Una scultura a Renato Casarotto nel trentennale della morte
Sarà inaugurata sabato nell’anfiteatro naturale di Valle dei Calvi. La scultura si compone di una spirale e di una barra inclinata a 60° che richiama idealmente la piramide naturale del K2 (la montagna tanto amata da Renato)
Sabato 16 luglio 2016 alle ore 20 all’anfiteatro naturale di Valle dei Calvi, comune di Arcugnano (VI), il locale Guppo Alpini “Renato Casarotto”, in collaborazione con l’Amministrazione comunale e la Pro Loco e con il patrocinio del CAI Vicenza, inaugurano una scultura dedicata al leggendario alpinista.
Di seguito la relazione tecnico-artistica dell’architetto Fabio Dalla Pozza, autore del progetto.
“Il desiderio di fare qualcosa in ricordo del grande scalatore nasce da Simone Grandi e Elisa Cocco (che vivono nel borgo in Valle dei Calvi dove è nato Renato). Poi coinvolgono l’architetto Fabio Dalla Pozza, da lì numerose riflessioni su cosa sarebbe stato meglio proporre.
Abbiamo cominciato a conoscere e approfondire la vita di Renato Casarotto e a immaginare la sua grande avventura nel mondo, fra le vette più alte, ne è scaturita un’idea: la realizzazione di una particolare spirale, che oltre al suo valore simbolico appare come un segno sospeso nell’aria. Quale cosa migliore per ricordare il Coraggio e l’Amore di un uomo semplice? Un Segno che sia un Sogno, quello custodito nel suo cuore (a noi sconosciuto ma che possiamo in qualche modo immaginare). La montagna, la fatica, l’essenzialità della vita era la sua filosofia, fatta di azioni, coraggio e grandi silenzi, quali luoghi migliori le vette delle montagne per esercitare il silenzio? Abbiamo voluto restituire quel silenzio così profondo, consegnarlo alla nuda roccia, quasi a lanciare l’ennesima sfida a superare il limite.
Sul nostro cammino abbiamo incontrato persone davvero speciali e straordinarie, che hanno condiviso da subito l’idea, innanzitutto Goretta Traverso (moglie di Renato) che ci ha sempre incoraggiato ad andare avanti, poi la Famiglia Rando nella persona dell’avv. Giambattista Rando che alla proposta del progetto ha dato in uso gratuito il terreno dove è stata collocata la scultura, l’ing. Nicola Amenduni che ci ha fatto dono delle lastre in acciaio inox usate per ritagliare il manufatto, il Gruppo Alpini “Renato Casarotto” di Arcugnano che si sono mobilitati subito e hanno lavorato tantissimo in tutti questi anni, il Comune di Arcugnano che ci ha supportato e sostenuto, e poi molti professionisti che gratuitamente hanno dato il loro contributo. Insomma da tre persone, siamo diventati tanti, e ci piace vedere questo percorso come l’azione di una grande opera corale.
La volontà di Goretta è che questo spazio possa diventare un’opera viva, infatti, si stanno studiando iniziative quali: mostre temporanee (altri progetti che sono già in fermento), ma la speranza è quella di poter attrezzare il percorso che sale sulla collina e gira attorno al sito di installazione, per poter ricavare dei punti dove poter traguardare le Piccole Dolomiti, e in quei luoghi prevedere delle iniziative che andranno pensate con cura. Questo per consentire nel tempo di poter utilizzare questo spazio per attività culturali di interesse pubblico.
La scultura si compone di una spirale e di una barra inclinata a 60° che richiama idealmente la piramide naturale del K2 (la montagna tanto amata da Renato). La struttura è stata progettata a partire una particolare tipologia: la Spirale aurea, che viene costruita a partire dal rapporto aureo, conosciuto e applicato da molti popoli antichi. Questa particolare spirale è stata riconosciuta nelle forme della natura tra le più varie: le conchiglie, il volo degli uccelli rapaci nell’atto della caccia, nei vortici dei tifoni ed uragani e anche nelle forme di alcune costellazioni come la Via Lattea. E’ stato utilizzato un linguaggio universale, una voce, un eco che lega alla vita in tutte sue manifestazioni.
Le spirali in realtà sono due, due lame parallele separate da un filo d’aria, ma unite saldamente l’una all’altra da una chiodatura che nel numero segue la sequenza armonica del Fibonacci. Due lame come due sono stati gli amori di Renato: la moglie Goretta e la montagna”.
Alle 21, nell’anfiteatro, andrà in scenza lo spettacolo teatrale “Due amori – Storia di Renato Casarotto”, prodotto dal Teatro Minimo di Bergamo.
