Nuova spedizione di Sandro Rossi: il Satopanth
L’alpinista Sandro Rossi ha programmato una sua nuova spedizione. Lo scorso anno lo abbiamo seguito sul Khan Tengri, quest’anno ci riprova e volerà in India
“E’ arrivato il momento di svelare le carte – scrive sul suo sito Aria rarefatta – e rendere pubblica la prossima esperienza extraeuropea, titolata: SatoPanth 2016. L’anno scorso in Kirghizistan, insieme a mio figlio Tiziano, ho tentato la salita del Khan Tengri, una bellissima montagna in Asia centrale; non è andata come speravamo, ma è stata comunque una bellissima esperienza, alpinistica, umana, relazionale. Quest’anno tornerò a partire da solo (mio figlio Tiziano sarà impegnato in un mese di volontariato in Bolivia); ho dovuto aspettare a rendere pubblico questo mio nuovo obiettivo, infatti dopo il permesso di salita concessomi tempo addietro dall’IMF (IndianMountaineering Foundation), solo alcuni giorni fa è arrivato, dal Consolato Indiano di Milano, l’ultimo tassello che mancava per poter annunciare la mia prossima avventura alpinistica, il VISTO per poter entrare in INDIA: andrò appunto nell’Himalaya Indiano, per tentare la salita del Satopanth.
La parola Satopanth, deriva dal sanscrito, e si può tradurre in “via della verità” o “verocammino”, ‘Sat-o’ significa ‘vero, verità’ e ‘panth’ sta per ‘via, sentiero, cammino’. Un altro significato della parola ‘Sat-o’ è ‘cielo’, quindi un’altra traduzione letterale di Satopanthpotrebbe essere “via del cielo” o “via verso il cielo”.
Il Satopanth (7.075m) è una splendida montagna nell’Himalaya del Garhwal occidentale, e precisamente nell’alta valle del Gangotri, alle sorgenti del Gange. La valle è meta di pellegrinaggi indù e ricca di villaggi e templi.
La zona è veramente spettacolare per i grandi ghiacciai e le molte cime prestigiose, un angolo estremo del nord dell’India, in una zona incredibilmente bella e remota della catena dell’Himalaya, nei dintorni del Satopanth ci sono vette mozzafiato come lo Shivling e il gruppo del Bhagirathi. Il Satopanth è la seconda montagna più alta nel gruppo di Gangotri in Uttarakhand, la sua salita è piuttosto impegnativa, la via è valutata di grado AD e si sviluppa lungo la cresta nord-est, un itinerario complesso di misto neve e ghiacciaio, con pendenze elevate e creste affilate come rasoi, da percorrere con molta attenzione e concentrazione prima di arrivare al tratto finale che porta in vetta, a 7.075m, dove spero di arrivare e ammirare dall’alto lo Shivling, il Nanda Devi, le vette del Kashmir e dei vicini Nepal e Tibet.
L’approccio alla montagna è via terra partendo da Delhi, un viaggio ‘tradizionale’, condiviso con i pellegrini che sono diretti verso uno dei luoghi più sacri dell’India, Gaumukh, la fonte del Gange, che si trova a poca distanza da questa montagna.
