Tamara Lunger tenterà l’invernale al K2?
L'italiana figura nel team internazionale di Seven Summit Treks
K2: c’è anche Tamara Lunger?
Tamara Lunger su Facebook
Sono ancora al buio e con impegno, fatica e dedizione sto costruendo il mio sogno. Stanno girando delle notizie su di me e sui miei progetti futuri e questo mi dispiace e rattrista. Ormai voi lo sapete, quando prendo una decisione, quando ne sono certa, e mi incammino per realizzare il mio nuovo sogno, voi siete i primi a saperlo perchè sono io a comunicarlo, e lo condivido prima di tutto con voi, in questo mio spazio. Vi prometto che anche questa volta sarà così.
Sinora sono 11 alpinisti e 15 sherpa. Non figura tra questi, come trapelato nelle settimane scorse, Ali Sapdara.
Gli alpinisti provengono da molti Paesi: Grecia, Spagna, Svizzera, Germania, Cile, Italia, Belgio, Inghilterra e Nepal.
Il Team
Sergi Mingote
Dopo l’annuncio fatto da Seven Summit Treks sulle loro reti, voglio informarvi che il prossimo inverno, salvo una causa importante dovuta alla situazione che stiamo vivendo a causa della pandemia globale, andrò sul K2 per provare a scalare questa montagna.
Come sapete, il 2020 è un anno molto difficile per tutti e quelli di noi che amano la montagna e sono il nostro modo di vivere non fanno eccezione.
In questo senso, mi ha fatto male dover interrompere il mio progetto 14×1000 in cui volevo scalare le 14 vette di oltre 8000m, senza ossigeno supplementare, in circa 1000 giorni.
Dopo una partenza fantastica che sono riuscito a salire 7 ottomila: Broad Peak, K2, Manaslu, Lhotse, Nanga Parbat, Gasherbrum II e Dhaulagiri, tra il 16 luglio 2018 e il 3 ottobre 2019, ho dovuto rimandare prima il mio sogno la chiusura delle frontiere a livello internazionale.
Quando le misure si sono allentate in Europa, quest’estate ho potuto realizzare un altro progetto molto interessante che mi ha riempito di soddisfazione, il Percorso Olimpico, in qualità di ambasciatore a sostegno del Progetto di candidatura olimpica, dei Pirenei e di Barcellona, per i Giochi Olimpici Invernali del 2030.
Al termine di questo progetto, la mia intenzione era di tornare per la stagione autunnale in Nepal e tentare di scalare due vette di 8000 m. Ma ancora una volta la situazione derivata dal COVID 19 mi ha impedito di realizzare i miei piani.
Il prolungarsi nel tempo di questa grave crisi sanitaria e la consapevolezza, attraverso i frequenti e affettuosi contatti che mantengo con i tanti amici che ho in Nepal e Pakistan dopo tanti anni, mi hanno reso consapevole della difficile situazione che stavano attraversando prima dell’arresto totale e assoluto del lavoro delle aziende dedite al turismo di montagna.
Questo mi ha portato a rilanciare un progetto di collaborazione, attraverso la Fondazione ONAT, per cercare di aiutare al meglio delle mie capacità, portando alcuni dei villaggi meno intraprendenti delle montagne del Pakistan con i beni di prima necessità a settembre indumenti e calzature caldi, soprattutto per i bambini, per aiutarli a trascorrere l’inverno in condizioni migliori. Siamo riusciti a raccogliere più di 250 kg, ma anche complicazioni burocratiche hanno vanificato questo tentativo.
Tuttavia, non è stato dimenticato. Insieme al mio compagno di spedizione e amico Carlos Garranzo, abbiamo continuato a lavorare per cercare di portare tutto questo materiale in Pakistan prima dell’inverno. Stavamo finalizzando le procedure e aggiustando le date, come effettuare la spedizione, come trasportarla alla sua destinazione finale … visto che tutte le spese sono da parte nostra, quando ho ricevuto l’invito da Dawa Sherpa a partecipare al suo progetto, co-guida della spedizione invernale in K2.
Non nascondo che ricevere la sua proposta è una grande tentazione per qualsiasi alpinista, qualcosa che sogni sempre. Essere in Karakorum in inverno e la possibilità di provare a fare quella che forse è l’ultima grande sfida invernale sugli Ottomila era qualcosa che non mi è uscito di testa.
Ma c’erano tanti fattori da tenere in considerazione: finanziario, familiare, solidale (non volevamo rinunciare al progetto di aiuti che avevamo in corso e abbinarlo al K2 è stato molto complicato).
Dopo aver valutato tutti questi fattori e aver potuto conoscere a fondo il progetto, ho preso una decisione. È un progetto molto serio e ben pianificato e, a meno che i confini internazionali non vengano nuovamente chiusi, il prossimo inverno andrò in Pakistan sia per realizzare il progetto di solidarietà sia per cercare di scalare il K2.
Come in precedenti occasioni, lo proverò il più “pulito” possibile e senza utilizzare ossigeno supplementare.