Sul Camicia tra camosci, una vipera e le belle stelle alpine

Riceviamo e Pubblichiamo:

monte camicia

Con due amici, Fausta della sezione CAI di Pescara e Sergio della sezione CAI di Lanciano CH, abbiamo scelto una escursione al Monte Camicia (2564 m), nel massiccio del Gran Sasso, partendo da Fonte Vetica (1632 m) e seguendo la segnaletica 8 ed 8A.Purtroppo la segnaletica è scarsa e scolorita.
Sono 950 metri di dislivello ripidi, sia se si sceglie il sentiero per la Sella di Fonte Fredda, il Tremoggia e la balconata, sia per il Vallone di Vradda. Il consiglio è fare un anello, in salita il Tremoggia ed in discesa il Vallone Vradda. Il sentiero 8 inizia dal rifugio di Fonte Vetica e dopo un breve tratto ombroso nella pineta, inizia a salire ripido. E’ molto faticoso! Oltrepassata una cabina dell’acquedotto, si gira a destra puntando la sella di Fonte Fredda, (1994 m). Bisogna fermarsi per un piccolo riposo e per godersi il panorama verso est, con il Monte Coppe (1987 m) e la Fonte Torricella. Monte Coppe è un monte importante perché nel 1996, 20 anni fa, furono liberati i primi camosci sul Gran Sasso, grazie al progetto Life finanziato dall’Unione Europea.

Inizia ora la ripida salita per arrivare all’anticima del Monte Tremoggia (2231 m). Adesso il sentiero è semplice e non si può non affacciarsi dalla balconata, ma con estrema prudenza, a pancia a terra, per vedere la parete nord del monte Camicia, che è una bastionata rocciosa alta più di 1200 m. Sulla strada Rigopiano PE – Castelli TE, (1200 m), inizia il sentiero per il Fondo della Salsa che porta all’attacco di questa parete dove, purtroppo, ci sono stati diversi infortuni. Una targa commemorativa sulla parete è intitolata a Piergiorgio De Paulis, morto all’età di venti anni, nel Natale del 1974 durante la salita invernale. C’è un’altra targa commemorativa che ricorda un’altra disgrazia, non alpinistica, di cui è stata vittima un tenente dell’aviazione (Marco Adinolfi) che nel 1994 si schiantò con il suo aereo AMX proprio al centro della parete. Pochi giorni fa, due alpinisti sono morti nel tracciare una nuova via. Importante ricordare il Gravone, una valle ripidissima, selvaggia, esposta a Nord, quindi la neve si trova sino ad estate inoltrata, che inizia dalla stessa strada. E’ il regno dei camosci e con un dislivello di circa 1000 metri arriva alla Forchetta di Penne (2245 m). Dalla forchetta si può raggiungere il Dente del Lupo, (2345 m), ma la roccia è di cattiva qualità per cui pochi alpinisti desiderano arrampicarsi.

camosci

Ritornando con la descrizione alla Balconata del Tramoggia, (2300 m), per arrivare al Monte Camicia ci sono altri 200 metri di dislivello. Un bellissimo incontro con un branco di un centinaio di camosci, che per niente spaventati, ci hanno accerchiati. Oltre ai camosci, un rapace non identificato per l’altezza, volteggiava senza mai battere le ali. Aveva due compagni, due corvi, che come Tabaqui, (lo sciacallo del Libro della Giungla di Rudyard Kipling, che mangiava gli avanzi degli altri animali), gli facevano compagnia nella speranza di mangiare qualche avanzo. L’incontro più emozionante, però, è stato con la vipera dell’Orsini (Vipera ursinii). Ero uscito dal sentiero per una “urgenza corporale”. Avevo iniziato la salita verso il Tremoggia e c’era l’erba alta. Vedo scivolare sul mio scarpone sinistro questa vipera, ho trattenuto il respiro, nessun movimento… sino a quando si è allontanata, per poi gridare… VIPERA! I due amici si sono avvicinati incuriositi e pronti a scattare qualche foto. Lei se ne era già andata! La vipera dell’Orsini abita esclusivamente le praterie di alta quota ed è considerata Vulnerabile, cioè a rischio di estinzione in natura. Sono quindi necessarie valide misure di salvaguardia. Questa vipera attacca solo se molestata o se non trova una via di fuga, è infatti molto agile e veloce nel rintanarsi al primo accenno di pericolo fra i ginepri, le rocce o tra l’erba del prato. La sua colorazione è grigio-crema, con un elegante striscia a zig-zag nera sul dorso. Un suo eventuale morso non comporta in genere danni vitali, ma vederla scivolare sul mio scarpone sinistro, non mi ha lasciato tranquillo.
Il ritorno per il vallone di Vradda, ripido ma breve. L’escursione è soddisfacente sul lato fisico, per il dislivello, per l’ambiente, il panorama, i fiori, dove risalta la stella alpina, (edelweiss), fiore superprotetto.

DIFFICOLTA’ E/EE
DISLIVELLO 950 M
TEMPO 6 ORE A/R SENZA SOSTE
DISTANZA 9 KM

>>> Le Avventure dei Lettori: Luciano Pellegrini

2 Commenti

  1. Il sentiero per Fonte Fredda ed il monte Tremoggia non è ripido ne faticoso ed anche in assenza di segni è intuitivo visto che la traccia in alcuni punti è costituita da una vera e propria trincea.
    L’estensore della relazione ha sbagliato itinerario salendo la traccia a servizio della cabina dell’acquedotto anziché quello segnato ed evidentissimo perchè molto frequentato, che passa più a destra e che guadagna la quota di Fonte Fredda con svariati tornanti.

  2. Ho scritto che è stata una scelta salire per la traccia di sentiero alla cabina dell’acquedotto. Questo per godere per un breve tempo dell’ombra della pineta.950 metri di dislivello, per te può essere insignificante, una passeggiata.I pochi chilometri sono giustificati dalla pendenza, insomma è ripido.La montagna, generalmente, si frequenta per fare le foto, godere del panorama, scoprire la flora e la fauna, vedi la vipera. La corsa, alla maggioranza degli escursionisti non interessa. Anche se il percorso è ben intuibile, ciò non toglie che è , direi obbligatorio, segnarlo.Chi deve farlo, è difficile dare la risposta. Pensa se scende la nebbia, la segnaletica ti aiuterebbe?

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