Il capolavoro di Walter Bonatti sul Cervino
Fu la prima invernale, in solitaria, sulla Nord, aprendo una nuova via: Bonatti scrisse una delle pagine più belle della storia dell’alpinismo
Walter Bonatti, tra il 18 e il 22 febbraio del 1965, scrisse una delle pagine più belle, incredibili, memorabili della storia dell’alpinismo. Bonatti arrivò in vetta al Cervino, sulla parete nord, in invernale e non in modo normale… ma alla sua maniera! Fu l’ultima sua scalata estrema, lo annunciò e così fu da allora. Fu la scalata dei record: prima invernale sulla Nord, prima volta per la direttissima, prima in solitaria.
Bonatti volle il Cervino a 100 anni di distanza dall’impresa di Edward Wymper che, insieme a sei compagni, nel mese di luglio, conquistò la cima.
Rifiutò ogni sorta di tecnologia moderna. Salì appiglio dopo appiglio, con attrezzatura rudimentale a volte costruita da egli stesso.
Salì per la nord, la parete nord dove non batte mai il sole; quattro giorni in parete col freddo, a parlare con l’orsacchiotto regalatogli da un bimbo di Zermatt. Giù, intanto, giornalisti, gente comune, binocoli e cannocchiali a cercare di intravedere un puntino su quella enorme parete… di sera la stessa gente tornava a casa e, al calore del camino, pensava a Bonatti all’addiaccio, pensava cosa spingesse quell’uomo a sopportare tutto ciò… e Bonatti lo ha detto più volte: “La montagna è un mezzo e non un fine; tramite la montagna conosco me stesso, cerco me stesso”.
L’indomani un elicottero si alza in volo ma di Bonatti nessuna traccia, l’Italia, il mondo, è in apprensione anche perché il Cervino è chiuso dal maltempo… alla fine eccolo, sulla croce, sulla vetta del Cervino (4.478 mt) c’è un ometto, un grande uomo, che è riuscito in un’impresa al limite dell’impossibile così come sono state tutte le scalate di Bonatti a partire dalla Est del Grand Capucin e sul Pilastro Bonatti del Dru sino alla vetta del Gasherbrum IV e al K2…
Il Direttore
Scusi, non dalla Grande Guerra, ma dalle ceneri della seconda e mostruosa guerra mondiale.
Appunto, siamo nel 1954….
Un grande uomo, un grande atleta che amava profondamente la montagna, ma intendeva vincerne i suoi elementi avversi, con forza, volontà, cimento ed esperienza.