Tempesta Vaia, due anni dopo
Tante iniziative messe in campo. Anche la natura sta facendo il suo corso. Le condizioni delle foreste. I danni
Tempesta Vaia: due anni dopo. Due anni da quel fine ottobre 2018 che colpì l’area alpina del Nord Est d’Italia, distruggendo 42.500 ettari di foreste e abbattendo oltre nove milioni di metri cubi di legname.
Qual è la situazione a 2 anni da Vaia? Tante le iniziative messe in campo.
A Rovereto l’edificio in legno più alto d’Italia
A Rovereto (Trento) gli alberi schiantati stanno diventando l’edificio in legno più alto d’Italia. Oggi, infatti, nonostante il ritardo causato dal lockdown, quasi la metà di quel legname è stato esboscato: circa 60% è stato venduto e si stanno realizzando interventi, grazie a progetti virtuosi che puntano a sostenere le zone colpite e a recuperare il legname a terra.
Con i suoi 9 piani per 29 metri è destinato al social housing. Il progetto comprende anche un altro palazzo di 5 piani, sempre realizzato con il legname abbattuto.
Le due palazzine, che saranno inaugurate nei prossimi mesi, ospiteranno in 500 metri quadrati per piano 68 famiglie nell’ambito del progetto, che offrirà alloggi e servizi abitativi a prezzi contenuti a persone considerate più bisognose (anziani, disabili, migranti), ma anche a giovani, famiglie monoparentali, studenti, lavoratori precari.
I boschi di Pinè tornano a vivere
I boschi di Pinè, tra i più colpiti dal devastante evento meteorologico, tornano a vivere. Sono 726 le piccole piante di larice messe a dimora dai volontari domenica 25 ottobre. Tanti trentini, ma anche persone arrivate da Veneto e Friuli, si sono ritrovate alle pendici del Monte Calvo per piantare i giovani alberi.
L’iniziativa è stata resa possibile da una giovane startup trentina, che si chiama Vaia (come la tempesta) e che ha iniziato la commercializzazione di amplificatori naturali costruiti con il legname degli schianti.
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Si tratta di piccoli cubi di legno, che fungono da cassa di risonanza per i telefoni cellulari.
Altopiano di Asiago
Ricostruire l’Altopiano di Asiago dopo la tempesta Vaia. E’ quello che si ha intenzione di fare con il progetto ‘Oltre Vaia’. Si intende di ripristinare le aree devastate con la messa a dimora di specie forestali autoctone.
Il 29 ottobre 2018 vennero distrutti 2.300 ettari di bosco in tutto l’Altopiano e 400 nel territorio di Asiago con venti fino a 200 km/h.
Il sito interessato sarà il Monte Mosciagh, con un’area di 3 ettari che verrà in parte lasciata ad evoluzione naturale e in parte destinata alla messa a dimora di circa 6.000 piante tra cui abete bianco, betulla, faggio, larice, sorbo, acero e altre specie autoctone.
Le condizioni delle foreste
In che condizioni sono le foreste delle Alpi Orientali a 24 mesi da Vaia? Recuperate bella parte delle zone più accessibili, restano da ripulire le zone più impervie. La natura, poi, sta facendo il suo corso. Il bosco si espande spontaneamente di un metro quadrato al minuto.
Per il rimboschimento si punta molto sul larice, la specie che ha resistito di più ai venti di Vaia. Alle quote più alte il pino cembro.
La Tempesta Vaia
La tempesta Vaia è stato un evento meteorologico estremo che ha interessato il nord-est italiano (quasi essenzialmente l’area montana delle Dolomiti e delle Prealpi Venete) a seguito di una forte perturbazione di origine atlantica, che ha portato sulla regione, a partire dal 26 ottobre 2018 fino al 30 ottobre, nel quadro di una forte ondata di maltempo sull’Italia(interessando anche le vicine regioni di Svizzera, Austria e Slovenia), vento fortissimo e piogge persistenti.
Il fortissimo vento caldo di scirocco, soffiando tra i 100 e i 200 km/h per diverse ore, ha provocato lo schianto al suolo di milioni di alberi, con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di conifere, configurandosi dunque come un vero e proprio disastro naturale: l’Unità di crisi attivata dalla Regione del Veneto ha catalogato l’evento come peggiore rispetto all’alluvione di Venezia del 4 novembre 1966 (che comunque interessò tutta la Regione), all’alluvione del Veneto del 2010 e ad altri precedenti eventi meteorologici registrati sul territorio.
In Europa esiste la possibilità di pagare per dare il proprio nome a un evento meteorologico: l’Istituto di Meteorologia della Università libera di Berlino fin dagli anni ’50 del secolo scorso mette a disposizione un nome di donna in modo da assegnarlo in modo casuale a uno specifico evento (aree di alta o bassa pressione). L’evento del 26-30 ottobre 2018 ha casualmente preso il nome della signora Vaia Jakobs, manager di un grande gruppo multinazionale, grazie a un regalo originale del fratello.
