Nanga Parbat: il 15 giugno 1937 una delle pagine buie dell’alpinismo
16 morti: 7 alpinisti e 9 sherpa colpiti da una valanga mentre dormivano a campo 4
Accadde la notte del 15 giugno 1937. Sul Nanga Parbat. Una valanga seppellì 16 alpinisti e sherpa di una spedizione tedesca. Una delle tragedie più pesanti della storia dell’alpinismo.
La corsa al Nanga
In quegli anni cominciava la corsa agli Ottomila e sul Nanga Parbat si erano registrati, negli anni immediatamente precedenti, due insuccessi. Nel 1932 un tentativo con un team tedesco-americano guidati da Willy Merkl. Raggiunsero i 7.400 mt ma poi il maltempo li costrinse a scendere e a ritirarsi.
Due anni dopo, nel 1934, un secondo tentativo (sempre guidati da Willy Merkl) finì in tragedia: tra il 15 e il 17 luglio morirono Alfred Drexel, Willy Merkl, Uli Wieland, Willo Welzenbach e sei sherpa.
Il 6 luglio, gli scalatori tirolesi Peter Aschenbrenner ed Erwin Schneider raggiunsero un’altezza stimata di 7.895 m. Se gli alpinisti fossero partiti proprio in quel momento, sarebbero potuti arrivare in cima. Tuttavia, Merkl voleva che l’intera squadra arrivasse allo stesso tempo, così fece aspettare un giorno per far riposare il gruppo, assumendo che il bel tempo sarebbe durato. Invece, il 7 luglio vide l’inizio di una tormenta di neve e di una tempesta che durò nove giorni. La spedizione si concluse in tragedia, con la morte di Alfred Drexel, probabilmente per un edema polmonare di alta quota. 14 alpinisti furono intrappolati a 7.480 m, senza acqua né cibo. Durante il ritiro disperato che seguì, due famosi alpinisti tedeschi, Uli Wieland, Willo Welzenbach, e cinque portatori sherpa morirono per esaurimento e ipotermia. Willy Merkl stesso e il suo fedele sherpa Gaylay, morirono durante il tentativo di discesa. Il corpo congelato di Merkl e quello di Gaylay furono scoperti nel 1938 da un’altra spedizione tedesca che incappò nella grotta di neve in cui si erano rifugiati.
La tragedia del 1937
Trascorsero tre anni e i tedeschi decisero di riprovarci. Iniziarono a lavorare sulla montagna il 22 maggio. L’11 giugno montarono campo al di sopra di C4. Uno sherpa, a causa di malessere fisico, ridiscese e raccontò che gli altri sherpa non erano d’accordo nel proseguire la salita a causa dei grossi rischi. E avevano ragione!
La notte tra il 14 e il 15 giugno una valanga colpisce il campo. Tutti dormivano. Sette alpinisti e nove sherpa. Morirono i tedeschi Karl Wien (capo spedizione), Adolf Göttner, Hans Hartmann, Günther Hepp, Peter Müllritter e Martin Pfeffer, l’austriaco Rupert Fankhauser e gli sherpa Pasang Norbu, Chong Karma, Karmi, Gyaljen Monjo, Mingma Tshering, Nima Tshering I, Nima Tshering II, Ang Tshering II e Tigmay. Due membri del team si salvarono perché erano ai campi inferiori, gli scienziati Cameron Ulrich Lufte e Carl Troll.
Furono loro due a dire cosa era accaduto e a dare l’allarme. I soccorritori trovarono solo cadaveri. Nessuno si era salvato alla valanga.
La prima salita
La prima ascensione fu compiuta il 3 luglio 1953 dall’alpinista austriaco Hermann Buhl con una spedizione austro-tedesca guidata da Karl Maria Herrligkoffer. Il versante prescelto fu il Rakhiot a nord-est, passando per la Sella d’Argento e il Silber Plateau. Si tratta del primo e unico Ottomila raggiunto in prima assoluta da un solo scalatore (Buhl infatti compì l’ascensione da solo a partire dall’ultimo campo) e senza l’uso di ossigeno.