Sulla Via Nicolaiana, il viaggio di Nicola dal Tirreno all’Adriatico
In questa breve intervista conosceremo Nicola Inversi, protagonista di questa bella avventura coast to cost sulla Via Nicolaiana. Nicola è nato a Roma ma cresciuto e vissuto ad Ostia. Grazie a ciò è potuto stare ogni giorno a contatto con la natura (mare e pineta), sicuramente uno dei motivi che gli ha fatto nascere la forte passione per l’outdoor. Ha 42 anni e ormai da quasi due anni fa esclusivamente la Guida Ambientale Escursionistica. Per seguire la sua passione per la natura e le attività outdoor, ha lasciato un lavoro in aeroporto. Oltre ad accompagnare gruppi in escursioni giornalieri o trekking e cammini di più giorni, lavora anche con le scuole su progetti di Alternanza Scuola-Lavoro (con gli istituti secondari di secondo grado) e di Orienteering.
Sono uno di quelli che ha fatto una scelta di vita per seguire il proprio sogno.
Nicola come è nata l’idea del Cammino?
La mia famiglia ha origini pugliesi, più precisamente nell’altopiano delle Murge. Da piccolo durante i tanti viaggi guardavo tutte le vette che scorrevano lungo l’autostrada e sognavo di raggiungere il paese natale dei miei genitori a piedi. Mi chiedevo che nome avessero quelle montagne e se fosse stato possibile scalarle. Ero certo inoltre che un modo per attraversarle esistesse. Oggi posso dire che non solo ho scoperto di quali montagne si trattasse, ma le ho anche salite tutte.
Mi rimane da raggiungere Minervino Murge a piedi. E qui entra in gioco questo cammino.
Molto tempo fa mi sono domandato se esistesse già un cammino legato alla figura di San Nicola e così ho scoperto la Via Nicolaiana.
Ho cercato in tutti i modi di contattarli ed avere un incontro con loro. Cosa che ho ottenuto. Il loro itinerario partiva esattamente da Ostia, seguendo un sentiero sulle sponde del Tevere che io avevo già individuato per il mio cammino.
Il giorno dell’incontro con l’Associazione Nicolaiana Nikolaos Route mi sono presentato sostenendo con forza la seguente tesi: mi chiamo Nicola; sono una Guida Ambientale Escursionistica; abito praticamente sull’inizio del vostro itinerario e sogno da sempre di raggiungere Bari e il paese dei miei genitori a piedi.
E credo di averli convinti, perché sono successivamente entrato a far parte del Comitato Tecnico-Scientifico.
Un cammino di ricerca ed esistenziale più che sportivo…
Camminare è sicuramente un’esperienza esistenziale. Perché camminare ci riporta a ritmi e velocità “umani”, veri, reali. Nella vita quotidiana tutto è estremamente veloce e frenetico. Non abbiamo tempo per nulla. Correre è diventata una necessità inconsapevole.
In realtà le cose stanno diversamente. E camminare per me vuol dire anche rientrare in possesso della propria vita, riprenderne il controllo. Tornare ad apprezzare le cose semplici della vita e che ormai diamo per scontate, come il saluto delle persone che si incontrano, il contatto con la natura, un luogo caldo e accogliente dove giungere la sera, un pasto e una doccia calda.
Ma camminando ci si mette anche alla prova, superando gli imprevisti, gli ostacoli e i pericoli che inevitabilmente saltano fuori, soprattutto quando si cammina per diversi giorni di fila.
Ci dai un po’ di numeri del Cammino?
Circa 11000 metri di dislivello.
Tempo di percorrenza 18 giorni
Circa 60 borghi attraversati
11 aree protette
Quindi il percorso che hai scelto…
Sono andato alla ricerca ovviamente di tutti i borghi che avevano una chiesa o santuario legato a San Nicola e in Abruzzo ce ne sono tanti. La “direttrice” è comunque stata la Tiburtina Valeria che ho attraversato più volte.
Mi sembrava giusto toccare quanti più paesi più possibili (alla fine della traversata sono stati se non sbaglio più di 60) in quanto sono convinto che un cammino debba passare per questi luoghi per portare gente e contribuire all’economia locale.
Quindi ho inserito nell’itinerario tutti i punti di interesse come i “Borghi più belli d’Italia”, i “Borghi più autentici d’Italia”, siti di interesse storico e archeologico, aree protette, i tanti fiumi (che sono anch’essi legati alla simbologia di San Nicola).