Un uomo, una storia L’alpinista italiano inizia a praticare nel 1968 a vent’anni, durante il servizio militare prestato presso il battaglione degli esploratori alpini in Cadore. Prima di allora aveva compiuto solo qualche escursione in montagna, qualche via ferrata e delle arrampicate sui massi della Valle dei Calvi. Al servizio militare partecipa ai corsi di arrampicata su roccia e ghiaccio ed effettua una ventina di salite in cinque mesi.
Dopo il servizio militare ogni fine settimana si reca sulle Piccole Dolomiti per ripetere o aprire nuove vie. È interessato soprattutto ad arrampicare in libera piuttosto che salire in artificiale.
Nel 1971 decide di provare l’arrampicata solitaria, un modo per Casarotto di misurarsi da soli con la montagna e verificare i propri limiti. Il 4 luglio sale quindi in solitaria la via Carlesso al Soglio Rosso, nel gruppo del Pasubio, utilizzando una rudimentale tecnica di autoassicurazione. Un mese dopo sale anche la via Carlesso al Sengio della Sisilla, sempre in solitaria. Casarotto aveva sempre prediletto l’arrampicata da primo di cordata, anche quando in compagnia di alpinisti capaci, e a questo fatto imputava la sua facilità nell’affrontare le solitarie. Dal 1973 oltre alle solitarie incomincia a praticare le salite invernali.
Nel 1973 conosce Goretta Traverso, ragazza che non viene dal mondo di montagna ma che sarà importante in tutte le spedizioni successive, e due anni dopo si sposano. Nel 1974 sulla parete est dello Spiz di Lagunaz, nel gruppo delle Pale di San Lucano apre la via Casarotto-Radin insieme a Piero Radin. Nel 1975 sale sul Monte Civetta la via Andrich-Faè in prima solitaria invernale.
Nell’aprile del 1975 si reca per una settimana in Inghilterra insieme ad altri alpinisti del Club Alpino Italiano, per un incontro tra club alpini organizzato dal British Mountaineering Council. In questo viaggio ha occasione di sperimentare l’alto livello di arrampicata libera raggiunto in Inghilterra, dove si usavano già abitualmente le scarpette da arrampicata e i nut. Casarotto acquista il suo primo paio di EB, uno dei primi marchi produttori di scarpette.
Da qui inizia la sua attività extraeuropea. Nel 1977 apre in solitaria una via sulla parete nord dello Huascarán dopo 17 giorni di arrampicata, assistito soltanto dalla moglie Goretta Traverso (alpinista-scrittrice) al campo base.
Nel 1978 tenta e fallisce (al seguito della Spedizione Messner) la Magic Line (sperone sud-ovest) del K2 e il Makalu nella stagione invernale. Sempre nello stesso anno, in California, sale in solitaria la via di Yvon Chouinard sulla parete sud del monte Watkins.
Nel 1979 in Patagonia sale in solitaria il pilastro nord del Fitz Roy: una prua di granito alta 1500 m e dedica il pilastro a Goretta, che lo aspettava alla base come sempre.
Nel 1982 Casarotto compie un concatenamento, un trittico, a cui pensava già da diversi anni. Si trattava del concatenamento in solitaria invernale di tre vie impegnative nel bacino del Frêney, senza averle scalate in precedenza. Casarotto lo aveva tentato invano già nel 1980 iniziando dalla cresta sud dell’Aiguille Noire de Peuterey, ma si era dovuto fermare alla torre Welzenbach. Nel 1982 lo ritenta, questa volta per la parete ovest dell’Aiguille Noire. Il 1º febbraio 1982 inizia l’avvicinamento alla base della parete, con uno zaino da 40 kg, contenente una tendina di Gore-Tex e l’attrezzatura e i viveri per molti giorni di scalata. È senza radio e non ha predisposto depositi di rifornimenti. Il giorno successivo attacca la via Ratti-Vitali sulla parete ovest dell’Aiguille Noire de Peutèrey. La sera del 4 febbraio ne raggiunge la cima, dorme nella tendina e il giorno successivo inizia una difficile calata verso il ghiacciaio del Freney, per poi risalirlo, il giorno 6, fino all’attacco della via Gervasutti-Boccalatte al Picco Gugliermina.
Dal 7 al 9 febbraio sale la via Gervasutti-Boccalatte, in condizioni di forte innevamento, e l’ultimo giorno sotto una nevicata. Raggiunge quindi l’Aiguille Blanche de Peuterey e si cala al Col de Peuterey dove bivacca in una truna.
L’11 febbraio attacca la via Bonington al Pilone Centrale del Frêney. Dopo due giorni giunge alla base della Chandelle, il tratto più impegnativo della via. Supera questa parete in difficili condizioni meteorologiche e il 14 febbraio raggiunge la vetta del Monte Bianco, immersa nella nebbia. Il giorno successivo scende a Chamonix lungo il versante francese, che Casarotto non aveva mai percorso.
