Rocca Calascio luce d’Abruzzo

Il borgo con il famoso castello (100mila visitatori l'anno) ha vinto il bando "Attrattività dei borghi" aggiudicandosi 20 milioni di euro per il rilancio turistico, economico e sociale. Il Tar Abruzzo sblocca iter dopo un ricorso

Rocca Calascio, uno dei simbolo dell’Abruzzo, forse con il castello più fotografato d’Italia e con centomila visitatori l’anno, è pronta per un forte lancio turistico. Rocca Calascio, infatti, è vincitore del bando ‘Attrattività dei borghi’ e si è aggiudicato 20 milioni di euro. Poi, a causa di un ricorso al Tar tutto è stato bloccato. Ora il pronunciamento dei giudici amministrativi abruzzesi che hanno respinto nel merito il ricorso del Comune di Lama dei Peligni, secondo in graduatoria.
Rocca Calascio l’ha spuntata su altri 16 borghi abruzzesi che hanno presentato la candidatura. Il progetto presentato si chiama “Rocca Calascio luce d’Abruzzo”, ovvero una serie di iniziative per la rigenerazione culturale, sociale ed economica del borgo.

 


Il Pnrr destina complessivamente 1 miliardo di euro alla rivitalizzazione di questi borghi italiani.


 

Il progetto

La proposta presentata, tra l’altro, getta le basi per la realizzazione di un polo della cultura che vedrà anche una serie di azioni complementari, un albergo diffuso nei palazzi chiusi e semiabbandonati, un’area per il campeggio e la sosta dei cavalli lungo il percorso dell’ippovia, tutti servizi elementari totalmente mancanti. C’è inoltre la necessità di salvaguardare un patrimonio storico e architettonico, unico, un sito di importanza straordinaria, con un’area archeologica danneggiata dagli ultimi terremoti.
L’incremento del livello occupazionale sarà garantito dall’apertura delle nuove attività e dalla valorizzazione e ampliamento di quelle presenti. Un paese dove purtroppo si respira lo spopolamento, l’abbandono della montagna dell’Abruzzo interno anche se con un paesaggio mozzafiato in cui da 1.460 metri d’altezza si possono ammirare tutti i massicci montuosi dell’Appennino.

Dalla Regione Abruzzo Il finanziamento di 20 milioni di euro si colloca nella prospettiva di una rigenerazione culturale, ma anche economica del borgo che corre il rischio di essere abbandonato. Un patrimonio che, grazie a questo progetto pilota, verrà tutelato attraverso interventi di riqualificazione degli spazi pubblici, il recupero del patrimonio storico architettonico e l’attivazione di iniziative culturali, economiche, di edilizia sociale e turismo.

Rocca Calascio
Film Commission d’Abruzzo

Il via libera dopo il Tar

Il sindaco di Calascio Paolo Baldi Eravamo in attesa del pronunciamento del Tar, ma nel frattempo avevamo comunque presentato al ministero le integrazioni richieste, in particolare quella per le modalità di gestione del progetto. Che si chiama ‘Rocca Calascio Luce d’Abruzzo’ proprio perché il castello, conosciuto in tutto il mondo e visitato da centomila persone l’anno, rimane un progetto dell’intera regione. Il Comune ha sottoscritto lettere d’intenti con aziende locali interessate a partecipare al progetto, le attività saranno a beneficio di tutto il territorio circostante, perché Calascio ha dimensioni ridotte. Il bando ha comunque messo in campo nella regione altre 16 progettazioni eccellenti che spero non rimangano sulla carta; se messe in atto, anche in parte, potrebbero cambiare volto a tutto l’Abruzzo, specie nelle zone interne. Ora attendiamo il decreto ministeriale per avviare gli interventi.

Il Tar ha riconosciuto la correttezza e la regolarità con cui la commissione ha scelto la Rocca di Calascio quale progetto beneficiario dei 20 milioni del Pnrr per ‘Attrattività dei Borghi’.

