Nemmeno il cuore grande della montagna ferma la cattiveria sui social
Il nostro invito ad evitare determinati commenti sui social
Nelle ultime settimane sui nostri canali social (ma ovviamente si registrano ovunque!) ne stiamo leggendo di commenti mostruosi, freddi, cattivi, pessimi, fuorvianti, strumentali.
Non che prima andasse tanto meglio, ma un’impennata di cattiveria generalizzata la registriamo. E forte! Non per altro, per i filtri a cui quotidianamente siamo obbligati. Perché molti, sinceramente, sono semplicemente e drammaticamente da cancellare.
I social, lo sanno ormai pure i bambini, danno la possibilità ad esprimere voce ed opinioni a tutti, senza filtro. Ciò è un bene. Ma noi, come organo di stampa, siamo chiamati – è il nostro ruolo – a un codice deontologico, siamo chiamati a tenere, per interiorità e regole, ad assumere determinati atteggiamenti e comportamenti e pensieri. Siamo veicoli di comunicazione di massa, e questo articolo va inteso in questo senso. Punto.
È come se il fatto che fossimo chiusi in casa, a combattere un nemico invisibile, ci avesse incattivito oltremodo. E nemmeno l’anima e il cuore grande della montagna, la fratellanza, l’intimità e la bontà generalizzata che le alture fanno sbocciare in noi hanno retto l’urto di questa cattiveria generalizzata.
E pronti a puntare il dito contro chiunque.
Anche davanti alla morte non ci si ferma. Come il caso della notizia pubblicata pochi giorni fa sullo scialpinista morto sul Monte Bianco. Un giovane di 24 anni che, contravvenenendo alle disposizioni per il contenimento del Covid-19, si è avventurato in montagna ed è precipitato. È morto. Su di lui è stato scritto di tutto!
E ricordate la news dell’immigrato salvato scalzo sul Monte Bianco che cercava di andare in Francia? Anche lì si è scatenato il putiferio sulle nostre pagine social; e noi a ripulire…
Oppure notizia più fresca di questi giorni, i due fratelli – Guide Alpine – messi praticamente sul patibolo dai social. Noi, dopo attenta analisi, abbiam preferito non mettere i nomi, tenere la notizia bassa e nonostante tutto, tra l’altro, siamo stati tacciati di “poco tatto” per aver semplicemente pubblicato, integralmente, il comunicato stampa del Collegio delle Guide Alpine. Abbiam fatto cronaca. Secca. Senza commenti. Senza prese di posizione. Come siamo abituati a fare. Perché siam sì un giornale di montagna, ma siamo un giornale di cronaca di montagna e non tanto, o non solo, di approfondimento. E quando dobbiamo prendere posizioni, lo facciamo qui negli Editoriali.
Su news di questo tenore, i commenti sono pressoché simili: “Lasciatelo lì” che suona in pratica “Deve morire”, “Il Soccorso non doveva intervenire”, sulle aggettivazioni meglio sorvolare, in merito alle guide “Toglietegli il tesserino” e tanti tanti altri…
Il nostro compito è dare notizia, non è dare opinioni in merito; le guide avranno sbagliato, il 24enne sul Monte Bianco avrà sbagliato… ma non accettiamo la gogna sui social. Non accettiamo determinati comportamenti violenti; chi ha sbagliato pagherà, di fronte alla legge e alla proppria coscienza (chi potrà ancora farlo), ma ci sono dei limiti. E certi limiti non andrebbero valicati.
Oppure quando si pubblicano notizie su alcuni alpinisti famosi e la “celebrità” la si paga anche in termini di critiche. Ma la critica è una cosa. L’aver opinioni diverse è una cosa. L’offesa è altro, la violenza è altro. Quella stessa violenza – per chi non sa basta fare un giro veloce sui social – che si registra nel contradditorio tra gli stessi “commentatori” sui social.
Non ci dilunghiamo. Il nostro è solo e semplicemente un invito a non usare i social sui nostri canali vestendo i panni di inquisitore e boia! Amiamo la montagna, il nostro lavoro è amore per la montagna!
Avvertiamo una certa sofferenza nello scrivere e pubblicare questo editoriale, ma sentiamo la necessità di farlo. Anche i nostri colleghi avvertiranno questo senso di amarezza, perché il problema è comune, e li invitiamo a una presa di posizione.
A breve usciremo di casa e respireremo nuovamente l’aria sottile delle nostre montagne…
Restate a casa!
Il Direttore
La montagna in sé non rende l’uomo migliore. Ci vuole comunque educazione e ricerca personale. I commenti pubblici dovrebbero essere sempre misurati e rispettare il nostro essere uomini, capaci di empatia.
L’articolo coincide perfettamente con la mia visione del triste panorama social per cui sono pienamente in linea con la redazione . Ritengo inoltre che i leoni da tastiera siano dei poveri complessati microcefalici e che debbano essere allontanati da canali tipo questo dove il cattivo non dovrebbe esistere. Grazie e buon lavoro !
Mai parole furono spese meglio. Ci troviamo a convivere con un mondo di complessati, convinti di essere nel giusto e determinati nell’attribuire colpe ed eseguire sentenze. Un mondo che fa paura perché fatto di persone che non si mettono in discussione, assolvendo se stessi da ogni peccato e additando quegli degli altri. Se provi a confutarli scopri che è fatica sprecata. E soprattutto hai dei danni collaterali. Perché il cattivista ti trascina sul suo piano e chi legge non capisce più la differenza.
Penso che come nel caso dei due fratelli Guide Alpine di Madonna di Campiglio, proprio perché persone alle quali viene affidata la sicurezza e l’incolumità delle persone che accompagnano in montagna, avrebbero dovuto dare l’esempio in fatto di comportamento. Contravvenire alle disposizioni di legge non è una semplice trasgressione: dimostra l’inadeguatezza al ruolo che hanno scelto di ricoprire.