Il mito di Junko Tabei, prima donna su Everest e Seven Summits
Una leggenda dell'alpinismo giapponese e mondiale, fondò anche il Ladies Climbing Club perché l'alpinismo non fosse cosa solo da uomini. Fu una forte ambientalista
Junko Tabei, una leggenda dell’alpinismo femminile. La prima donna a mettere piede sull’Everest, era il 16 maggio 1975. Ma Junko Tabei fu anche la prima donna a completare le Seven Summits. Fondatrice del Ladies Climbing Club, perché l’alpinismo non fosse cosa solo da uomini. E fu anche una forte ambientalista.
Biografia
Giovinezza
Nacque a Miharu il 22 settembre 1939, regione di Fukushima, quinta di sette figli. Nonostante fosse considerata una bambina fragile e debole, la sua passione per la montagna sbocciò intorno ai 10 anni, durante una escursione scolastica al Monte Nasu. La famiglia non assecondò la sua passione, considerandolo un hobby troppo costoso, sicché Tabei ebbe poche occasioni di andare ancora in montagna durante il periodo delle scuole superiori. Dopo aver completato gli studi in letteratura inglese presso un’università privata femminile di Tokyo, fondò un club di alpinismo per sole donne nel 1969. Nel biennio 1969-70 conquistò col marito le vette più alte del Giappone e quelle delle Alpi.
Junko Tabei, per sfatare i luoghi comuni che volevano le donne inadatte alle scalate più difficili, nel 1969 fondò il “Ladies Climbing Club” (LCC) i cui membri erano tutte donne e con il quale completò una lunga serie di scalate in oltre settanta paesi in tutto il mondo. Nel 1970, dopo essere stata la prima donna a raggiungere i 7.555 metri della terza vetta del massiccio dell’Annapurna, iniziò a pianificare quella che si rivelerà essere la sua più grande impresa: l’ascesa dell’Everest.
Nel 1970 con l’LCC diede il via al progetto “donne giapponesi per la spedizione sull’Everest” e, non senza difficoltà, riuscì ad ottenere dal governo del Nepal il permesso per guidare un gruppo di quindici donne comuni sul famoso monte. Il progetto fu sponsorizzato dal giornale Yomiuri Shinbun e dalla Nippon Television. Al termine di un lungo periodo di formazione durato cinque anni, le alpiniste raggiunsero Katmandu nel 1975, iniziando quindi la marcia verso la vetta, accompagnate da nove guide Sherpa, e salirono per la via normale per il Colle Sud e la cresta sud-est. All’inizio di maggio, il gruppo era già a un’altitudine di 6.300 metri, quando una valanga ne seppellì il campo, senza fare vittime, ma Junko Tabei rimase per qualche minuto priva di sensi. L’incidente la rese ancora più determinata: dopo aver ripreso le forze, decise infatti di porsi alla testa del gruppo. Il 16 maggio 1975, dodici giorni dopo la valanga, Junko Tabei toccava la vetta dell’Everest, prima donna al mondo (nel 1992 divenne anche la prima donna a completare le Seven Summits).
Attività successive
Tra il 1990 e il 1991, Junko Tabei raggiunse la vetta del Monte Vinson: la cima più alta dell’Antartide. Nel giugno del 1992, scalando il Puncak Jaya in Indonesia, divenne la prima donna a completare le Seven Summits.
Oltre alla carriera alpinistica, fu impegnata sul fronte ecologista. Nel 2000 completò uno studio post-laurea all’università di Kyushu, focalizzato sul degrado ambientale dell’Everest, causato dai rifiuti abbandonati dalle spedizioni alpinistiche. Fu anche direttrice dell’Himalayan Trust of Japan, una organizzazione attiva a livello globale nella conservazione degli ambienti in quota. Uno tra i progetti realizzati da questa organizzazione fu la costruzione di un inceneritore per eliminare i rifiuti lasciati dagli scalatori. Partecipò ad altre attività di bonifica dei rifiuti nelle montagne del Giappone e dell’Himalaya.
Morte
Junko Tabei morì il 20 ottobre 2016 di cancro, lasciando due figli. Pur essendo malata dal 2012, scalò vette fino al 2015.