e Pasang. A lavori iniziati arrivarono anche i kazaki Ildar Gabbasov, Akhat Smailov e Amaner Temirbayev, da un lato, e il polacco Waldemar Kowalewski, dall’altro; si unirono ai gruppi.
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I due team non collaborarono tra loro. Nonostante entrambi salissero per lo Sperone degli Abruzzi. Due strategie opposte. Da un lato, la spedizione russo-kazaka-kirghisa applicava il tipico stile di spedizione con progressi lenti e molte uscite. Dall’altro, Txikon e il suo team in modo più veloce.
I russi raggiunsero circa 7.500 metri. Alex Txikon arrivò a poco più di 6.900 metri, impegnato nel salvataggio di Daniele Nardi e Tom Ballard sul Nanga Parbat.
2019-20: spedizione internazionale
E siamo a oggi. Anzia a ieri. Perché la spedizione è tornata a casa. Sono stati al campo base poco più di due settimane e se ne sono andati tra le polemiche.A guidare il team il nepalese Mingma Gyalje Sherpa a capo di un un gruppo internazionale formato anche dall’islandese islandese John Snorri, dal cinese Gao Li, dallo sloveno Tomaz Rotar, dal pakistano Sirbaz Khan e dagli Sherpa Tamting, Pasang Mangel e Kili Pemba. John Snorri e Tomaz Rotar hanno raggiunto i 6.600 mt, poi Mingma Gyalje Sherpa ha annunciato l’annullamento della spedizione. Sono andati via in elicottero.