La data di partenza ormai è certa, e sarà martedì 13 settembre, da Milano Malpensa
ITINERARIO DI MASSIMA (soggetto a variazioni )
Giorni Data Percorso
G01 13/09/2016 Partenza dall’Italia
G02 14/09/2016 Arrivo a Delhi e visita agli uffici dell’IMF per registrazione e permessi
G03 15/09/2016 Trasferimento in Jeep a Uttarkashi (1.110m)
G04 16/09/2016 Trasferimento da Uttarkashi a Gangotri (3.048m)
G05 17/09/2016 Trekking da Gangotri a Bhojbasa (3.784m)
G06 18/09/2016 Trekking da Bhojbasa a Nandanvan (4.420m)
G07 19/09/2016 Trekking da Nandanvan al campo base di Vasukital (4.850m)
da G08 a G19 dal 20/09/2016 al 01/10/2016 Giorni per l’ascensione alla vetta del Satopanth e ritorno al campo base
da G20 a G23 dal 02/10/2016 al 05/10/2016 Giorni di riserva in caso di meteo avverso
G24 06/10/2016 Trekking dal campo base a Gaumukh
G25 07/10/2016 Trekking da Gaumukh a Gangotri e proseguimento fino a Uttarkashi
G26 08/10/2016 Trasferimento da Uttarkashi a Rishikesh
G27 09/10/2016 Trasferimento da Rishikesh a Delhi
G28 10/10/2016 Relazione finale negli uffici dell’IMF
G28 10/10/2016 giorno libero a Delhi
G29 11/10/2016 partenza per l’Italia
G30 12/10/2016 Ritorno e arrivo in Italia
12 sono i giorni netti per l’ascensione alla vetta del Satopanth e ritorno al campo base. Il percorso di salita segue le orme della spedizione svizzera che ha scalato per prima il Satopanth percorrendo l’esposta e affilata cresta nord-ovest, raggiungendo la vetta il 1° agosto del 1947 (giorno insolito per tentare la vetta visto il pieno periodo monsonico … ), spedizione composta da André Roch , René Ditterit, Alexander Graven e Alfred Sutter.
La progressione avviene normalmente stabilendo 3 campi: C1 a 5400 ÷ 5500m sul ghiacciaio Suralay, di fronte all’imponente versante nord della montagna (a causa del notevole sviluppo dal CB al C1, quest’ultimo può essere strategicamente utilizzato come campo base avanzato); C2 a quota 5900 ÷ 6000m, nel tratto iniziale della parete; C3 sull’ampia sella sotto la cresta est, a quota 6300 ÷ 6400m circa (la posizione è molto ventosa e questo campo viene generalmene usato solo la notte prima della salita alla vetta).
Note storico-geografiche/culturali.
Il Satopanth si trova nel Garhwal, una divisione dello stato federato indiano di Uttarakhand (Uttaranchal sino al 2006), nell’India settentrionale, una regione assolutamente non frequentata da turisti occidentali, ma da pellegrini indiani, in un’India antica popolata da gente gentile, onesta, assolutamente vegetariana e che non ti vuole vendere nulla. Incastonato in una delle più remote aree dell’Himalaya, il Garhwal proietta le sue spettacolari vette verso il Tibet e costituisce la frontiera orografica che divide la spiritualità del Buddismo Tibetano da quella Induista. In nessun altro luogo della lunga catena Himalayana la spiritualità impregna le montagne come qui. A nord c’è il Kailash, la montagna sacra del Tibet, a sud le sorgenti del Gange, “la porta degli Dei”.
Al di là dell’aspetto alpinistico, questo più che un viaggio può essere considerato un pellegrinaggio in una Terra Santa da 5000 anni ricca di monti bellissimi ammantati di neve e di fiumi dalle acque cristalline: in Garhwal infatti la furia distruttrice della dea Ganga si perde tra i capelli di Shiva in mille rivoli che scorrono tra alti monti a forma di tridente. L’avvicinamento alla montagna si fa entrando nella valle santa di Gangotri, percorrendola a piedi assieme alla massa variopinta ed eterogenea dei pellegrini indiani, numerosi sono i Santuari posti in punti elevati, molte le scuole di Meditazione e Yoga. Culturalmente il Garwal è immerso nella storia e nella mitologia della fede indu, viene tra l’altro ritenuto la dimora di molte divinità indù incluso Shiva. Aperta da poco tempo agli estranei, la regione è tuttora meta di frequenti e importanti pellegrinaggi. Ad aumentare l’atmosfera particolare che riempie la regione, il sacro Gange ha fatto sgorgare le sue sorgenti dal ghiacciaio del Gangotri, nella zona più occidentale, per iniziare la sua lunga corsa piena di vita, di morte, di umanità e misticismo. È un’area insomma dai molteplici interessi paesaggistici, faunistici e culturali”.