Hai percorso antichi sentieri dimenticati?
Si. A parte qualche breve tratto all’interno delle aree protette, ho evitato quanto più possibile l’asfalto e sono andato alla ricerca di antiche mulattiere, vie di transumanza, strade poderali locali ecc quindi tutte vie non segnate e molte delle quali quasi dimenticate o poco frequentate.
Mi è capitato spesso di parlare con gli anziani dei paesi attraversati: sono ormai gli unici a custodire e conservare la conoscenza di questi territori. Una conoscenza che però stiamo perdendo.
Il percorso ha toccato qualche vetta?
Il momento più bello della traversata?
Difficile rispondere. Ogni giorno è stato un connubio di sorprese, imprevisti, problemi, pericoli, aneddoti, persone incontrate, animali allo stato brado, fauna selvatica, cani da guardiania e tanto altro.
Sicuramente l’arrivo è stato un momento particolare. Finire una traversata così lunga a casa propria, nel luogo in cui si è cresciuti, attraversare la pineta dove sono stato centinaia e centinaia di volte prima di arrivare, è stato un momento strano e unico allo stesso tempo.
Tantissime. La scelta di riscoprire sentieri andati perduti ha fatto si che ogni giorno fosse una vera e propria sfida da questo punto di vista. È capitato a volte di dover tornare indietro perché un sentiero individuato su carta poi nella realtà risultava scomparso, richiuso per via della vegetazione, bloccato da proprietà private spesso inventate o recinti in alcuni casi anche elettrificati.
Un’altra costante è stata la pioggia. Su 18 giorni di cammino ha piovuto quasi sempre. E per quanto abituato e attrezzato, alla lunga la pioggia “sfianca” tanto fisicamente quanto mentalmente.
Anche i cani sono stati un appuntamento fisso. Sia quelli che da guardia alle abitazioni (mi chiedo perché poi si lascia aperto il cancello di ingresso..) sia quelli a protezione delle greggi.
Ci sono poi state le scosse di terremoto che unite all’allerta meteo di quei giorni, mi hanno rallentato e poi costretto a fermarmi.
E infine l’uomo. Nella prima domenica di apertura della caccia mi sono ritrovato in una situazione potenzialmente molto pericolosa durante una battuta al cinghiale non segnalata a dovere.
Forse ancora presto per metabolizzare, ma a caldo cosa ti ha dato il cammino, cosa ti resta di questa avventura?
Un’infinità di immagini e ricordi che rimarranno indelebili. Tanti aneddoti da raccontare. Moltissime persone incontrate che mi hanno raccontato le loro storie di vita. Che mi hanno offerto aiuto, sostenuto, ma anche solo semplicemente salutato e sorriso. I tanti imprevisti, ostacoli, difficoltà e pericoli. Le rinunce perché ci sono anche quelle e la montagna insegna a rinunciare. Le sorprese come gli incontri con la fauna selvatica o i panorami nascosti dietro la curva di un sentiero. Una passeggiata di un’ora con Fabio, un pastore di Cerchio e le sue 600 pecore.
Hai altro in mente per il futuro?
Semplicemente continuare a camminare quanto più possibile. E sicuramente anche condividere le mie esperienze, la mia passione ed entusiasmo in particolare con i giovani per avvicinarli a questa attività e dare il mio modesto contributo alla valorizzazione del nostro territorio e anche alla sua conoscenza.
Ci dici qualcosa in più della Via Nicolaiana?
La Via Nicolaiana è un itinerario culturale europeo che ha l’intento di promuovere il patrimonio sia materiale (l’itinerario stesso e legato ai pellegrini che nel corso della storia lo hanno percorso, come il primo di questi: un monaco russo di nome Barlaam) che immateriale (ovvero il patrimonio storico, culturale ecc) di Nicola da Myra, più noto come San Nicola da Bari.
Ripercorrere l’itinerario legato a San Nicola, significa fare un viaggio da Oriente verso Occidente, attraverso le tradizioni e il folklore, fino alla leggenda contemporanea di Santa Claus. San Nicola infatti è uno dei santi più venerati al mondo ma soprattutto attuali per i significati a lui legati: è un santo che unisce mondi e culture lontani tra loro, in contrapposizione alla nostra epoca nella quale invece si tirano su muri e si cerca di dividere i popoli.
Ma San Nicola è ancora fortemente legato alla transumanza e il cuore dell’Abruzzo che io ho attraversato durante la mia traversata, è la meta da secoli di questa storica migrazione annuale.