Tra il 30 dicembre 1982 e il 9 gennaio 1983 sale in solitaria la parete nord del Piccolo Mangart di Coritenza, nelle Alpi Giulie. Via già aperta dal triestino Cozzolino, considerato dallo stesso Messner, un precursore del settimo grado.
Nell’aprile 1984 scala il Monte McKinley per la cresta sud-est (soprannominata The ridge of no return), facendosi strada in un pericoloso labirinto di cornici pericolanti.
Nel 1985, in prima invernale solitaria, ripete la via Gervasutti sulla parete est delle Grandes Jorasses.
Sempre nel 1985 sale il Gasherbrum II insieme alla moglie Goretta Traverso, che diviene la prima donna italiana a raggiungere la vetta di un ottomila.
Salite (le più significative) sulle Alpi
Via Solleder – Sass Maor – dicembre 1972 – Salita invernale con Adriana Valdo, Renato Gobbato, Renzo Timellero, Paolo e Ludovico Cappellari.
Monte Civetta/Torre Trieste – 18-19 marzo 1973 – Salita invernale con Diego Campi, allora quindicenne.
Monte Civetta – agosto 1973 – Traversata integrale con Giacomo Albiero in cinque giorni e salendo 22 cime con 4.000 metri di dislivello.
Via Casarotto-Campi – Pasubio/Soglio Rosso – 1º maggio 1973 – Prima salita con Diego Campi, 270 m/VI+.
Spigolo Strobel – Rocchetta Alta di Bosconero – marzo 1974 – Prima invernale con Diego Campi e Piero Radin.
Via Simon-Rossi – Pelmo – 19-23 dicembre 1974 – Prima solitaria invernale.
Via Andrich-Faè – Monte Civetta – 22-27 febbraio 1975 – Prima solitaria invernale.
Via Casarotto-Radin – Pale di San Lucano/Spiz di Lagunaz – 8-11 giugno 1975 – Prima salita con Piero Radin.
Via Casarotto – Cima Busazza – 1976 – Prima salita con Giuseppe Cogato e Giacomo Albero, 1000 m/ED.
Via Casarotto-De Donà – Pale di San Lucano/Spiz di Lagunaz – 1977 – Prima salita con Bruno De Donà, Casarotto la valuta di VII grado.
Goulotte Comino-Grassi-Casarotto – Aiguille Verte – 18 luglio 1978 – Prima salita con Gianni Comino e Gian Carlo Grassi, parte nord, 1000 m IV/4+.[15]
Trilogia del Frêney: via Ratti-Vitali sull’Aiguille Noire de Peuterey, via Gervasutti-Boccalatte sul Picco Gugliermina e via classica al Pilone Centrale del Freney – 1-15 febbraio 1982 – Concatenamento in solitaria invernale e senza depositi di rifornimenti.
Diedro Cozzolino – Piccolo Mangart di Coritenza – dal 30 dicembre 1982 al 9 gennaio 1983 – Prima invernale e in solitaria.
Via Casarotto-Grassi – Pic Tyndall – 29 settembre 1983 – Prima salita con Gian Carlo Grassi, 1300 m/ED.[16]
Via Gervasutti – Grandes Jorasses – marzo 1985 – Prima solitaria invernale, 550 m/ED.
Salite extraeuropee
Huandoy Sud – 6 luglio 1975 – Nuova via sulla parete sud.
Huandoy Est – 6 agosto 1975 – Nuova via sulla cresta nord-est.
Huascarán – 5-21 giugno 1977 – Nuova via aperta in solitaria sull’inviolata parete nord della cima settentrionale.
Yosemite/Mount Watkins – 1978 – Prima solitaria della via di Yvon Chouinard sulla parete sud.
Fitz Roy – gennaio 1979 – Nuova via aperta in solitaria sull’inviolato pilastro nord-est.
Makalu – 1980 – Tentativo fallito di salita invernale.
Broad Peak Nord – 21-28 giugno 1983 – Prima salita della cima di 7.550 m facente parte del Broad Peak, lungo lo sperone nord.
Monte McKinley – aprile 1984 – Salita in solitaria della cresta sud-est in dodici giorni.
Gasherbrum II – luglio 1985 – Salita con la moglie Goretta Traverso che diviene la prima italiana su un ottomila.
K2 – giugno-luglio 1986 – Compie due tentativi sullo sperone sud-ovest, detto Magic line: il 23 giugno arriva a 8.000 m, il 7 luglio a 8.300 m. Perde la vita nel ritorno al campo base.
fonte: loscarpone.it; wikipedia