“La morte di Worsley non limiti la libertà di esplorazione in Antartide”
Sgomento nel mondo dell’esplorazione per la scomparsa di Henry Worsley mentre tentava di attraversare a piedi e senza assistenza l’Antartide. L’esploratore svedese Mikael Strandberg: “Spero che questo non porti a leggi folli tese ad ostacolare la libertà umana in Antartide! Non vedo modo migliore per lasciare la vita. E questa è una scelta dell’individuo, un organo di governo non può mettere restrizioni”
La morte di Henry Worsley mentre tentava di attraversare a piedi l’Antartide in solitaria e senza assistenza ha sconvolto il mondo sportivo e quello dell’esplorazione in particolare. Worlsey era un temerario, credeva fermamente nelle sue imprese al limite dell’impossibile. E c’era quasi riuscito anche stavolta, infatti si è fermato a poche decine di km dal traguardo della sua missione. Sfinito!
L’esploratore svedese Mikael Strandberg dice: “Il mio primo pensiero è stato un sentimento di shock, tristezza ma poi ho pensato:” Oh no, spero che questo non porti a limitare l’accesso e creare leggi folli tese ad ostacolare la libertà umana in Antartide! Per quanto mi riguarda non vedo modo migliore per lasciare la vita. E questa è una scelta dell’individuo, un organo di governo non può mettere restrizioni”.
“Siamo tutti devastati, al momento,” hanno detto ad Explorersweb i tre esploratori britannici compagni di Worsley in passato in Antartide Mark Wood, Mark Langridge e Paul Vicaryi -. Questa è una notizia terribile. Abbiamo avuto molti amici, soprattutto in campo militare, che muoiono in giovane età o mentre stanno facendo il loro lavoro. Henry stava facendo qualcosa che amava. Era un uomo rispettato, ammirato, leader ispiratore e il mondo ha perso un grande esploratore. Abbiamo perso un caro amico. I nostri cuori e le nostre preghiere sono con la famiglia in questo momento”.
l’ex militare 55enne amico dei giovani reali William ed Harry era in viaggio da 71 giorni, ormai a pochi chilometri dalla meta, ma stremato dalle condizioni proibitive è stato costretto a lanciare un ‘sos’. I soccorsi lo hanno recuperato e portato in un ospedale a Punta Arenas, in Cile, ma le sue condizioni fisiche erano già troppo deteriorate e i medici non sono riusciti a salvarlo. Worsley, residente a Londra, con la sua impresa voleva raccogliere denaro per Endeavour Fund, organizzazione che aiuta i militari malati e feriti e viene gestita dalla Royal Foundation dei duchi di Cambridge e del principe Harry (ha riscosso 142mila euro).
L’impresa doveva durare in tutto 75 giorni e Worsley aveva a disposizione cibo per soli 80. E’ arrivato a 48 chilometri dal ‘traguardo’ dopo averne percorsi 1600, sopportando temperature di -40 e i venti gelidi dell’Antartide. Nel suo ultimo messaggio si rammaricava di non poter concludere l’impresa quando ormai ne vedeva la conclusione.
Quando gli hanno chiesto perché volesse intraprendere un viaggio così pericoloso da solo, Worsley ha risposto, “Nelle spedizioni precedenti ero sempre parte di un team, stavolta volevo poter prendere da solo tutte le decisioni. Bene o male ho sempre vissuto in base al detto “Prova qualcosa in cui potresti fallire. Tutti facciamo le cose nelle quali sappiamo di poter avere successo senza difficoltà, ma di rado puntiamo a obiettivi più difficili di quelli che ci riteniamo in grado di raggiungere. Ed è questo che mi spinge ad andare avanti”.