San Gottardo, l’ora x per il traforo che divide gli svizzeri
Il prossimo 28 febbraio gli svizzeri saranno chiamati al voto per decidere sul raddoppio dell’asse viario. L’attuale galleria necessita di lavori di manutenzione. L’alternativa: una galleria più a monte di minor lunghezza
San Gottardo sì, San Gottardo no! Il traforo svizzero fa discutere da anni, ma pare si sia giunti all’ora x. Con cinque milioni di automobili e 900’000 autocarri l’anno, il tunnel autostradale del San Gottardo è tra gli assi viari più trafficati dell’arco alpino. Il 58% dei veicoli che attraversano le Alpi svizzere transitano dalla galleria tra Göschenen (canton Uri) e Airolo (Ticino). Per di più parliamo di un tunnel di 16,9 km, uno dei più lunghi al mondo (limite di velocità 80 km/h). E’ facile ritrovarsi, soprattutto nei giorni ed orari di punta, in colonne chilometriche, soprattutto dopo l’incidente che si verificò il 24 ottobre 2001, alle 9.39 del mattino. Il traforo fu teatro di una tragica collisione tra due tir. A causa dello scontro un serbatoio fu danneggiato e del carburante si riversò sulla carreggiata. Un cortocircuito di un cavo elettrico, a contatto con la miscela di diesel e aria, provocò un’esplosione e il susseguente incendio. I due automezzi pesanti e il loro carico – tra cui anche centinaia di pneumatici – furono rapidamente avvolti dalle fiamme. La temperatura all’interno della galleria salì in poco tempo oltre i 1200 gradi. Dieci persone persero la vita intossicate dal fumo, una morì carbonizzata.
Oggi, a ben 35 anni dalla sua inaugurazione – 5 settembre 1980 – il tunnel deve rifarsi il look; sì, perché necessita di lavori di manutenzione. Cosa non da poco, in quanto come si farà a garantire il flusso di auto e merci verso l’Europa?
Ma il nodo centrale resta sempre quello: il doppio tunnel.
Per il governo svizzero, la costruzione di una seconda canna seguita dal risanamento della galleria esistente rappresenta «la soluzione più opportuna e duratura».
Nel 2014, anche il parlamento si è espresso in favore della revisione della Legge federale sul transito stradale nella regione alpina (LTS), che autorizza appunto la costruzione della seconda galleria. Dicono che così si eviterà la chiusura prolungata dell’asse stradale nord-sud, scongiurando così un isolamento del Ticino dal resto della Svizzera. Inoltre garantirà una maggiore sicurezza.
Vana l’opposizione di sinistra ed ecologisti, per i quali il secondo tunnel porterà inevitabilmente a un aumento della circolazione e quindi dell’inquinamento.
Ma non solo loro. Il fronte del no annovera anche l’associazione “No al raddoppio”, un raggruppamento di una cinquantina di organizzazioni tra cui l’Iniziativa delle Alpi, che ha lanciato con successo il referendum contro la modifica della LTS (raccogliendo 125’000 firme quando ne bastavano 50’000).
«Il raddoppio del Gottardo saboterebbe il trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia», afferma Pult, presidente dell’Iniziativa delle Alpi. Potenziare l’autostrada, sostiene, significa fare concorrenza alla nuova galleria ferroviaria di base del San Gottardo (progetto Alptransit) che verrà aperta nel giugno 2016.
Comunque il progetto è già bello e pronto. Verrebbe costruita a 70 metri dal tunnel esistente. Avrà la stessa lunghezza (16,9 km) e dovrebbe essere completata in sette anni. L’inaugurazione potrebbe avvenire attorno al 2027.I costi di realizzazione sono stimati a circa 2 miliardi di franchi, indica il governo. Considerando anche il risanamento della canna esistente, i costi complessivi della variante “raddoppio” ammontano a 2,9 miliardi di franchi.
Le rassicurazioni della ministra dei trasporti, secondo cui sarà operativa soltanto un’unica corsia per senso di marcia, non convincono gli oppositori. «Come reagirà il governo quando ai portali del San Gottardo si formeranno code chilometriche? Continuerà a fare circolare i veicoli su una sola corsia?», s’interroga Jon Pult.
Un altro comitato del fronte del no, il “Comitato borghese No al raddoppio del Gottardo”, afferma che i soldi previsti per il secondo tunnel (circa 2 miliardi di franchi) andrebbero investiti altrove, come nel miglioramento delle infrastrutture nelle zone congestionate della Svizzera, come nell’agglomerato di Zurigo o lungo il tratto autostradale tra Losanna e Ginevra.
Loro l’alternativa ce l’hanno. La cosiddetta “autostrada viaggiante” (RoLa) tramite il trasbordo dei veicoli su treni navetta. Concretamente, gli automezzi pesanti transiterebbero lungo la nuova galleria di Alptransit, mentre le automobili passerebbero dalla vecchia linea ferroviaria del San Gottardo.
«Oggi non si possono più costruire gallerie di 17 km con traffico bidirezionale. È contrario alle norme di sicurezza europee», fa notare Bernhard Salzmann, responsabile della comunicazione dell’Unione svizzera delle arti e mestieri, tra i sostenitori del raddoppio.
Comunque, la parola ora spetterà al popolo il prossimo 28 febbraio. Nelle due precedenti votazioni, nel 1994 e nel 2004, la maggioranza degli aventi diritto di voto si era espressa contro il raddoppio.
E poi c’è anche una terza via: costruire una nuova strada da Göschenen fino a 1650 metri di quota, scavare un tunnel di 6,7 chilometri e ristrutturare la strada sul versante sud del San Gottardo. L’alternativa è stata resa nota dal settimanale tedesco “Die Zeit”. L’ingegnere in questione è Christian Menn, esperto del settore. L’88enne svizzero ha infatti partecipato alla realizzazione della strada del San Bernardino ed altri strutture, tra le quali ponti. Secondo Menn il progetto costerebbe fra i 700 e gli 800 milioni di franchi in meno rispetto ad una seconda canna. La realizzazione sarebbe inoltre più semplice e il percorso in auto durerebbe solamente 17 minuti in più.
Non sarebbe comunque Menn stesso a realizzare l’idea, ma piuttosto il ticinese Mario Botta, a cui ha già mostrato il progetto e che, sempre secondo l’ingegnere, si è detto molto interessato.