Simone Moro precipita in crepaccio. È salvo. Spedizione chiusa
L'incidente è accaduto sul plateau sommitale del ghiacciaio dei Gasherbrum
Brutta avventura, tragedia sfiorata al Gasherbrum I. Spedizione chiusa, Simone Moro e Tamara Lunger tornano a casa. L’incidente sul plateau sommitale del ghiacciaio dei Gasherbrum. Ora i due alpinisti sono a Skardu.
Ecco cosa è successo.
Tutto è bene quel che finisce bene. Senza stare a girare troppo attorno al concetto, ieri siamo arrivati veramente a un soffio da un epilogo tragico e funesto sia per me che per Tamara. Eravamo intenzionati a passare due notti sulla montagna, raggiungere campo 1, dormire lì e il giorno dopo dirigerci verso campo 2. Eravamo finalmente fuori dalla cascata di ghiaccio, avevamo superato anche l’ultimo grosso crepaccio e procedevamo sul plateau sommitale. Sempre legati perché sapevamo che i crepacci erano sempre in agguato e antenne sempre dritte ma il morale alto e la soddisfazione di aver superato tutto il labirinto di ghiaccio grande. Ma la giornata non era finita e quello che ci aspettava terribile.
Approcciando un crepaccio mi sono messo come sempre in posizione per assicurare Tamara che per prima lo ha attraversato e si è poi portata in zona di sicurezza, 20 metri oltre il crepaccio.
Poi è venuto il mio turno e dopo una frazione di secondo, mi si è aperta una voragine sotto i piedi e sono precipitato. Tamara ha subìto uno strappo tanto violento che è letteralmente volata fino al bordo del crepaccio e io in caduta libera a testa in giù per 20 metri sbattendo schiena gambe e glutei sulle lame di ghiaccio sospese nel budello senza fine in cui continuavo a scendere. Largo non più di 50 cm, tutto buio.
Sopra Tamara aveva la corda avvolta intorno alla mano e gliela stringeva come una morsa e le provocava dolori lancinanti e insensibilità. Io ero al buio e lei lentamente scivolava sul ciglio del crepaccio.
Il tutto complicato dal fatto che lei aveva le racchette da neve ai piedi. Sono riuscito con una mano a mettere un primissimo precario ancoraggio e, pur sentendomi lentamente scendere verso l’abisso ho avuto la lucidità di prendere la vite da ghiaccio che avevo all’imbrago e fissarla nella parete liscia e dura del crepaccio. Quella vite ha fermato lo scivolamento mio e la probabile caduta nel crepaccio di Tamara.
Da lì, senza entrare nei dettagli, ci siamo inventati il modo di uscire. Quasi due ore dopo. Contorsionismi e mille sforzi mi hanno permesso al buio e schiacciato tra due pareti larghe 50 cm. e risalire in piolet traction tutto il crepaccio.
Tremolante e con mille contusioni ho abbracciato Tamara che piangeva anche dal dolore alla mano. Mentre salivo era riuscita ad organizzare una bella sosta di recupero e ad assicurarmi mentre scalavo i 20 interminabili metri di ghiaccio liscio. Siamo scesi al campo base che, già allertato e rassicurato via radio.
Oggi ho organizzato l’evacuazione di trasportata con richiesta di accertamenti medici per entrambi. Oggi i dolori sono più forti e la mano di Tamara parzialmente insensibile e non utilizzabile.
E questo è quanto dice Tamara Luner sulla brutta avventura:
Forse devo cambiare le mie mete? A volte magari si vuole troppo, ma ieri non era proprio cosi! Volevamo solamente andare su a dormire al nostro campo 1. Eravamo veloci e felici abbiamo traversato la scala e il meteo peggiorava, ma ormai mancava pochissimo al pianoro sicuro!
Trovare la via sembrava più facile di sempre e come sempre facevamo attenzione. Ma poi, dopo che ho attraversato il crepo e ho fatto quel pezzo ripido, mi sono fermata. Stavo per fare il mezzo barcaiolo per far venire Simone, lui ha fatto il suo primo passo e all’improvviso è sparito nel buco. La mano mi si è strozzata nella corda e sono volata fino a mezzo metro dal buco.
Ho fatto di tutto e di più, il tempo sembrava infinito e alla fine potevo scordarmi dei pensieri di morte, grazie a dio! Tutti e due abbiamo lavorato al meglio per far venire fuori Simone e i suoi 20 m. di volo!
Siamo salvi adesso! La mano ha pagato fortemente, siccome ho tenuto appesi al pollice, per almeno 2 min. 90 kg di Simone più lo zaino al mio pollice. Ho gridato come una persona che viene uccisa, e capivo cosa stava per accadere… Ho affrontato tutto il lavoro con una mano, tra fiducia e lacrime.
Di nuovo, siamo salvi! Simone ha organizzato l’evacuazione e e gli accertamenti medici. Vediamo!
Sono triste e riflessiva…
fonte/foto: facebook simone moro/tamara lunger