No al Jeep Camp sulle Dolomiti
Nel corso del Comitato di Gestione del 6 maggio scorso è stato ammesso all’ordine del giorno e discusso un documento a firma di Nicola Chiavarelli, rappresentante del comune di Primiero all’interno del Parco di Paneveggio – Pale di S. Martino, di Anna Facchini presidente della SAT e rappresentante del sodalizio all’interno dell’Ente Parco e di Ettore Sartori di Italia Nostra e rappresentante delle Associazioni Ambientaliste.
La presidente della SAT Facchini ha sostenuto il documento richiamando le linee guida della SAT e del Consiglio Centrale, che già in passato avevano stigmatizzato una propria posizione sulle manifestazioni motoristiche in quota.
Il documento ha suscitato un ampio dibattito e riscosso altrettanto consenso, sia da parte del Presidente del Parco Silvio Grisotto, che di altri membri, i quali sono a vario titolo intervenuti in modo significativo.
“La dimensione della riflessione che vi chiediamo di sostenere nei confronti del JEEP CAMP 2019 – si legge nella nota – non riguarda solo la verifica di rispetto dei confini territoriali e di sole competenze amministrativo geografiche, riguarda la tutela dei confini culturali di un’idea”.
“E’ un evento che chiede una attenta valutazione non solo del suo impatto ambientale, ma anche “valoriale”, il cui effetto è dirompente in termini di perdita di identità e funzione degli ambiti montani. Pur riconoscendo la necessità economica e sociale della fruizione turistico- ricreativa e sportiva in ambiente naturale, riteniamo necessario mettere l’accento sul tema della distorsione culturale sottesa a questi eventi, ossia l’idea di una montagna usata come sfondo per una cultura urbana esclusivamente consumistica in aperto conflitto con quella alpina. Eventi che possono apparire economicamente remunerativi se valutati nel breve periodo – ha sostenuto Nicola Chiavarelli durante la lettura della domanda di attualità – ma che sono del tutto privi di prospettiva e sostenibilità ambientale, economica e sociale se valutati nel medio e lungo termine”.
“Nel rifiutare la manifestazione, le Dolomiti Bellunesi e Val di Fassa hanno intuito l’evidente volano negativo alla propria immagine. Ora è la Comunità del Primiero ad essere chiamata ad operare una scelta di campo, tra la promozione dei valori identitari della montagna – quali silenzio, natura, equilibrio – e una cultura consumistica che riduce le Alpi a “fondale per attività” e le utilizza e le promuove alla stregua di un parco divertimenti. Se parte del Primiero è disposta a s-vendersi pur di far parlare di sé, l’Ente Parco deve attivarsi al fine di promuovere la condivisione della mission di salvaguardia nella quale c’è il possibile, eccezionale rilancio. Di fronte ad un decisore pubblico che non ha la coscienza della propria identità particolare, che non ha ancora maturato una visione culturale di insieme – conclude il consigliere comunale di Primiero – l’Ente Parco può e deve richiamare il senso di questo confine, entro il quale gravita, si costruisce e deve essere coltivato il senso di orgoglio e di appartenenza di una Comunità ad un Territorio. Un territorio che ha queste potenzialità naturali, uniche, straordinarie va accompagnato a trovare una propria via. Accogliere tra le Pale di San Martino – nella Green Way Primiero – 600 SUV fuoristrada con cilindrate fino a 280 CV,con motore a scoppio… capirete, equivale a: 600 NO GRAZIE. L’Ente Parco, interlocutore privilegiato della Comunità di Primiero, deve proporre il proprio netto, forte invito al rifiuto nei confronti di azioni come questa: di arrogante approccio motoristico. E’ quello che ci aspettiamo suggeriate assieme a noi – ribadisce – con grande fermezza culturale – al Comune di Primiero San Martino di Castrozza ed all’APT”.
Società degli Alpinisti Tridentini
(da Lo Scarpone)