Eventi
Alle ore 14 del 26 ottobre la protezione civile della Regione Veneto aveva deciso di emanare l’allerta rossa per parte della rete idrogeologica regionale. In particolare preoccupava la situazione nella zona di Taibon, dove un vasto incendio (il più importante registrato in Veneto negli ultimi decenni), scoppiato il 24 ottobre, aveva bruciato circa 650 ettari di foreste compromettendo la stabilità del terreno. Il 28 ottobre poi, a seguito degli aggiornamenti meteo, su quasi tutta la regione Veneto venne estesa l’allerta rossa di elevata criticità di rischio idraulico e idrogeologico.
Pioggia
Caddero al suolo in soli tre giorni (27, 28 e 29 ottobre) sulle aree montane del Veneto e del Trentino fino a 715,8 mm di pioggia registrati nella stazione di rilevamento sul Monte Grande (Longarone), superando i dati del 1966 e ben 870 mm a Forni di Sotto sulle Prealpi carniche in Friuli. Per diverse stazioni del bellunese, i quantitativi di pioggia caduti durante l’evento hanno costituito un record assoluto da quando l’Agenzia regionale per la protezione ambientale ha incominciato il monitoraggio pluviometrico sul territorio (ossia dal 1992).
L’alluvione ha coinvolto alcuni comuni veneti, trentini e friulani ma anche lombardi. Le zone più colpite sono state quelle dell’Agordino, del Cadore, del Feltrino, del Comelico, della Carnia, della Val di Fassa e Val di Fiemme. Le forti e abbondanti piogge hanno fatto straripare i fiumi Piave e Brenta mentre per evitare lo straripamento del fiume Adige è stata aperta la Galleria Adige-Garda. In ambiente montano sono esondati diversi torrenti e gli smottamenti sono stati numerosi. È tracimato anche il Lago di Alleghe.
Vento
In Trentino, sul Passo Rolle, il vento ha raggiunto i 217,3 km/h. Le fortissime raffiche hanno determinato la morte di numerosissimi alberi e in diversi casi l’abbattimento di intere foreste.
Le zone più colpite dal vento sono state l’Altopiano dei Sette Comuni (soprattutto la Val d’Assa e la Piana di Marcesina), la Val Visdende, l’Agordino (Alleghe, Canale d’Agordo con la Valle di Gares, Colle Santa Lucia, Falcade con la Valle del Biois, Rocca Pietore e l’intera Valle di San Lucano a Taibon Agordino), l’area circostante il Lago di Carezza, le Valli di Fassa e di Fiemme (in particolare Paneveggio) e l’Altopiano di Piné oltre che varie zone della catena del Lagorai. Anche parte della Regione Lombardia (soprattutto la Valcamonica) è stata interessata dagli eventi, le zone più colpite sono state il Passo Crocedomini nel comune di Bienno e i comuni di Paspardo e Cimbergo.
In particolare proprio a causa dell’eradicazione di numerosi alberi lungo le linee elettriche ma anche a seguito del crollo di piloni, si registrarono fortissimi disagi alla distribuzione di corrente elettrica su tutto il territorio montano del Triveneto, tanto che il 30 ottobre Terna ed Enel avevano con difficoltà rialimentato 200.000 utenze fra Veneto e Friuli, ma il 31 ottobre le utenze senza energia elettrica erano ancora 10.000 in Carnia, 3.000 nel Trentino orientale (Val di Fiemme e Val di Fassa) e 8.600 nel vicentino (in particolare sull’Altopiano dei Sette Comuni).
Maree eccezionali
Sempre nel contesto di questa tempesta, il 29 ottobre si sono verificati due eventi di alta marea eccezionale che hanno interessato il centro storico di Venezia: il primo ha raggiunto il picco di 156 cm alle ore 14.40 mentre il secondo, causato da un temporale accompagnato da forti venti, ha toccato il picco di 148 cm alle 20.25.
Danni
La stima definitiva dei danni in Friuli Venezia Giulia, secondo la protezione civile regionale, ammonta a 615 milioni di euro. In Veneto (la Regione più colpita) i danni sono stati valutati in 1 miliardo e 769 milioni di euro mentre le stime per il Trentino sono sui 250-300 milioni di euro e 85,4 milioni in Alto Adige. In Lombardia le stime sono sui 40 milioni di euro di danni.
Per quanto concerne le foreste, a causa del vento secondo le stime sono stati abbattuti 14 milioni di alberi (dato mai registrato in epoca recente in Italia) su una superficie di 41.000 ettari. In Lombardia, le superfici boscate danneggiate sono state individuate dalla Regione con fotointerpretazione delle immagini del satellite Sentinel dell’Unione europea e sono visualizzabili sul Geoportale della Lombardia.