Ho incominciato ad arrampicare a diciott’anni, e m’interessava solo il record: andare più veloce, andare meglio… La montagna mi affascinava. Era l’ambiente magico dove potermi finalmente distinguere, uscire dal gregge, essere qualcuno e non semplicemente il piccolo Batard con le orecchie a sventola che a scuola, durante la ricreazione, tutti prendevano in giro.
Marc Batard
IL LIBRO
Così inizia il racconto della vita di Marc Batard, alpinista tanto dotato quanto discusso, carattere ruvido, enigmatico, difficile. E straordinariamente coraggioso: non tanto per le scalate (eccezionali), quanto perché – cosa più unica che rara nell’ambiente degli «eroi» della montagna – ha saputo riconoscere e manifestare la propria omosessualità. Dopo averne parlato (è padre di tre figli) pubblica questo libro e si trasferisce a Parigi, dove si dedica alla pittura.
Non ha abbandonato l’alpinismo. Anzi. Nel 2021 ha tentato l’Annapurna, ha lasciato il campo base esterrefatto per le logiche commerciali. Tornato in Francia, Batard ha detto: “Lachenal si girerebbe nella tomba”.
Per il 2022 sta progettando di aprire una nuova via sull’Everest, sino al campo 1, così da aggirare la pericolosissima seraccata del Khumbu. Batard vuol diventare il più anziano (il prossimo novembre compirà 70 anni) a salire sul Tetto del Mondo senza ossigeno supplementare.
Edizione: 2007
Formato: cm 12,5×20
Pagine: 216, 8 tavole fuori testo
Prezzo: € 17
L’AUTORE
Marc Batard, guida e alpinista francese, classe 1951. Ha iniziato ad arrampicare da giovane, a 18 anni, inseguendo il mito del “record a tutti i costi”. La montagna è per lui l’ambiente estremo dove esprimersi, distinguersi. Nel 1978 inizia a farsi notare salendo in successione vie mitiche del Monte Bianco: Major, Sentinella Rossa (in discesa) e Sperone della Brenva. Poi realizza in solitaria imprese come L’enfant et la colombe (Grandes Jorasses, 1992) e il Lionel Andrè (Drus, in 19 giorni). Poi gli Ottomila. Nel 1998 ne scala tre: Cho Oyu, pilastro ovest del Makalu, Everest, in meno di 24 ore. Le sue rapidissime ascensioni gli valgono il soprannome di “velocista delle cime”.
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