Rocca Calascio

Rocca Calascio è l’unica frazione del comune italiano di Calascio, in provincia dell’Aquila, dal cui centro abitato dista circa 3 km per un dislivello di 200 metri.
La rocca è costituita da un castello e dal borgo medievale adiacente; quest’ultimo, che si sviluppa verso sud-ovest, è costituito da una parte alta, più antica, di cui rimangono solamente alcuni resti archeologici e una parte bassa, più recente e parzialmente recuperata. Sul versante opposto di nord-est, verso Campo Imperatore, si trova invece la chiesa di Santa Maria della Pietà.

Il castello, situato a 1512 metri di altezza, è tra i più elevati d’Italia e d’Europa ed è considerato uno dei simboli dell’Abruzzo. La rocca, baricentrica tra l’altopiano di Campo Imperatore e quelli sottostanti di Navelli e del Tirino, è inserita in un contesto di grande valore paesaggistico e ricompresa nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga di cui costituisce una delle principali mete turistiche.

Storia

L’area fu popolata sin dalla preistoria, e rinvenimenti dell’età del bronzo sono avvenuti vicino alla Chiesa di Santa Maria della Pietà.
Anche se non vi sono fonti certe, la prima edificazione del Castello di Rocca Calascio viene fatta risalire tradizionalmente a Ruggero II d’Altavilla, che volle la costruzione di questa fortificazione dopo la conquista normanna. Con il Medioevo la fortezza assunse un forte interesse strategico e militare, facendo infatti parte di un imponente sistema difensivo di avvistamento, che si estendeva dagli Appennini al mare Adriatico e serviva a monitorare questo territorio, da sempre vittima di invasioni. Nel 1380 la torre originale di Rocca Calascio apparve per la prima volta in una carta catastale come torre di avvistamento isolata a scopo difensivo.
Durante il Medioevo attorno alla torre si sviluppò il borgo di Rocca Calascio. Esso fece parte – con Calascio, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio e Santo Stefano di Sessanio – della celebre baronia di Carapelle.
Fu Ferdinando I di Napoli che, sul finire del XV secolo, decise di concedere la proprietà del complesso ad Antonio Todeschini, membro della famiglia Piccolomini Todeschini, che nel 1480 iniziò la costruzione dei quattro torrioni circolari per rafforzare la fortificazione, portandola alla forma attuale.
I terremoti del 1349 e 1461 danneggiarono la Torre e distrussero quasi interamente il borgo adiacente. Dal 1480 con Antonio Piccolomini iniziò la ricostruzione con la nuova cinta muraria estesa fino all’attuale parcheggio, fu ricostruita solo la parte bassa del borgo medievale, mentre giova ricordare che l’attuale abitato di Calascio è sempre stato distinto dalla Rocca e con una storia propria.
Durante la sua dominazione la torre fortificata smise però di avere una funzione militare ed entrò nella fase del suo declino. Sotto la dominazione aragonese venne istituita la Dogana della mena delle pecore in Puglia, che diede nuova linfa all’economia della zona. La pastorizia e le attività a essa legate diventarono quindi la principale fonte di reddito del borgo, del castello e dell’area circostante, tanto che nel 1470 i paesi della baronia possedevano oltre 90.000 pecore; la zona diventò inoltre un fulcro della produzione e del commercio della lana. Proprio in questo periodo, si sviluppò ancora di più il piccolo borgo sottostante, anch’esso fortificato. Nel 1579 il borgo e il castello vennero acquistati dalla famiglia fiorentina dei Medici per 106.000 ducati grazie all’accordo di vendita tra Costanza Piccolomini e Francesco I de’ Medici, granduca di Toscana.
Nei decenni seguenti, dopo il passaggio alla dominazione borbonica nel 1734, anche l’intero abitato della Rocca iniziò il suo declino e fu progressivamente abbandonato, fino a risultare completamente disabitato nel 1957.
A partire dagli anni ’80 del XX secolo il castello è stato sottoposto a lavori di restauro e consolidamento e alcune abitazioni del borgo medievale sono state recuperate e convertite a strutture ricettive.
A Rocca Calascio sono stati girati film di successo, come Ladyhawke, Nel Nome della Rosa nel quale da Campo Imperatore in lontananza si nota la figura della piccola rocca di Calascio.

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